14. Catching a Lonely Star

Valerius trotterellò lungo la strada lucida di pioggia in cerca di qualche segno del potere di Xinuxunil, attento a evitare le pozzanghere. La pioggia leggera non gli dava fastidio, perché ormai aveva imparato come formare una specie di scudo magico che lo riparasse, ma se fosse finito in una pozza d'acqua, la magia non gli avrebbe evitato di inzupparsi.
Ogni tanto passava una macchina, ma per la maggior parte del tempo la strada era deserta.
Il gatto attraversò un cespuglio che cresceva ai margini della carreggiata e si fermò a guardare il mare agitato dal vento.
Cosa stava cercando? Si chiese tetramente. Ormai era chiaro che Xinuxunil non lo avrebbe aiutato e restare in quel luogo non gli sarebbe servito a nulla. Avrebbe potuto contattare Rupert Giles e farsi riportare a casa, ma con che faccia avrebbe potuto rivedere Tera?
Chissà, forse ormai lei e quel suo compagno di università si erano messi insieme senza che lui avesse potuto evitarlo.
Il ricordo dell'unica volta che era stato in grado di stringerla fra le braccia e amarla era ancora tanto vivido da fargli male.
Quella era stata l'ultima volta che era diventato un essere umano, come se la magia che aveva usato per cancellare la memoria di Tera gli avesse precluso per sempre quella possibilità.
Non passava minuto che non pensasse a lei, che non desiderasse rivederla con tutto il cuore, ma non poteva sopportare di tornare per essere trattato come il micio di casa. Non si sarebbe più accontentato.
- Tornerò solo quando potrà amarmi. - Giurò a se stesso.
Un rumore lontano che sembrava quello del tuono lo distolse dai suoi pensieri.
C'era qualcosa di strano.
Stava piovendo, era vero, ma non c'era traccia di temporale e non c'era stato nessun lampo.
Un altro rumore seguì il primo e Valerius ebbe l'impressione di udire un grido di dolore troppo profondo per essere sentito con le orecchie, ma che gli toccava direttamente la mente.
Un altro rombo sordo e di nuovo il lamento.
Valerius chiuse gli occhi.
Non poteva sbagliarsi, quella specie di pianto veniva dall'isolotto che era proprio di fronte a quel punto di scogliera dove si trovava lui. Il gatto socchiuse le palpebre e guardò le rocce illuminate dalla luna.
Sentiva di dover fare qualcosa, ma non era certo della cosa giusta da fare. Prudentemente iniziò a scendere verso la spiaggia seguendo un sentiero seminascosto tra le rocce e dopo un po' arrivò sulla riva.
In estate quel posto doveva essere uno stabilimento balneare, ma ora il piccolo chiosco affacciato sul mare era chiuso e la piccola spiaggia sabbiosa era desolata.
Valerius salì su uno scoglio e notò che in mare c'erano alcune imbarcazioni, che sembravano disposte a intervalli quasi regolari intorno all'isolotto. Non riusciva a vedere al di là di esso, ma era quasi certo che ci fossero barche anche sull'altro lato.
Qualcosa gli sfuggiva, ma quella strana regolarità delle imbarcazioni gli sembrava familiare, poi vide una luce brillante che si avvicinava e capì quello che stava succedendo.
Le barche formavano le punte di un pentacolo intorno all'isolotto! Vedendolo dal basso non se ne era accorto subito, ma quello era chiaramente un cerchio magico e Xinuxunil ci stava per finire proprio nel mezzo.
- Fermati! E' una trappola! - Miagolò, ma la dea non poteva sentirlo da quella distanza e continuò a muoversi verso l'isolotto.
Il gatto allora concentrò tutto il suo potere in quell'avvertimento e tentò di trasmetterlo telepaticamente. Sentì l'esitazione di Xini e un certo sconcerto che proveniva dal cerchio magico, poi i Lug attivarono l'incantesimo trappola e una gabbia di potere sembrò avvolgere la dea.
Xinuxunil tentò di ribellarsi e fuggire, lottando con tutte le sue forze, ma ormai era troppo vicina al medaglione nascosto sulla cima dell'isolotto e non riuscì a liberarsi, restando imprigionata al suo interno. Valerius la sentì sparire all'improvviso e si rese conto che doveva essere stata sigillata all'interno di un oggetto magico. Realizzò in fretta che i maghi che avevano intrappolato la dea lo avevano sentito mentre tentava di avvisarla e presto si sarebbero messi sulle sue tracce. Soppresse ogni traccia di potere che avrebbe potuto farlo scoprire e corse via tra i cespugli.

- Cosa vuoi dire, Tera? - Giles guardò preoccupato la ragazza che si era precipitata in cucina.
- Sei sordo, fallito? La mentecatta è appena andata via portandosi dietro metà del tuo arsenale! -
- Cosa aveva intenzione di fare? -
- Non serve essere una veggente per poter predire che una che si porta dietro un vasto assortimenti di spade, pugnali e un lanciafiamme non vuole fare un pic nic al parco. -
- Ma perché? Non ti ha detto con chi ce l'aveva? -
- O è impazzita definitivamente o c'entra qualcosa quel messaggio della "donna lumaca"... Tu ne sai qualcosa, fallito? -
Giles tirò fuori dalla tasca il pezzo di carta stropicciato e bruciacchiato e lo stese sul tavolo.
- Una volta Eu mi ha raccontato che quando era nei Death Busters una sua collega aveva tentato di ucciderla lasciandole un messaggio del genere in macchina dopo averle tagliato i freni. Me lo disse poco dopo averla incontrata e non ci avevo più pensato. In effetti allora era furiosa e voleva uccidere quella donna, tanto che la avevo creduta un demone. -
- Non che essere una strega aliena sia tanto diverso, dopotutto. In effetti sembrava quasi indemoniata prima... Come avevi fatto a fermarla quella volta? -
- Non l'ho fatto. Si è calmata da sola quando ha scoperto che quella persona era già morta. -
- Morta?! Come fa una donna morta a far saltare in aria un'auto?! Deve essere ancora viva, allora. -
- Anche le sailor hanno confermato la sua morte... -
- Come se contasse qualche cosa essere morti ormai! Tra fantasmi, zombie e gente resuscitata non sarò certa della morte di qualcuno finché non ne vedo il cadavere. E in certi casi non basta nemmeno quello... -
- Non importa, ora pensiamo a cercare Eudial. Potrebbe essere nei guai. -
- E quando mai non lo è? -
Giles si alzò in fretta e guardò Tera che non accennava a muoversi.
- Allora, andiamo? -
- E come, a piedi? Ti sei dimenticato che l'auto è esplosa e che la mentecatta ha preso il furgone? -
L'Osservatore soffocò un'imprecazione e pensò velocemente a cosa fare. Non poteva certo andare a cercare Eudial in taxi e se avesse chiamato le senshi avrebbe potuto mettere in pericolo la ragazza. Se Haruka e Michiru avessero pensato che fosse fuori controllo, non avrebbero esitato ad attaccarla. Non poteva nemmeno chiedere a Spike di "procurarsi" una macchina come l'ultima volta perché mancavano ancora parecchie ore al tramonto e anche Anya non guidava.
- Andiamo Tera. -
- Quale parte di "non abbiamo un'auto" non hai capito? -
- Qualcosa troveremo, ma non possiamo restare qui a perdere tempo. -
- E Midnight? -
Giles prese il draghetto, lo infilò in uno zainetto e lo mise fra le braccia di Tera.
- Tienilo nascosto lì. Del resto non hai già trasportato Valerius nello stesso modo in passato? -
- Si, ma lui era un gatto! Che succederebbe se qualcuno dovesse vedere Midnight? -
- Fingi che sia un peluche. -
Tera rinunciò a protestare e seguì Giles fuori dalla porta.
- In fondo per cercare una pazza furiosa, cosa c'è di meglio di un altro matto? -

Hope allungò la rivista alla ragazza seduta accanto a lei e Mimete arrossì leggendo l'intervista al suo attore preferito.
- Hai visto che foto stupenda? Non ho mai visto occhi così belli! - Sospirò con occhi sognanti.
Hope scoppiò a ridere rimediando un occhiataccia della bibliotecaria.
- Ma non hai detto la stessa cosa di un cantante ieri? -
- E allora? Entrambi hanno gli occhi più belli del mondo. -
- Sai Mimi, sono contenta che ti sia trasferita nella mia stessa scuola. Peccato che non siamo nella stessa classe. -
Mimete sorrise.
- Potrei sempre farmi bocciare due o tre volte. -
- Non credo che Ethan ne sarebbe felice. -
- Senti Hope, mi sono stufata di stare qui a studiare, andiamo a fare un po' di shopping? -
- E per i compiti come facciamo? Se dovessi prendere un brutto voto, papà non mi lascerebbe uscire per tutta la settimana... -
Mimete si frugò in tasca e prese un piccolo libro di magia.
- Non preoccuparti, ci penso io. Dammi il quaderno. -
Col dito tracciò dei segni sulla pagina bianca e lo restituì a Hope.
- Fatto. -
- Ma non ci hai scritto nulla! -
- No, ma la professoressa crederà di vedere la risposta giusta. -
- Adoro la magia. -
Le due ragazze scoppiarono a ridere e uscirono allegramente dalla biblioteca.