3. Admina

Eudial fissò prima il cellulare, poi Tera.
- Riproviamo? -
La ragazza sembrò dubbiosa per un attimo, poi scosse la testa.
- Ieri non ha risposto e ormai avrà visto che c'era una chiamata. Se non si è fatto vivo finora vuol dire che non vuole parlare. -
- Oppure in pericolo o ferito, se non peggio... -
- Eu, - disse Spike interrompendosi un attimo per baciarla sul collo - non credo che Rupert abbia fatto niente di avventato. -
- Ma era così sconvolto! -
- Credimi, Eu, l'ho visto in condizioni peggiori quando... - Il vampiro smise di parlare e le due ragazze lo guardarono in modo interrogativo.
- Quando? - Chiese Eudial.
Spike la fissò negli occhi.
- Quando sei morta. Eppure è sopravvissuto anche a quello. -
Rimasero tutti e tre in silenzio, a disagio, e in quel momento il cellulare di Eudial iniziò a suonare.
Le due ragazze si precipitarono a rispondere, ma Midnight fu più svelto di loro, addentando il cellulare e fuggendo via.
Tera lo rincorse e lo afferrò per la coda, lottò per qualche secondo per strappargli il cellulare e finalmente riuscì a rispondere, anche se il piccolo drago, irritato le addentò una mano.
- Fallito, sei tu?! Stai bene? - Chiese ansiosamente, poi si rilassò visibilmente nel sentire la risposta di Giles e riprese a parlare con un tono più duro. - Ok, allora visto che dici di essere tornato in possesso delle tue poche facoltà mentali, ti degni di dirci dove diavolo sei e cosa hai intenzione di fare? Noi abbiamo trovato un documento che potrebbe essere importante, ma non capiamo in che lingua sia scritto. -
Tera ascoltò la risposta di Giles, poi guardò il libro che avevano trovato e tentò di descrivergli meglio che poteva i simboli vergati sull'antica pergamena.
- Ok fallito, allora ci troviamo lì. - Disse Tera dopo un po' e riattaccò il telefono, lo lanciò a Eudial e finalmente riuscì a staccarsi Midnight dalla mano che il piccolo drago stringeva ancora tra i denti.
- Che ti prende?! Sei ancora offeso perchè prima ti ho chiamato lucertolone? In questo assomigli a Seraphina... -
- Cosa ha detto Giles? - Chiese Eudial preoccupata.
- Dice di stare bene e in effetti mi sembrava abbastanza tranquillo. E' a casa di quella donna che lo aveva aiutato quando aveva perso la memoria. -
- Chi? Sofia?! -
- Si, mi pare che si chiamasse così... -
- Strano che sia andato a cercare proprio lei. -
- Che c'è di strano? -
- Quella donna non è una Cacciatrice, non sa nulla di quello che sta accadendo, come può capire quello che prova meglio di noi? -
Tera la guardò per un attimo, leggermente stupita dal tono freddo usato da Eudial. Che fosse gelosa?
- Forse è per questo che il fallito è andato da lei, avrà sentito il bisogno di parlare con una persona normale. -
- Cosa ha detto del libro che abbiamo trovato? - Chiese Eudial, cambiando completamente discorso, come se non avesse nemmeno sentito le parole di Tera. - Può tradurlo? -
- Ha detto di no, ma crede di conoscere un archeologo che può farlo per noi. Pare che viva in un paese non troppo lontano da dove si trova il fallito, ha detto di incontrarci lì. -
- Partiamo subito, allora! -

Valerius agitò la coda e si appiattì nell'erba, poi scattò nel tentativo di catturare il passerotto che si era posato sul prato, ma mancò il bersaglio di pochi centimetri e rimase a guardare per qualche secondo l'uccellino che volava via, poi, con studiata indifferenza, gli voltò le spalle e andò a stendersi al sole, come se fin dall'inizio fosse stato quello il suo obbiettivo.
Socchiuse gli occhi, cercando di godersi quel tepore come avrebbe fatto un qualunque gatto, ma continuava a provare quell'inquietudine sottile che gli ricordava che in fondo lui non era davvero un gatto, anche se era condannato a esserlo fino alla fine dei suoi giorni.
Chissà cosa stava facendo Tera in quel momento, pensò senza volerlo e subito si diede dello stupido. Non doveva pensare a lei! Doveva allontanarla dalla sua mente a tutti i costi, se proprio non riusciva a toglierla dal suo cuore.
Accolse con gratitudine la carezza del guardiano notturno del museo che era appena sceso dalla bicicletta e si era fermato a salutarlo.
- Ciao micetto, sorpreso di vedermi a quest'ora vero? -
Valerius lo guardò un po' perplesso. In effetti era ancora primo pomeriggio e l'uomo avrebbe dovuto iniziare il turno solo parecchie ore dopo.
- Il mio collega che lavora durante il giorno aveva un impegno. - Spiegò l'uomo, anche se si sentiva un po' sciocco a parlare con un gatto. - Così mi ha chiesto di sostituirlo e lui mi ricambierà il favore stanotte. Ora vieni, micio, ti ho portato una scatoletta extra. -
Valerius miagolò e seguì il custode all'interno del museo. L'uomo gli versò il cibo in una ciotola, poi sedette su una sedia della portineria e iniziò a sfogliare una rivista lasciata lì da un suo collega. Arrivò a una pagina con un annuncio e soffocò un'esclamazione nel notare che il gatto smarrito della foto assomigliava moltissimo a quello a cui aveva appena dato da mangiare. Studiò bene la foto, poi guardò Valerius e si convinse che doveva essere lo stesso gatto, o perlomeno un gatto identico a quello smarrito.
Si chiese cosa avrebbe dovuto fare, gli sarebbe dispiaciuto doversi separare dal gatto che gli faceva compagnia tutte le notti, ma si rendeva conto che, se il padrone aveva speso tanto per pubblicare un annuncio per ritrovare il suo gatto, doveva tenere molto a lui e non gli sembrava giusto fare finta di niente.
Con un sospiro si alzò, usci dalla portineria e chiuse la porta per impedire a Valerius di uscire, poi si diresse al telefono pubblico e compose il numero indicato nell'annuncio.

Giles parcheggiò l'auto e spense il motore. Sofia era seduta sul sedile del passeggero, ma non disse nulla. Sbirciò nello specchietto retrovisore la figura imbronciata della figlia e sospirò.
- Lyra non puoi provarci almeno? -
La ragazzina le rivolse uno sguardo di sfida e girò ostentatamente la testa per guardare fuori dal finestrino e non rivolgere nemmeno un'occhiata a Giles.
- Lyra, sto parlando con te! -
- Non importa, Sofia... - Iniziò a dire Giles, ma la donna lo gelò con un'occhiataccia e tornò a sgridare la figlia.
- Non capisco perchè devi essere così maleducata! -
- E io non capisco perchè mi hai dovuta trascinare qui! Posso stare a casa da sola, non ho tre anni! - Gridò la ragazzina aprendo la bocca per la prima volta da ore.
- Hai tredici anni e io sono tua madre! Non ti ho mai insegnato ad essere tanto villana quindi piantala subito! -
Lyra non rispose, ma continuò a guardare fuori dal finestrino e Giles approfittò di quel momento di tregua per rivolgersi a Sofia.
- Credo che il professor Donovan ci stia già aspettando in biblioteca, vado a vedere se è arrivato. -
L'Osservatore uscì in fretta dall'auto e si allontanò con un sospiro di sollievo. L'aperta ostilità di Lyra lo metteva a disagio e Giles si sentiva in colpa per essere la causa del litigio tra lei e Sofia.
Prima o poi avrebbe dovuto cercare di parlare con la ragazzina, ma aveva la sensazione che sarebbe stato meglio farlo quando Sofia non era presente.
Giles entrò nell'edificio, chiese alla bibliotecaria se il professor Donovan fosse già arrivato e la donna lo condusse in una saletta privata dove un uomo vestito di grigio era chino su alcuni libri sparsi su un tavolo davanti a lui. Giles valutò che doveva avere più o meno la sua età e si sorprese: aveva letto spesso il nome di Donovan su saggi e articoli di archeologia e aveva pensato che un archeologo tanto esperto dovesse essere più vecchio.
L'uomo alzò la testa sentendolo entrare e lo fissò con occhi azzurri incredibilmente penetranti.
- Rupert Giles, suppongo. -
Giles annuì.
- E' un piacere incontrarla, professore. -
- Allora, cosa vuole? - Chiese sgarbatamente l'altro e Giles iniziò a chiedersi se fosse davvero un piacere conoscerlo.
- Vorrei che traducesse un documento per me. -
- Allora me lo faccia vedere, cosa aspetta? -
- Mia figlia lo porterà qui a momenti. -
- Allora perchè mi sta facendo perdere tempo, non vede che sono impegnato? -
Giles fu tentato di mandare al diavolo quell'uomo scortese, ma si trattenne perchè sapeva che il professor Donovan era uno dei pochi in grado di tradurre il testo che Eudial e Tera avevano trovato.
- Professore? - La bibliotecaria si affacciò alla porta e Donovan la fulminò con lo sguardo.
- Non le ho detto di bussare? Cosa vuole? -
- Si tratta di Herta. Si è arrampicata su uno degli alberi del giardino ed è caduta. -
Il professore guardò la donna.
- Si è rotta qualcosa? -
- No, si è solo sbucciata un ginocchio, ma si è spaventata parecchio. Forse dovrebbe venire. -
- Herta sa benissimo che non deve arrampicarsi sugli alberi, se è caduta è solo colpa sua. Le metta un cerotto e non mi venga più a disturbare per simili idiozie. Ah, già che c'è faccia visitare la biblioteca al signor Giles, non lo voglio fra i piedi finchè non avrà il testo che deve mostrarmi. Ora sparite, ho da fare. -
Giles non lo degnò di una risposta e seguì la bibliotecaria fuori dalla sala.
- Insopportabile pallone gonfiato! - Sbottò la donna non appena ebbe richiuso la porta. - Crede di potersi permettere qualunque cosa solo perchè è tanto famoso. Ora cosa dirò a Herta? -
- Chi è Herta? -
- La figlia del professor Donovan. Povera bambina... -
La bibliotecaria raggiunse la sua collega che stava consolando una bambina bionda in lacrime.
- Papà non verrà vero? -
La bibliotecaria si agitò, a disagio.
- Il professor Donovan è molto impegnato, proprio non può ora. Mi dispiace Herta. -
La bambina guardò il pavimento.
- Avrei dovuto ammazzarmi cadendo da quell'albero. Forse allora papà si sarebbe accorto di me. -
Le due bibliotecarie protestarono, preoccupate da quelle parole amare, poi una riuscì a convincere la bambina a lasciarsi medicare da lei il ginocchio sbucciato, mentre l'altra tornò da Giles.
- Mi dispiace di averla fatta aspettare, signor Giles, venga, le mostro la biblioteca. -
L'Osservatore seguì la ragazza lungo un corridoio pieno di scaffali chiedendosi se lui in fondo fosse davvero un padre migliore di Donovan. In fondo non aveva lasciato Hope da sola con Anya a Tokyo per venire in Italia? Donovan però non era impegnato a salvare il mondo, si disse, ma decise che una volta tornato a Tokyo avrebbe dovuto passare più tempo con Hope.
La bibliotecaria sospirò e si scusò con Giles.
- Pensa ancora a Herta? -
La ragazza annuì.
- Quella bambina mi fa pena. Due anni fa madre aveva deciso di lasciare il marito, nemmeno lei sopportava più quel carattere gelido, e avrebbe dovuto partire con Herta per tornare in Inghilterra, ma il taxi che le portava all'aeroporto ebbe un incidente e la signora morì sul colpo. Herta aveva solo sette anni all'epoca e rimase a vivere col padre anche se sembra che al professore non importi nulla di lei. -

Tera piazzò Midnight fra le braccia di Spike e il vampiro la fissò.
- E questo che significa?! -
- Fuori c'è il sole, non puoi andartene a spasso, quindi resta sul furgone e tieni a bada Midnight. -
- Cosa ti fa pensare che io abbia voglia di fare da baby sitter a un drago? -
- Però Tera non ha tutti i torti, non possiamo portarlo in biblioteca. - Intervenne Eudial. - E tu sei abbastanza forte per tenerlo fermo se tentasse di fuggire. -
Spike guardò male il piccolo drago, ma dovette cedere davanti alla richiesta di Eudial.
- Se rompe le scatole lo mordo, sia chiaro. -
Le due ragazze presero il libro e raggiunsero Sofia e Lyra che stavano ancora discutendo in auto. La donna le salutò e poi disse loro che Giles era entrato in biblioteca.
Eudial e Tera entrarono, seguite da Sofia e da una riluttante Lyra.
Eudial chiese informazioni a una bibliotecaria e la ragazza le disse che sarebbe andata a chiamare Giles.
- Herta, resta qui con le signorine per favore. Io torno subito. - Disse prima di andarsene, rivolta a una bambina bionda sui nove anni.
- Voi chi siete? - Chiese Herta non appena la bibliotecaria si fu allontanata. - Dovete vedere mio padre? -
- Se tuo padre è l'archeologo che ci tradurrà questo libro, sì. -
- Non sapete nemmeno come si chiama la persona che dovete vedere? -
- Il fallito non mi ha detto il nome. -
- Che cretine. - Commentò Herta.
- Cosa?! - Gridò Tera.
- Cretine. Sei pure sorda per caso? -
- Brutta mocciosa! Ma come ti permetti? -
Tera afferrò la bambina per un polso ed Eudial fece per fermarla, temendo che Tera potesse farle male, ma Herta le allungò un calcio alla caviglia con tutte le forze, si liberò e corse via.
- Ma io la faccio a pezzetti! - Gridò Tera, poi si voltò verso Eudial, furiosa. - E tu che diavolo hai da ridere?! -
- Ti sei fatta battere da una ragazzina, che razza di Cacciatrice sei? -
- Tu spera per lei che non mi ricapiti fra le mani. -
Eudial scoppiò di nuovo a ridere.
- Un po' ti somigliava però. -
- Vuoi un calcio anche tu? -
Eudial non rispose, ma sorrise nel vedere Giles e gli corse incontro per abbracciarlo.
Tera si avvicinò anche lei all'Osservatore e gli sorrise leggermente.
- Ciao fallito, vedo che stai bene. -
- Ciao Tera. -
- Ho visto che avete conosciuto Herta. - Disse la bibliotecaria trattenendo un sorriso. - Sarà meglio che vada a cercarla. -
- Vada pure, noi andremo a mostrare questo testo al professore intanto. Non si preoccupi, ricordo la strada. - Disse Giles e si diresse verso la saletta privata seguito da Eudial e Tera.
Entrò senza bussare e sbattè il libro sul tavolo.
- Questo è il testo. - Disse Giles senza la minima cortesia, al punto che Eudial e Tera si scambiarono uno sguardo perplesso.
Donovan alzò la testa dai libri e Giles si preparò ad affrontare altre risposte scortesi, ma lo sguardo del professore sembrò ignorarlo come se non esistesse e si fissò su un punto alle sue spalle.
L'uomo si alzò in piedi, sbiancando in volto come se avesse visto un fantasma.
- N-non è possibile... Admina! -