12. The Plane and the Dog

Rupert Giles vide materializzarsi intorno a sé la cabina dell'aereo e tirò un sospiro di sollievo: aveva temuto di non riuscire a raggiungerlo.
Teneva ancora stretta Eudial e si affrettò a controllare che anche lei stesse bene, ma la ragazza si divincolò, lo spinse indietro e lo schiaffeggiò con forza.
- Ma sei impazzito?! - Gridò furente. - Come ti è saltato in mente di strapparmi il potere in quel modo?! Avresti potuto uccidermi! -
- Mi dispiace Eu, ma se non lo avessi fatto i Lug... -
- Non me ne frega niente dei Lug! Avresti solo dovuto chiedermelo invece di prenderlo con la forza!-
L'Osservatore la guardò, ammutolito da quella reazione violenta. Sapeva di averle fatto male e se ne dispiaceva, ma non c'era stato tempo per chiederle di dargli il potere. Già così era riuscito a raggiungere l'aereo a malapena, se avesse ritardato anche solo di qualche secondo, molto probabilmente non ce l'avrebbe fatta.
Eudial gli voltò le spalle e corse fra le braccia di Spike, scoppiando a piangere.
Giles la guardò per qualche secondo, poi si lasciò cadere stancamente sul sedile più vicino e chiuse gli occhi.
Usare il potere lo aveva sfinito e si sentiva in colpa per quello che era successo. Avrebbe davvero contato qualche attimo in più, cominciò a chiedersi, sarebbe riuscito a teletrasportarsi lo stesso anche senza fare male a Eudial?
Sentì un peso leggero salirgli sulle gambe e guardò Valerius che gli era saltato in grembo.
- Non avevi scelta, Rupert Giles. Ora è scossa e dolorante, ma lo capirà anche lei prima o poi, non ti preoccupare. -
- Non volevo ferirla. Non sopporto di farla soffrire... -
- Era necessario. - lo consolò il gatto e appoggiò le zampe al bordo del finestrino per guardare fuori con aria preoccupata. - Siamo molto in alto vero? E' già incredibile che siate riusciti a tornare qui tutti e due interi, non ce l'avresti mai fatta da solo. -
- Sei cambiato, Val. - Disse Giles con un leggero sorriso e il gatto lo guardò un po' stupito. - La prima volta che ti ho portato su un aereo abbiamo dovuto infilarti a forza nel trasportino, ora invece sei molto più tranquillo. -
- Non avrei mai immaginato di poter volare tanto in alto, un tempo. A dire il vero sono successe tante cose che non avrei potuto immaginare nemmeno nei miei sogni più arditi... Sono vivo... Sono un gatto... E tra poco sarò anche un padre... Tu lo sapevi, vero? -
- Si. -
- Perché non lo hai detto a Tera? -
- Sei tu che devi dirglielo. -
- Ma se non mi avessi trovato, se io fossi morto, le avresti lasciato credere di essere stata ingannata da Doyle? -
- No. Ma sapevo che ti avrei ritrovato oppure che avresti trovato il modo di contattarci. -
- Come potevi esserne tanto certo? -
Giles guardò Tera.
- Tu la ami. Prima o poi saresti tornato. -

Sofia sorrise leggermente nel vedere Tera che dormiva tranquilla abbracciando il cucciolo di drago: ammirava la forza di quella ragazza e sperava che potesse essere felice prima o poi. Herta e Lyra erano crollate entrambe su uno dei sedili, dopo aver passato parecchie ore a giocare insieme. Sembravano così innocenti, pensò Sofia, includendo in quel pensiero anche Seihoshi che dormiva rannicchiata su una fila di sedili con i riccioli rosso chiaro sparsi intorno al viso come una bambina stanca.
Sofia notò che anche tutti gli altri dormivano e sperò che almeno il pilota fosse sveglio. Appoggiò la testa al finestrino e guardò le nuvole che scorrevano intorno all'aereo, chiedendosi cosa sarebbe successo all'arrivo.
Rupert le aveva detto che avrebbero potuto scendere a uno scalo dell'aereo prima di arrivare in Giappone e che probabilmente sarebbe stato più sicuro per lei e per le bambine, ma Sofia aveva rifiutato. Già si sentiva abbastanza spaventata così, figuriamoci da sola in un paese sconosciuto sapendo che la persona che amava stava andando ad affrontare un pericolo enorme. Anche Donovan aveva rifiutato l'idea di Giles, probabilmente per puro spirito di contraddizione visto che fino a poco prima aveva continuato a lamentarsi di voler scendere dall'aereo.
Sofia si chiese se avessero preso la decisione giusta, ma ormai era troppo tardi per ripensarci.

Quando uno dei piloti venne a svegliarlo, Giles ebbe l'impressione di essersi addormentato solo da pochi minuti, ma un'occhiata all'orologio lo smentì: erano passate molte ore.
- Ci sono problemi? - Chiese sottovoce e l'uomo lo invitò a seguirlo con un gesto appena accennato.
- Forse. -
Giles lo raggiunse in cabina, preoccupato. Conosceva di vista i due piloti e sapeva che lavoravano per il Consiglio degli Osservatori da anni: se pensavano che ci potessero essere problemi, molto probabilmente avevano ragione.
- Cosa succede? -
- Non lo sappiamo esattamente, ma sembra che ci sia qualcosa di strano sulla città: come tentiamo di scendere di quota gli strumenti sembrano impazzire. Siamo risaliti in attesa di capirci qualcosa ma non abbiamo abbastanza carburante per permetterci di aspettare troppo a lungo. -
Giles annuì, aveva saputo già da prima della partenza che il Giappone era isolato da qualche giorno e si era aspettato qualcosa del genere. Molto probabilmente era colpa dell'essere malvagio che aveva affrontato prima di andare in Italia e il pensiero che fosse diventato tanto forte in così poco tempo lo faceva rabbrividire, ma non aveva tempo per preoccuparsi. In Italia non aveva trovato molto su quella creatura, l'unica cosa che aveva ottenuto da quel viaggio era stato il libro con gli incantesimi dei Lug e Giles sperò che potessero essergli utili in qualche modo. Forse sarebbe riuscito a liberare Xini e lei avrebbe potuto aiutarli, ma doveva riflettere bene sulle mosse da fare: non poteva rischiare di mettersi contro Allizom e Xoferif, non in quel momento.
Chiese al pilota di provare a scendere un po' e si concentrò per riuscire a percepire cosa fosse a disturbare gli strumenti dell'aereo.
Era potere malvagio allo stato puro, forte e impenetrabile per una persona normale. Giles si domandò se avrebbe dovuto chiamare Eudial per aiutarlo, ma il ricordo dello sguardo arrabbiato e ferito della ragazza lo frenò. Non poteva chiederle di nuovo di usare il suo potere, non senza aver prima tentato da solo. Decise di chiedere consiglio a Valerius e fece per andare a chiamarlo, ma abbassando lo sguardo si accorse che il gatto lo aveva raggiunto nella cabina di pilotaggio.
Giles chiuse la porta. Meglio non allarmare gli altri.
- Allora è da qui che si guida un aereo. - Commentò il gatto guardandosi intorno.
- Non c'è tempo per queste cose, Valerius. Senti anche tu la magia che avvolge la città? -
- Come si può non sentirla? E' agghiacciante. -
- Credi che si possa spezzare? -
- Impossibile. -
- Dobbiamo atterrare a tutti i costi, non abbiamo scelta! Deve esserci un modo per spezzarla! -
- Non si può annientare con la forza, nessuno di noi è abbastanza potente, nemmeno se la attaccassimo tutti insieme, ma forse possiamo atterrare lo stesso. -
- Come? -
- Se un grosso cane randagio attacca, un gatto non riuscirà mai a batterlo, può solo scappare, ma se il gatto è furbo e si nasconde, se fa in modo da non farsi notare, riuscirà a passare e a fregargli pure il cibo dalla ciotola. -
Giles si lasciò sfuggire un sorriso per quel paragone insolito.
- Esperienza personale? -
- Ovvio. Devi riuscire a nascondere l'aereo, Rupert, fingere che non ci sia e allora forse potremo passare. -
Giles annuì e chiuse gli occhi per concentrarsi, poi si rivolse ai piloti.
- Al mio segnale fate scendere l'aereo e atterrate il più in fretta possibile. Potete farlo anche senza comunicare con la torre di controllo? -
- Non credo che ci siano altri aerei in volo, potremo fare tranquillamente un atterraggio manuale. -
Se i due piloti erano rimasti perplessi nel vederlo parlare con un gatto non dissero nulla, probabilmente avevano già visto parecchie cose strane lavorando per il Consiglio.
Giles strinse in mano l'amuleto di pietra inciso da Valerius tanti secoli prima e lasciò che il potere avvolgesse completamente l'aereo, poi iniziò ad usarlo per modificare l'aspetto del velivolo in modo che il metallo sembrasse solo aria e nuvole mentre attraversavano la barriera. Era un bene che tutti fossero addormentati, così era più facile mascherare ogni forma di vita. Non era affatto facile usare il potere in modo che non potesse essere notato, ma alla fine Giles ebbe l'impressione di esserci riuscito. Rivolse un cenno ai piloti e l'aereo cominciò a scendere.
L'Osservatore trattenne il respiro mentre attraversavano la barriera, ma non successe nulla e gli strumenti continuarono a funzionare. Sperò che facessero in fretta, usare il potere in quel modo era molto impegnativo, nonostante l'amuleto di Valerius lo aiutasse un po' e lui non aveva ancora ripreso del tutto le forze dopo essersi teletrasportato sull'aereo. Sapeva che se avesse vacillato anche solo per un attimo, la creatura oscura avrebbe saputo della loro presenza e sarebbe stata la fine, ma la stanchezza iniziava a farsi sentire pesantemente, poi, proprio quando iniziava a pensare che non ce l'avrebbe fatta a resistere ancora, l'aereo toccò terra e i piloti si affrettarono a spegnere tutti gli strumenti che avrebbero potuto rivelare la loro presenza.
- C'è riuscito, signor Giles! - Esclamò un pilota in tono ammirato e l'Osservatore annuì mentre tornava dagli altri per controllare che fosse tutto a posto.

Valerius lasciò penzolare la coda giù dalla valigia sulla quale era seduto mentre guardava alcuni uomini che caricavano i bagagli su uno dei pulmini dell'aeroporto.
- Comoda questa storia del Consiglio degli Osservatori... - Commentò, voltandosi a guardare Tera.
- Cosa intendi? -
- Siete partiti dall'Italia praticamente senza bagagli, ma è bastato che Rupert si rivolgesse ai piloti e subito hanno fatto in modo di procurare il necessario per tutti, completamente a spese del Consiglio e ci mettono a disposizione anche un pulmino. -
- Non credere che lo facciano per bontà d'animo. Sono in debito e lo sanno benissimo. -
- Credi che ci entrerà tutta questa gente in casa, a proposito? -
- Ci sono tante stanze vuote, in qualche modo si arrangeranno. E se non gli va bene possono sempre cercarsi un albergo. -
La ragazza si alzò e prese la valigia, costringendo il gatto a saltare a terra.
- Non dovresti sollevare pesi nelle tue condizioni. - Disse Valerius in tono protettivo.
- Non dovrei nemmeno affrontare demoni e vampiri e fare viaggi intercontinentali per sfuggire a cultisti fanatici. - Rispose Tera, poi concesse un sorriso al gatto. - E' una valigia leggera e io sono sempre una Cacciatrice, stai tranquillo pulcioso. -
In quel momento Midnight afferrò con la bocca il manico della valigia e la tolse di mano a Tera, svolazzando pacificamente verso il pulmino.
- E hai anche un drago che ti aiuta.... - Disse Valerius, divertito. - Problema risolto, direi. -
- Sì... se non la mangia. -
La ragazza e il gatto raggiunsero gli altri sull'autobus e Tera andò a sedersi accanto a Giles, mentre Valerius aveva trovato posto su una spalla dell'Osservatore e Midnight occupava tutto il passaggio tra i sedili per riuscire ad appoggiare il muso sulle gambe della ragazza..
- Ti senti bene, fallito? Ho visto vampiri con un colorito più sano del tuo. -
- Risparmia i paletti, Cacciatrice, sono solo stanco. - Giles le sorrise. - Credo di avere usato troppo potere, ho solo bisogno di riposare. -
- Tra poco saremo a casa. -
- C'è ancora molto da fare... -
- Qualunque cosa sia può aspettare. Tokyo non verrà distrutta solo perché ti fai un sonnellino e i nostri "ospiti" possono arrangiarsi anche da soli. -
L'Osservatore non ne era molto convinto ed era preoccupato per Eudial che non gli aveva rivolto la parola per tutto il viaggio, ma su una cosa Tera aveva ragione: avrebbero dovuto aspettare. Non poteva permettersi di crollare prima ancora di affrontare il nemico, perciò doveva riposare e riprendere le forze.