21. We Have a Deal

La visione iniziò a svanire e si confuse con altre immagini frammentarie: Eudial che gli chiedeva di far tornare il demone, un muro di fiamme, un cielo stellato con una cometa splendente.
Giles si guardò intorno col cuore che gli batteva forte e si stupì quasi di vedere la sua stanza intorno a sé. Non aveva mai avuto una visione tanto vivida ed era certo che si sarebbe avverata. Rabbrividì al pensiero che sarebbe morto entro pochi giorni, ma ripensando al resto della visione si sentiva sereno: le persone a cui teneva di più sarebbero state bene, anche Tera si sarebbe ripresa e Xini era libera dal demone che l'aveva posseduta.
Nonostante tutto, non poteva fare a meno di sentirsi consolato: se la sua vita era il prezzo da pagare per la salvezza di Xini e di Tera, era disposto a pagarlo senza rimpianti.
Trasalì nel sentire la porta che si apriva e guardò entrare Eudial, esattamente come era accaduto nella visione. La ragazza aveva un'espressione colpevole e quasi imbarazzata.
- Oh, sei sveglio. Come ti senti? -
Gli porse il bicchiere d'acqua e Giles bevve lentamente, cercando di non lasciar trasparire il suo stato d'animo.
- Grazie Eu. Sono un po' dolorante, ma mi sento meglio. -
- Senti Giles... - Iniziò Eudial e si fermò lì, non trovando il coraggio di andare avanti.
- So cosa vuoi chiedermi, Eu. -
La ragazza lo guardò, sorpresa, e Giles si toccò il punto dove era stato ferito dal demone.
- Oh. Odio doverti chiedere una cosa del genere, ma credo che non abbiamo altra scelta... -
- Non dire altro. Se ne parli con me, anche lui lo saprà. -
- Giles... -
- Lasciami un'ora. Una sola ora e poi chiamerò il demone per te. -
Eudial si gettò tra le sue braccia scoppiando a piangere e Giles la circondò col braccio sinistro e la tenne stretta.
- Va tutto bene, non devi sentirti in colpa. Promettimi solo che non gli lascerai fare del male a nessuno. Mi fido di te Eu, andrà tutto per il meglio. -

L'Osservatore finì di scrivere l'ultima lettera, la chiuse nella busta e la appoggiò sul tavolo accanto alle altre. Ne aveva scritta una a ognuna delle persone a cui voleva bene, mentre un'altra era per il Consiglio degli Osservatori e conteneva le sue volontà. Non era un vero e proprio testamento, ma Giles sapeva che il Consiglio avrebbe rispettato le sue richieste. Quentin Travers poteva essere un vero bastardo, ma non avrebbe creato problemi di fronte a richieste ragionevoli e le sue lo erano. Il Consiglio avrebbe solo dovuto garantire che Eudial, Tera e Xini non avessero problemi per tutta la loro vita, il che era una procedura normale per le famiglie degli osservatori morti.
Giles radunò le buste, le chiuse tra le pagine del suo diario e ripose il tutto nel cassetto della sua scrivania, dove lo avrebbero sicuramente trovato. Guardò l'orologio: aveva ancora qualche minuto prima di dover risvegliare il demone e non sapeva se sarebbe mai più tornato ad essere se stesso prima di morire. Per quello che ne sapeva, quelli erano gli ultimi minuti di vita che aveva a sua disposizione.
Prese una cornice dal tavolo e la esaminò: conteneva una foto che lo ritraeva con Xini e con le due Cacciatrici. Lui era subito dietro a Xini e aveva Lili sulla spalla, mentre ai lati c'erano Eudial e Tera con Valerius. Spike non appariva nella foto, ma era stato lui a scattarla.
Giles aprì la cornice, ne tirò fuori la foto, la fissò a lungo, poi se la mise nella tasca interna della giacca e ripose la cornice vuota nel cassetto.
I raggi del sole che stava tramontando entravano dalla finestra e illuminavano la stanza di toni caldi. Giles socchiuse gli occhi, lasciando che il sole gli scaldasse il viso e non si mosse quando Eudial entrò nella stanza.
- Va... va tutto bene, Giles? -
L'Osservatore annuì debolmente: aveva paura e non voleva morire, ma il ricordo del cimitero immerso nel sole stranamente lo confortava.
?Staranno tutti bene,? si disse ?si salveranno tutti...?
Eudial gli carezzò un braccio e gli sorrise.
- Hanno chiamato dall'ospedale. Tera si è svegliata. -
Giles annuì, commosso. Quella era un'ulteriore conferma alla visione che aveva avuto, Tera sarebbe stata presente al funerale.
- Meno male. - Sussurrò.
- Vuoi... vuoi vederla prima di... -
L'Osservatore scosse la testa.
- Se andrà tutto bene le parlerò dopo. Non posso presentarmi da lei con questo mostro ancora dentro di me... -
- Allora... vuoi iniziare? - Chiese la ragazza, incerta, stringendogli la mano.
Giles rispose alla stretta e chiuse gli occhi.
- Ti voglio bene, Eu. Ricordatelo, qualunque cosa possa dire o fare il demone. -
Si concentrò cercando di sentire la presenza del demone dentro di sé e lo trovò seguendo il dolore e la rabbia annidati in fondo alla sua anima, un nucleo oscuro di sofferenza che Giles esortò ad espandersi, ritirandosi volontariamente nell'oblio e cedendogli il corpo.

Eudial percepì il brivido che attraversò il corpo dell'Osservatore e subito dopo l'uomo ritrasse la mano di scatto e la guardò rabbiosamente.
- Cosa diavolo vuoi da me, ancora?! Non ti è bastato quello che hai fatto?! -
- Gauk. - Eudial gli mise in mano una moneta antica prima che lui potesse reagire. - Per il tuo nome io ti vincolo. Ascolta le mie parole, rispondi alla mia richiesta, per la luna e per la stella. -
Il demone ringhiò e si passò una mano tra i capelli in un gesto frustrato.
- Come fai a conoscere questo incantesimo? -
- La parola Cacciatrice ti dice nulla? -
- Falsa Cacciatrice. - Puntualizzò Gauk. - Pensavo che il lavoro intellettuale lo facesse questo misero umano. Di solito voi Cacciatrici siete buone solo a uccidere. -
- Forse essere una falsa Cacciatrice mi dà qualche vantaggio allora. Come a te ha dato uno svantaggio dirmi il tuo nome. -
- Non puoi costringermi a fare nulla con quell'incantesimo. -
- Posso costringerti ad ascoltare quello che ho da dire. -
- Puoi, è vero, ma potrei non essere interessato. -
- Per il potere antico, rispondi alla mia domanda. Ami Glasya? -
Il demone la fissò con odio, ma alla fine annuì.
- Si, la amo. -
- Anche dopo quello che ti ha fatto? Voleva ucciderti. -
Il demone si strinse nelle spalle ed Eudial scorse un'espressione simile al dolore nei suoi occhi. Per un attimo Gauk le sembrò più simile a Giles di quanto non volesse ammettere.
- Puoi sceglierlo? Sono un demone, carina, per me innamorarmi è innaturale, eppure non ho potuto evitarlo. Credimi, se esistesse un modo per spegnere questo sentimento lo farei subito. -
- Parlami di Morfran. Cosa ti ha fatto? Non è la prima volta che Glasya ti tradisce da quello che ho potuto capire. -
- Morfran. - Pronunciò il nome come se il solo suono di quella parola lo disgustasse. - Se non ci fosse stato lui, Glasya avrebbe continuato a restare al mio fianco. Io e lei siamo stati insieme per secoli prima che arrivasse lui. Per un po' essere in tre è stato bello, abbiamo seminato il terrore... poi lui ha iniziato a mettermi in cattiva luce davanti a lei. Avevo paura che mi avrebbe lasciato per Morfran, che il nostro legame si potesse spezzare, ma quello schifoso è andato oltre. Mi ha intrappolato in quella sfera e questo è stato il suo passo falso: anche Glasya ha avuto paura di lui. Se poteva fare questo a me, lo avrebbe potuto fare anche a lei. Per questo si è allontanata da lui. Però ne è sempre stata affascinata. Loro due condividevano il gusto per le stragi sanguinose e per il potere, probabilmente per questo lei è stata atratta dalla stessa vittima che Morfran stesso aveva scelto. Sai strega, scoprire di essere nel corpo dell'uomo che ha ucciso quel bastardo è stata una piacevole sorpresa. -
- Quindi il demone che ha ucciso Diam Kain era Morfran?! -
- Esatto. Questo umano mi sta quasi simpatico per quello che ha fatto. È intelligente per essere uno della vostra specie. -
- Più di te di sicuro. -
- Ehi, ora non approfittartene! Non amo gli spargimenti di sangue come Glasya, ma ricordati che la vista delle tue budella mi sarebbe particolarmente gradita. -
- Certo, certo. Ora rispondi, sei in grado di fare quello che Morfran ha fatto a te? -
Il demone rispose controvoglia.
- Si. Ma scordati che io faccia del male a Glasya. -
- Non ho detto che devi farle del male. Vedi, io le farò del male se non avrò scelta. Mi dispiacerà uccidere Xini, ma se non avrò altra scelta... -
- Sarà lei a fare fuori te. -
- Oh beh, se dovesse succedere mi preoccuperei se fossi in te. Vuole aprire il cancello del vostro mondo demoniaco. -
- Cosa?! Ma servono il sacrificio di centinaia di anime e... -
- ...e di un demone. E visto che dubito che lei voglia suicidarsi, mi pare che resti solo un altro demone disponibile. -
- Non... non può farlo... - Ora Gauk sembrava spaventato ed Eudial decise di calcare un po' la mano.
- Dillo a lei. Vedi, Gauk? Io potrei tagliare la gola a Giles e tu moriresti. Fine del pericolo. Stop. Sarebbe molto semplice. -
- Non lo uccideresti! Tu gli vuoi bene! -
- Se fosse assolutamente necessario dovrei farlo. Giles non vorrebbe salvarsi al costo di centinaia di vite innocenti. Ma visto che io preferirei riavere il mio Osservatore e che tu senza dubbio vuoi continuare a vivere, possiamo arrivare a un accordo. -
Gauk la guardò, furioso e terrorizzato allo stesso tempo.
- Cosa vuoi, strega?! -
- Rivoglio Giles e Xini. Tu ti impegni a catturare Glasya e ad uscire da Giles e io vi lascio vivere nelle sfere di cristallo. -
- Quella non è vita! Preferisco morire piuttosto che tornare là dentro. -
- Ok, allora morirai. - Disse Eudial estraendo un pugnale.
- No, aspetta! -
- Cosa? -
- Forse possiamo trovare un altro accordo. Questo umano può creare dei golem... Dacci un corpo nuovo e noi lasceremo questi due. -
- Si, così potrete fare altre vittime... -
- Non se il golem viene creato con i limiti che hai posto su questo monile. - Indicò la croce che portava al collo. - Puoi impedirci di uccidere e di fare del male e noi potremo nutrirci solo con l'energia che troviamo in giro, senza danneggiare nessuno. Il tuo Osservatore è in grado di farlo, puoi controllare tu stessa! -
- Catturerai Glasya imprigionandola nella sfera e me la consegnerai, poi lascerai libero Giles. Solo allora, e solo se lui sarà d'accordo, verranno creati i golem e potrete andarvene. Non accetterò altri compromessi. Una mossa falsa e morirete entrambi. -
Gauk annuì.
- Allora abbiamo un patto. -