17. My Name is Gauk

Il demone si era dovuto rassegnare a quella forzata prigionia, visto che non aveva alcun modo di fuggire e si era steso sul letto cercando di recuperare le forze in attesa del momento buono per vendicarsi di quel trattamento.
Si svegliò con un grido nel sentire la fitta di dolore che gli attraversò il braccio come una scossa e si trovò nuovamente a fissare gli occhi color rosso sangue della strega che gli stringeva il polso ferito.
- Che diavolo fai, cretina?! -
- Esattamente quello che desidero: farti male. -
- Non immagini nemmeno quello che ti farò quando potrò metterti le mani addosso. -
- Non ci tengo a conoscere le fantasie malate di voi demoni, grazie. -
- Pregherai per poterle considerare solo fantasie. -
Eudial aumentò leggermente la stretta sul polso e sorrise nel vedergli apparire minuscole goccioline di sudore sul viso.
- A quanto pare sono io quella che ha il potere di fare male. Te lo ripeto, esci di lì e poni una fine alle tue sofferenze. -
- Scordatelo. -
Eudial strinse di più e il demone si lasciò sfuggire un gemito.
- Sicuro? -
- Lei verrà a salvarmi. -
- Lei? Il demone che è dentro Xini? -
Il demone sorrise crudelmente.
- Esattamente. Lei vi farà a pezzi e mi libererà e allora potremo vivere nel vostro mondo rubando le vite di questi due umani. -
- Sempre che gliene importi qualcosa di te. Se fossi in lei ti abbandonerei al tuo destino e mi terrei alla larga dai problemi. -
Le parole di Eudial sembrarono colpire il demone.
- Glasya non lo farebbe mai! - Ribattè, irritato. - Lei mi ama! -
Eudial lo guardò per qualche secondo, stupita, poi gli scoppiò a ridere in faccia.
- Che hai da ridere, razza di cretina?! -
- Andiamo! Un demone che sbudella la gente e si diverte a rubare le vite altrui che mi viene a parlare d'amore?! Non essere ridicolo. -
- Credi che non possiamo amare? Vallo a chiedere al tuo amico vampiro se sto mentendo! E chiedi pure ad Anyanka se non ha mai sentito parlare di Gauk e Glasya nel corso dei secoli. - Aggiunse, restando leggermente deluso nel vedere che Eudial non appariva minimamente impressionata.
- Sai una cosa? Che venga pure la tua amichetta. Mi divertirò a fare a pezzi anche lei. -
- Non faresti male a un'innocente. -
- Non esserne troppo convinto. - Disse Eudial stringendogli di nuovo il polso. - Se posso fare questo al corpo di Giles, non mi farò scrupoli con Xini, non ti illudere. -
Gauk la guardò con odio, ma non cercò di attaccarla: il braccio gli faceva troppo male per aggiungere altro dolore a quello che già provava.
Eudial gli lasciò andare il polso e si avviò alla porta.
- Ah, sai una cosa? - Disse, girandosi sulla soglia per guardarlo. - Forse avrai preso i ricordi di Giles, ma credo che ti sia scordato di rubargli anche l'intelligenza, altrimenti non mi avresti mai detto i vostri nomi. Ora sarà molto più facile cercare informazioni su di voi. Grazie mille, Gauk. -
Pronunciò l'ultima parola in tono beffardo e si chiuse la porta alle spalle mentre il demone ringhiava rabbiosamente.

Anya sedette davanti alla tazza di the che Eudial le aveva servito e prese un biscotto con aria assorta.
- Glasya e Gauk hai detto? Si, credo di averne sentito parlare. Se non sbaglio hanno sempre agito in coppia fino a un paio di secoli fa. Erano parecchio famosi all'epoca perché erano soliti rubare i corpi di due innamorati e continuare a vivere la loro vita finché ne avevano voglia, seminando la morte tra le persone che vivevano vicino a loro. Quando si annoiavano, distruggevano i corpi che avevano scelto e ne cercavano altri, poi deve essere successo qualcosa perché sono spariti. Non credevo che fossero ancora in circolazione. -
- E non sai cosa sia successo due secoli fa? -
- No, è stata una faccenda piuttosto oscura. -
- Dobbiamo scoprirlo. Probabilmente possiamo trovare un loro punto debole. -
- È probabile, per quanto secondo me un punto debole lo avete già trovato. - Anya indicò il soffitto. - Gauk. Riuscire a catturarlo è stata una bella mossa. -
- Credi che possa esserci utile in qualche modo? -
- Tra loro due è il più debole, sia fisicamente che caratterialmente. Se riuscirete a manipolarlo nel modo giusto, potrete usarlo per arrivare a Glasya. -

Valerius si appiattì sotto al letto mentre l'infermiera si muoveva nella stanza e tese le orecchie per essere certo di sentirla uscire. Guardò un raggio di sole che si allungava sul pavimento e che illuminava le minuscole particelle di polvere che vi si posavano e si chiese distrattamente quanto tempo sarebbe passato prima che qualche inserviente venisse a spazzarle via.
Quella stanza di ospedale era tanto pulita e bianca, quasi asettica, che gli faceva venire i brividi. Come poteva essere un posto di guarigione quello? Era così freddo e deprimente da far pensare alla morte.
Quando era stato investito dall'auto a Sunnydale, lo studio del veterinario gli era sembrato un luogo gelido e ostile che lo aveva riempito di terrore. Svegliarsi a casa di Giles, avvolto in un maglione dell'Osservatore e sistemato comodamente in una cestina imbottita era stato completamente diverso e il calore che aveva provato in quel momento lo aveva fatto sentire meglio. Come poteva riprendersi Tera se la tenevano in un luogo tanto orribile?
Finalmente l'infermiera uscì e il gatto potè muoversi dal suo nascondiglio e tornare a occupare il suo posto sul cuscino accanto al viso di Tera.
La ragazza era ancora pallidissima, tanto che le sue labbra sembravano quasi bianche e respirava debolmente. Se non fosse stato per i monitor che pulsavano ritmicamente, il gatto avrebbe avuto difficoltà a capire se fosse viva o morta. L'unica macchia più scura nel pallore del suo viso era un grosso livido sulla guancia destra, dove Giles l'aveva colpita la prima volta.
Valerius avvicinò il naso alla guancia di lei, fino a sfiorarla e riprese a parlarle piano.
- Sono qui con te, non me ne ero andato. Non ti ho lasciato sola, non avere paura... Che scemo che sono! Tu non hai mai paura, sono io il fifone... Tu hai sempre combattuto, non ti sei mai arresa, nemmeno davanti al destino. E io non ti ho mai detto quanto ti ammiro per questo... perciò non arrenderti ora, ti prego, voglio che tu lo sappia, voglio potertelo dire... E voglio tornare a parlare con te e con Giles, anche se mi chiami sempre "pulcioso"... Non mi importa, davvero! E non sono più arrabbiato perche mi hai messo sotto il rubinetto dell'acqua fredda, me lo meritavo in fondo... Anzi sai una cosa? Ho letto anche il tuo diario... Vedi, ora che lo sai devi svegliarti, non vorrai lasciare impunita una cosa del genere? -
Il gatto continuò a parlarle a lungo, interrompendosi solo per correre a nascondersi sotto il letto o dietro al comodino quando sentiva la porta che si apriva per far entrare un medico o un'infermiera.