12. Shop Girl

Giles carezzò il pelo di Lili e la gattina si girò sulla schiena per farsi grattare la pancia, socchiudendo gli occhi sotto le carezze dell'Osservatore e facendo le fusa. Giles sorrise leggermente: da quando era stato dimesso dall'ospedale, Lili e Hope erano le uniche a comportarsi normalmente in sua presenza, gli altri sembravano essere tutti a disagio o spaventati.
Eudial e Tera non lo lasciavano un attimo da solo, sommergendolo di attenzioni, Jenny e Xini sembravano essere sparite, Spike lo guardava con uno sguardo imbarazzato e Valerius era arrabbiato con lui.
Giles aveva l'impressione che lo tenessero sotto controllo per evitare che provasse a uccidersi di nuovo, ma non sapeva come far capire loro che non ne aveva la minima intenzione. Avrebbe voluto restare da solo con i suoi libri per fare qualche ricerca sulla natura di Hope, ma Eudial gli aveva imposto di riposarsi e di non pensare a cose deprimenti come i libri sulla magia nera ed era sembrata talmente in ansia per lui che non aveva avuto il coraggio di contraddirla.
Il risultato era che si stava annoiando a morte.
Nei giorni precedenti aveva passato molto tempo a dormire e a recuperare le forze, ma ormai si sentiva bene e aveva completamente superato le conseguenze della prova, a parte il sentirsi trattato come un pazzo suicida ovviamente.
Si lasciò sfuggire un breve sospiro di frustrazione e se ne pentì immediatamente nel vedere lo sguardo preoccupato di Eudial.
- Va tutto bene, Giles? - Gli chiese sedendo accanto a lui sul divano.
- Certo, Eu, non preoccuparti. Sono solo un po' stanco di non fare nulla dalla mattina alla sera, mi piacerebbe tornare ad occuparmi del negozio. -
- Non è un impegno troppo pesante? Il dottore ti ha detto di riposare. -
- Lo ha detto oltre una settimana fa, ora sto bene. -
- Ma Giles... -
- Eu, piantala! - La interruppe Giles, perdendo la calma. - Voglio solo riaprire il negozio, niente altro. Ti assicuro che non mi butterò da nessun ponte e che non mi taglierò le vene anche se mi lasci da solo per cinque minuti! -
La ragazza gli rivolse uno sguardo ferito, ma annuì.
- Ok, ti accompagno al negozio, ma calmati. Non parlare così, ti prego. -
Eudial andò a prendere il cappotto e Giles sospirò sentendosi un verme nel vedere che si asciugava gli occhi mentre si allontanava.
- Perdonami. - Sussurrò fra sè.
Si sentiva terribilmente in colpa ogni volta che vedeva gli occhi arrossati della ragazza e avrebbe voluto riuscire a rassicurarla, ma quando parlava con lei sembrava solo riuscire a peggiorare le cose. E con Tera era lo stesso se non peggio: non aveva mai visto la Cacciatrice tanto preoccupata per qualcuno e la sua gentilezza nei suoi confronti lo terrorizzava, era quasi innaturale.
Avrebbe voluto tranquillizzarle, ma non sapeva come fare. Sperava che col tempo le cose si sarebbero sistemate da sole e che avrebbero smesso di analizzare ogni sua parola e ogni suo gesto in cerca di segnali d'allarme.
Giles mise a terra Lili dopo un'ultima carezza e seguì Eudial alla macchina senza parlare per non peggiorare ulteriormente la situazione.
Eudial accese l'autoradio e cercò di spegnerla subito dopo nel sentire che stavano trasmettendo una canzone di Xini, ma Giles la fermò.
- Eu, va bene così, davvero. -
- Non... non volevo farti pensare a cose stressanti, mi dispiace, avrei dovuto pensarci. -
- Non ho problemi a sentire le canzoni di Xini, te lo assicuro. Anzi, le trovo rilassanti. -
Eudial lasciò stare la radio e avviò la macchina.
- Come vuoi, Giles. -
Dopo qualche minuto arrivarono davanti al negozio e Giles guardò Eudial, stupito nel vederlo aperto.
- Chi se ne sta occupando, Eu? Tera non era a caccia di vampiri? -
Eudial scosse la testa, anche lei stupita.
- Non ne ho idea. Dopo che sei stato ricoverato lo avevamo chiuso e non ci siamo più tornate. -
- Avete chiuso con le mie chiavi, vero? -
- No, non erano in negozio. Avevamo pensato che le avessi tu, poi ce ne siamo dimenticate completamente. -
Giles scese dall'auto e si avvicinò alla vetrina, seguito immediatamente da Eudial.
Un ragazzo uscì dalla porta con in mano un sacchetto e Giles entrò in fretta.
La ragazza dietro il bancone lo salutò con un cenno della mano.
- Ehi, sei tornato. Allora sei sopravvissuto, non ci avrei giurato. -
- Anyanka?! Che ci fai nel mio negozio?! -
Anya lo fissò, irritata.
- Ti sembra il modo di rivolgerti a chi ti fa un favore? Se non ci fossi stata io avresti perso un sacco di ottimi affari. Ho tenuto aperto il negozio mentre tu agonizzavi in ospedale, dovresti essermi grato. Assumermi come commessa potrebbe essere un ottimo modo di esprimere la tua gratitudine per esempio. -
- Giles? - Chiese Eudial. - Ma non è quel demone che ci ha quasi distrutto la casa ad Halloween? Perchè è qui? Vuoi che me ne occupi io? -
L'Osservatore guardò Anya e si ricordò di colpo che la ragazza era l'unica a sapere la verità sulla prova e sulla vera natura di Hope.
- Si, Eu, ma ora è umana, si chiama Anya ed è la mia nuova commessa. - Disse in fretta.
- Lei?! -
- Si, non eri preoccupata che mi potessi stancare troppo? Anya mi darà una mano in negozio così tu e Tera potrete occuparvi del vostro lavoro di Cacciatrici senza preoccuparvi che io rimanga solo. -
- Ma Giles... - Eudial lo guardava come se fosse impazzito del tutto.
- È quello che voglio, Eu. La sua presenza mi rassicura. - Disse Giles con un pizzico di senso di colpa nello sfruttare i timori di Eudial per evitare altre domande. - Ma se per te è un problema... -
- No, no, se è quello che desideri va bene. Ma pensavo che avresti preferito avere me e Tera ad aiutarti. -
Giles le sorrise.
- Tu e Tera avete il vostro lavoro, costringervi a lavorare in negozio mi farebbe sentire troppo in colpa, non voglio essere un peso per voi. -
- Ma non lo sei! -
- Mi ci sentirei. Non potrei vivere sentendomi un parassita nelle vostre vite. Ma è per questo che ho assunto Anya, no? - Aggiunse in fretta vedendo l'espressione preoccupata di Eudial a quelle parole. - Così potrò fare quello che mi piace, ma senza avere troppe responsabilità. -
- Certo, Giles, se tu sei contento per me puoi assumere anche un demone a tre teste. -
Giles ridacchiò.
- Spaventerebbe i clienti, temo. Ora potresti andare a prendere Hope? Ho paura di averla trascurata un po' ultimamente, vorrei tenerla un po' con me. -
Eudial annuì.
- Certo, andiamo pure. -
- Vai tu, Eu. Io vorrei esaminare i registri del negozio con Anya. -
La ragazza gli rivolse uno sguardo dubbioso, ma Giles la rassicurò.
- Non preoccuparti, non sarò solo. E ti assicuro che non farò nulla di stupido, promesso. -
Eudial si lasciò convincere e uscì dal negozio.
Anya guardò Giles, perplessa.
- Ha qualche problema per caso? E davvero mi assumi? Ormai lo hai detto, non puoi più rimangiartelo. -
Giles la guardò negli occhi, serio.
- Ascolta, tu sei l'unica a sapere quello che è successo qui e nessuno deve saperlo. Nessuno. Eudial e gli altri credono che io abbia tentato il suicidio e per quanto mi dispiaccia farli soffrire, le cose devono restare così. Se solo dici una parola di troppo non dovrai più preoccuparti del lavoro perché ti ucciderò con le mie mani, chiaro? -
Anya rispose al suo sguardo, non molto impressionata.
- Ok. Non dirò nulla, ma tu fai in modo che il mio stipendio sia adeguato. E mi spiace deluderti, ma come assassino non sei credibile. -
Giles scoppiò a ridere e Anya lo fissò come se fosse impazzito.
- La tipa di prima ti trattava come un malato mentale... Credevo che fosse per la storia del suicidio, ma se fai così mi fai venire qualche dubbio. -
L'Osservatore riprese fiato a fatica e le rivolse uno sguardo di scusa.
- Mi dispiace, è che stavo pensando che forse è valsa la pena di avere un buco nero in salotto se ora posso parlare con qualcuno senza che mi vengano sensi di colpa o che che mi debba sentire sotto analisi. -
Anya gli sorrise leggermente.
- Se non fossi il mio capo direi che comunque normalissimo non sei, ma visto che sei tu a pagarmi farò finta di niente. Ora che ne dici di guardare davvero i libri contabili e di preparare il mio contratto? -
Giles annuì, cercando di non ricominciare a ridere. Sapere che Anya era a conoscenza del suo segreto avrebbe dovuto preoccuparlo, ma in realtà la presenza della ragazza lo aveva fatto rilassare. La ex demone lo trattava come una persona normale, senza stare a pesare le parole per paura di ferirlo e con lei Giles non si sentiva in colpa per le bugie che era costretto a dire. Inoltre, a giudicare dai libri contabili e dagli incassi del negozio in quei giorni, era davvero portata per quel lavoro e sarebbe stata un ottimo aiuto. E forse con lei presente, Eudial e Tera si sarebbero tranquillizzate e lui sarebbe stato libero di fare le sue ricerche su Hope mentre Anya si occupava del negozio.
L'Osservatore si appoggiò al bancone, sentendosi ottimista e tranquillo. Avrebbe trovato presto un modo di aiutare Hope e poi avrebbe detto la verità alle persone che amava. E solo allora, quando Hope fosse stata salva, avrebbe affrontato i suoi sentimenti per Xini e per Jenny. Non aveva fretta e sentiva che alla fine il suo cuore avrebbe trovato la strada migliore.
In fondo lui era il Triplice, si disse, e avrebbe fatto la scelta giusta.