4. Once I Was Happy. A Long Time Ago

Rupert Giles guardò perplesso l'uomo che si trovava davanti, chiedendosi quale fosse il motivo di quella reazione. Di sicuro non il libro perché non l'aveva ancora degnato di uno sguardo.
- Donovan, si sente bene? - Chiese, poi si voltò sentendo un rumore di vetri infranti, appena in tempo per vedere che Tera aveva fracassato con un pugno il vetro di protezione e aveva afferrato l'ascia antincendio che era sistemata in una teca sul muro.
- Tera? -
- Fallito, hai detto Donovan? Earh Donovan? -
- S-si... ma... Tera, sei ferita! La tua mano! -
La ragazza non degnò di uno sguardo i tagli che si era procurata rompendo il vetro e balzò sulla scrivania, affondando l'ascia nel punto in cui fino a pochi secondi prima si era trovata la testa di Donovan.
Eudial e Giles la guardarono allibiti, poi entrambi scattarono per fermarla prima che potesse affondare un secondo colpo, ma la ragazza respinse Eudial con un calcio e Giles si fermò nel vedere che Tera si era voltata verso di lui, pronta a colpirlo se si fosse avvicinato.
Donovan era saltato indietro per evitare l'ascia, ma continuava a fissare Tera come ipnotizzato.
- Tera! - Gridò Giles. - Che diavolo stai facendo?! Sei impazzita?! -
- Chiedilo a lui! - Ripose la ragazza, con la voce che le tremava per la collera. - Chiedilo a quel verme! -
Giles fissò Donovan, senza riuscire a capire cosa avesse a che fare quell'uomo con Tera e cosa le avesse fatto per farla infuriare in quel modo. Di rado l'aveva vista tanto sconvolta e guardandola negli occhi ebbe il timore che avrebbe potuto davvero arrivare ad uccidere il professore.
Era questo quello che intendevano gli altri Osservatori quando dicevano che Tera era una Cacciatrice fuori controllo? No, non era possibile, decise. Tera aveva dimostrato più volte di essere affidabile e Giles sapeva che non era pazza.
Si avvicinò a lei con calma e la guardò negli occhi.
- Dammi quell'ascia, Tera. -
- Non ti avvicinare, fallito! - Gridò Tera, ma non si mosse quando Giles le tolse l'arma di mano e la gettò a terra.
Nel frattempo Donovan si era rialzato e continuava a fissarla, attonito.
- Thera... Sei davvero tu... la mia piccola Thera... - Sussurrò, allungando una mano come per sfiorarla, ma la ragazza saltò indietro, scendendo dalla scrivania e avvicinandosi a Giles.
- Non osare toccarmi! Tu non sei niente per me. Niente! -
- Tera, chi è Donovan? Cosa ti ha fatto? - L'Osservatore le prese delicatamente la mano ferita e la fasciò con un fazzoletto, costringendosi a ignorare il tremito che la scuoteva.
Vedere Tera tanto sconvolta gli faceva solo venire voglia di prendere a pugni Donovan , ma Giles si rendeva conto che era importante che lui mantenesse la calma per tranquillizzare la ragazza. In seguito avrebbe potuto dargli quello che si meritava, se davvero le aveva fatto del male, ma non davanti a Tera e a Eudial.
- Lui non è nessuno. -
Donovan sbatté un pugno sulla scrivania, improvvisamente arrabbiato.
- Non è vero e lo sai benissimo! Io sono tuo padre, accidenti! -
Eudial e Giles lo fissarono allibiti, ma Tera gli tirò contro un libro.
- Hai smesso di esserlo più di quindici anni fa! Non hai il minimo diritto di chiamarti padre! Sei solo uno schifoso verme! -
- Ma non è vero! Ti ho sempre voluto bene, Thera. E amavo tua madre. -
- Sei scappato quando è scoppiata la guerra, è così che ci amavi?! Dove diavolo eri quando avevamo bisogno di te?! Eri lì quando cadevano le bombe? Eri lì quando sparavano? Eri lì quando mamma è morta?! Lei continuava a ripetermi che saresti tornato, ci credeva! Ed è morta! Morta davanti ai miei occhi e tu ancora non c'eri! Tu non sei mio padre! Lo è stato di più Giles che mi conosce solo da poco tempo che non te! Tu non sei nulla! -
Tera si liberò dalla mano di Giles e corse via.
L'Osservatore la guardò uscire dalla porta e fece per correrle dietro, ma si fermò vedendo che Eudial lo aveva preceduto. Giles sapeva che non sarebbe riuscito a raggiungere facilmente le due cacciatrici.
Invece si voltò verso Donovan, lo afferrò per il bavero della giacca e lo spinse a sedere sulla sedia.
- Ora lei mi racconta tutto. - Il professore lo guardò con un'espressione preoccupata, ma Giles non si scompose. Rimase a fissarlo freddamente con uno sguardo che Donovan interpretò con un brivido come minaccioso. - Tutto, professore. E che sia la verità. -
- E' una storia molto vecchia... -
- A quanto pare non è conclusa. -
- Ero impegnato nei miei scavi archeologici quando conobbi Admina. Era la mia assistente, la mia interprete, la mia guida e me ne innamorai perdutamente. A ripensarci ora, credo che Admina sia stata l'unica donna che abbia mai amato sul serio. -
Giles lo guardò e scorse sul viso del professore un'espressione quasi malinconica. Forse era sincero, dopotutto, si disse.
- Diventammo amanti e poco dopo nacque Thera. Forse quello fu il periodo più felice della mia vita: ero innamorato e avevo una figlia stupenda. La mia piccola Thera... Non riesco quasi a credere che sia cresciuta così tanto, era solo una bambina l'ultima volta che l'ho vista... Assomiglia molto ad Admina adesso... Quando l'ho vista poco fa, per un attimo ho pensato che fosse lei. Sì, ero davvero felice a quell'epoca. -
- E poi scoppiò la guerra... -
- Esattamente. Tornai in Inghilterra per portare al sicuro i risultati dei miei scavi, ma quando volli tornare a prendere Admina e Thera, scoprii che la situazione era peggiorata rapidamente e che non potevo più tornare indietro. Cercai di ritrovarle, ma Admina non era mia moglie e le ambasciate non potevano fare nulla per aiutarmi. Poi mi dissero che la casa dove vivevamo era stata distrutta e che erano morte entrambe sotto le macerie. Ora so che non era vero, che doveva esserci stato un errore, ma allora ci credetti e mi crollò il mondo addosso. -
Donovan si coprì il viso con una mano, in preda all'emozione e Giles si trovò a provare pietà per lui.
- Thera deve aver creduto per tutto questo tempo che io le avessi abbandonate... E ora mi odia. La prego, mi aiuti. Thera ha fiducia in lei, la convinca ad ascoltarmi. -
- Non posso prometterle nulla. Non voglio che Tera soffra e se non vorrà parlarle io non la costringerò. -
-Almeno le riferisca le mie parole, le faccia capire che lei è la mia bambina adorata, la persona che amo di più al mondo! -
Un singhiozzo soffocato proveniente dall'esterno fece trasalire entrambi e i due uomini si affacciarono alla finestra appena in tempo per vedere la bambina che correva via.
- Herta! - Gridò Donovan, poi arretrò dalla finestra e si lasciò cadere sulla sedia. - Ha sentito tutto... -

Eudial saltò indietro, ma non riuscì a evitare che il calcio di Tera la colpisse in faccia, mandandola a sbattere contro un albero. Si rialzò in fretta, ma l'altra ragazza era già corsa via ed era sparita dietro l'angolo della strada.
Eudial fece per seguirla, ma si fermò nel sentire una mano che la toccava sulla spalla.
Si girò, sorpresa.
- Uh... Sofia... -
- Ho l'impressione che non voglia essere seguita. -
- Lo so, ma è sconvolta, non so cosa potrebbe arrivare a fare in quelle condizioni! -
- Da quella parte c'è solo il cimitero e non è nemmeno tanto grande, non credo che potrà allontanarsi troppo. Lasciale qualche minuto. -
- A dire il vero non so nemmeno cosa potrei dirle... Non credo che voglia parlarmi. -
- A giudicare dal calcio che ti ha dato, direi di no. Ti fa molto male? -
Eudial si sfiorò la guancia e si sorprese di ritrovarsi le dita macchiate di sangue, non si era nemmeno resa conto di essersi ferita sbattendo contro la corteccia dell'albero finché Sofia non glielo aveva fatto notare.
- Non è niente, ci sono abituata. -
Guardò nervosamente in direzione del cimitero, chiedendosi cosa avrebbe dovuto fare. Non poteva lasciare Tera da sola, ma aveva l'impressione che la sua presenza avrebbe solo peggiorato la situazione. Voleva aiutarla, ma sentiva anche che Tera non avrebbe accettato il suo aiuto. Desiderò che Giles fosse presente e si chiese come mai non le avesse ancora raggiunte.
- Forse ti conviene andare a medicare quel graffio, credo che le bibliotecarie abbiano un kit di pronto soccorso e saranno sicuramente disposte a prestartelo. -
Eudial la guardò, perplessa. In quel momento quel piccolo graffio era l'ultimo dei suoi pensieri, perché Sofia sembrava dargli tanta importanza? Poi capì che il graffio era solo una scusa.
- Lei vuole che me ne vada! Perché? -
- Perché ho una figlia e ormai ho imparato che quando Lyra ha lo sguardo che aveva la tua amica non vuole aiuto. Non da me. -
- Cosa intende? -
- A volte è più facile sfogarsi con un estraneo che non con le persone che ci sono vicine. -
Eudial ripensò alla prima volta che aveva incontrato Giles e si rese conto che le parole di Sofia erano vere.
Quando aveva scoperto di essere rimasta sola su un pianeta che non era il suo, parlarne con l'Osservatore le aveva fatto bene.
- Forse ha ragione. Ma non posso lasciare Tera da sola... -
- Andrò io a cercarla. -

Lyra sbadigliò annoiata e si chiese nuovamente perché la madre avesse insistito tanto perché andasse con loro se poi sia lei che Rupert Giles non avevano tempo per stare con lei. Aveva immaginato che Sofia volesse farla riconciliare con Giles e ciò l'aveva fatta irritare, ma quel posto era talmente noioso che faticava anche a restare arrabbiata.
Se avesse avuto la tessera della biblioteca, avrebbe potuto prendere in prestito un libro, ma, visto che non ce l'aveva, si stava annoiando a morte.
Uscì in giardino e si guardò intorno in cerca di un angolino isolato: visto che non aveva nulla di interessante da fare, avrebbe potuto fare un po' degli esercizi che le stavano insegnando alle lezioni di canto.
Girò dietro all'edificio, verso il punto più distante del giardino dove aveva scorto un albero circondato da cespugli. Si infilò in fretta tra le fronde dei cespugli e sbucò in un minuscolo pezzo di prato ai piedi dell'albero. Era perfetto: anche se qualcuno la avesse sentita cantare non avrebbe visto che era lei.
Ripassò mentalmente le note che voleva cantare, ma prima che potesse aprire bocca, trasalì sentendo una goccia che le cadeva sul viso.
Guardò il cielo, ma non c'erano nuvole, poi sentì un gemito sommesso provenire dai rami dell'albero e scorse qualcuno là in alto.
Lyra cercò di capire meglio di chi si trattasse e si accorse che la persona che stava piangendo era una bambina. Studiò il tronco dell'albero e si accorse che era irregolare e che non doveva essere difficile salirvi. In pochi minuti raggiunse il ramo dove si trovava la bambina in lacrime: era più piccola di lei e sembrava molto infelice.
Quando vide Lyra sobbalzò per lo stupore e si aggrappò al ramo per non cadere.
- E tu chi sei?! Cosa ci fai sul mio albero?! -