16. My Daughter

Giles aveva l'impressione di aver appena chiuso gli occhi, quando una mano lo svegliò scuotendolo.
- Mi scusi signore, - disse l'hostess china su di lui - la sua bambina sta piangendo. Prima c'è stato un piccolo vuoto d'aria, deve essersi spaventata. -
L'Osservatore la fissò, leggermente confuso, poi mormorò un ringraziamento e si girò verso Hope per prenderla in braccio. La bambina si aggrappò al suo maglione per cercare conforto e a Giles quel comportamento fece pensare a Valerius. Si chiese vagamente come avesse affrontato il viaggio di ritorno a Tokyo, poi appoggiò la testa al sedile, cercando di superare il senso di malessere. Si sentiva stanco, quasi esausto, il Consiglio lo aveva costretto a ripartire immediatamente e lui non dormiva da quando aveva lasciato Sunnydale, a parte poche ore sull'aereo. Da quando Quentin Travers gli aveva affidato Hope sembravano passati secoli, mentre non erano che poche ore. Giles non avrebbe voluto fare altro che buttarsi su un letto e dormire per qualche giorno di fila, ma non poteva. Quella bambina aveva bisogno di qualcuno che si occupasse di lei e lui era l'unico che lo avrebbe fatto. Era stato lo sguardo di Hope più che i ricatti sottili di Travers a convincerlo a prenderla con sè: lo aveva guardato come se già si aspettasse di essere abbandonata, come se ormai ci fosse abituata. E a quattro anni non era giusto.
Probabilmente Hope aveva solo un vago ricordo dei suoi veri genitori: quando si erano resi conto di essere in pericolo l'avevano affidata al Consiglio e per oltre un anno la bambina era passata da un affidamento all'altro senza mai avere una casa o un punto di riferimento stabile. E ora aveva solo lui.
Questo pensiero lo terrorizzava: non aveva mai avuto a che fare con bambini piccoli e non aveva la più pallida idea di come comportarsi con lei. Inoltre non sapeva cosa avrebbe potuto dire a Xini e a Eudial. Travers era stato molto chiaro: meno persone sapevano, meno rischi di essere scoperti c'erano. Sapere che Hope non era davvero sua figlia, inoltre, avrebbe esposto al pericolo le persone che amava e, ricordando la foto che Travers gli aveva mostrato, temeva che chi aveva ucciso i genitori della bambina non andasse sottovalutato. Con un sospiro decise che avrebbe detto la verità solo a Xini, anche perché lei lo avrebbe spellato in caso contrario, e che Eudial, Spike e Tera avrebbero dovuto abituarsi al fatto che Hope era sua figlia.
La piccola si era addormentata tra le sue braccia e Giles sorrise leggermente, commosso dal fatto che lei si fidasse così ciecamente di lui nonostante lo avesse incontrato per la prima volta meno di un giorno prima.
La coprì con la coperta facendo attenzione a non svegliarla, poi tornò ad appoggiare la testa al sedile e chiuse gli occhi, cercando di riposare un po' anche lui.

Tera fissò lo sguardo sul vampiro, facendo attenzione a non guardarsi intorno. Sapeva che se lo avesse fatto avrebbe visto qualcosa che non voleva vedere, qualcosa che l'avrebbe distratta dal combattimento.
Giles si era sbagliato, le visioni non erano cessate tornando a Tokyo, ma al contrario erano aumentate e sempre più spesso le capitava di vedere gente morta quando alzava lo sguardo. Spesso erano persone sconosciute, quasi tutte sfigurate da ferite orribili, ma a volte, e quelli erano i momenti peggiori, era gente che aveva conosciuto: i suoi genitori, i suoi amici, semplici conoscenti.
La ragazza si stava convincendo sempre di più che quelle visioni fossero un frutto della sua mente, ma non sapeva cosa fare per mandarle via. Non ne avrebbe mai parlato con nessuno, non avrebbe permesso che Eudial e Spike ridessero di lei o, peggio ancora, la compatissero, non avrebbe potuto sopportarlo.
Cacciare i vampiri le dava un po' di sollievo perché la obbligava a concentrarsi sul combattimento, ma, per il resto del tempo, non faceva altro che restare sul letto ad occhi chiusi, ascoltando la musica per non sentire le voci degli spettri. Anche guardare la tv la distraeva un po', ma si scoprì a sentire la mancanza di Giles. La presenza dell'Osservatore la faceva sentire più tranquilla e poi lui era l'unico con cui poteva parlare di quello che le stava succedendo. A parte Valerius, ovviamente, ma non aveva la minima intenzione di mettersi a parlare con un gatto.
Uccise il vampiro e si guardò intorno con un sospiro: per quella sera non se ne sarebbero presentati altri.
Non aveva voglia di tornare in albergo e si diresse invece verso la casa di Giles. A quell'ora avrebbe dovuto essere deserta: Eudial e Spike erano a caccia di vampiri anche loro e Xinuxunil avrebbe sicuramente lavorato fino a tardi, quindi Tera avrebbe avuto un po' di tempo per esaminare i libri dell'Osservatore nella speranza di trovare una spiegazione alle visioni.
La ragazza spinse la porta ed entrò in casa notando che Eudial e Xini avevano messo un po' in ordine, ma si vedeva che era rimasta disabitata per qualche mese. Invece di dirigersi verso la soffitta dove Giles teneva i libri, Tera si avviò verso la cucina in cerca di qualcosa da mangiare. Aveva appena iniziato un pacchetto di biscotti, quando sentì che la porta si era aperta e che qualcuno era entrato in casa. Tera cercò di capire se fossero Eudial, Spike o Xinuxunil per potersi dileguare senza che la notassero, ma si rese conto che non era nessuno di loro tre. Chiunque fosse entrato lo aveva fatto in silenzio, cercando di non fare rumore, si era diretto verso il salotto e poi si stava muovendo verso la cucina, in modo quasi furtivo.
Che fosse un ladro, si chiese. O un demone... O semplicemente un'allucinazione... Tera si appiattì contro il muro e attese, pronta a scattare. Non appena l'intruso varcò la soglia della cucina, lei lo afferrò di scatto, sbattendolo contro il muro con violenza, pronta a colpire, ma si fermò rendendosi conto che era Giles.
- Fallito?! Che diavolo ci fai qui? -
L'Osservatore la guardò, ancora scosso per l'aggressione improvvisa.
- Tera, ma sei matta?! Mi hai fatto prendere un colpo! -
- E tu allora? Che entri nelle case come un ladro quando dovresti essere in Inghilterra?! -
- Io non entro come un ladro, io qui ci abito! Tu invece cosa ci fai? E smettila di gridare o la sveglierai! -
- Io non sto gridando! Tu stai gridando. E poi cos'è che non dovrei svegliare? Ah, e per rispondere alla tua domanda di prima, si probabilmente sono matta, contento? -
Giles rinunciò a discutere, non ne aveva la forza e la testa gli faceva troppo male per mettersi a litigare con Tera. Chiuse gli occhi con un sospiro, cercando di raccogliere le forze per prendere un bicchiere d'acqua, ingoiare un paio di aspirine e gettarsi sul letto, ma il minimo movimento gli sembrava quasi impossibile.
Tera lo vide impallidire e lo guardò, preoccupata.
- Ehi, che ti prende? Hai un aspetto orribile. -
Lo aiutò a sedersi e Giles appoggiò la testa alle braccia, chinandosi sul tavolo della cucina.
- Non è niente, sono solo stanco e mi fa male la testa. Puoi prendermi un'aspirina per favore? -
- Se lo dici tu... Ma quando ti avevano sparato avevi quasi un aspetto migliore. - Commentò Tera porgendogli una pillola e un bicchiere d'acqua.
- Cosa voleva il Consiglio, poi? Non mi aspettavo che tornassi tanto presto, ci credo che sei stanco. - Tera si bloccò, guardando in direzione della porta. - Ehi, ho un'altra visione... una bambina... Solo che non sembra morta stavolta... -
Giles alzò di scatto la testa dal tavolo.
- Hope. - La chiamò e la piccola corse verso di lui piagnucolando.
Giles la prese in braccio e Tera lo fissò a bocca aperta rendendosi conto che non era un'allucinazione.
- Ehi, chi è la mocciosa?! -
Giles sorrise stancamente.
- Si chiama Hope. È mia figlia. E a quanto pare fa ancora la pipì a letto... - Aggiunse accorgendosi che la bambina era bagnata. - Tera, ti dispiace se rimandiamo le spiegazioni a domani? No, Hope, non piangere, non è niente... -
- Tua figlia?! -
Giles le rivolse uno sguardo di supplica.
- Tera... Ti prego. Domani. Ora aiutami, vuoi? -
- Scordati che mi metta a cambiare pannolini, fallito. -
- Niente pannolini. Porta in camera mia i bagagli per favore. Li ho lasciati all'ingresso. Io intanto penso a lei. -
Tera avrebbe voluto fargli altre domande, ma per il momento tenne a freno la curiosità e annuì, andando a prendere le valigie.

Quando lo raggiunse, Giles aveva già cambiato la piccola e l'aveva messa a letto canticchiandole una canzone per farla addormentare. Tera rimase a osservarlo in silenzio finché Giles non la raggiunse. L'Osservatore accostò la porta senza fare rumore e si allontanò di qualche passo dalla porta prima di rivolgersi alla ragazza sottovoce.
- Si è addormentata, il viaggio deve averla stancata... -
- Ti decidi a darmi qualche spiegazione? Da quando hai una figlia? E da dove spunta fuori? Scommetto che Eudial lo sapeva. -
- No. Non lo sapeva nessuno. - Tagliò corto Giles e Tera lo guardò irritata, era chiaro che l'Osservatore non aveva la minima intenzione di dare spiegazioni.
- OK, chi se ne frega. Torno in albergo, ci vediamo fallito. -
- No! - Giles la fermò afferrandola per il polso quasi con disperazione. - Resta qui stanotte, ti prego. -
- E perché dovrei? -
- Non ne so nulla di bambini, non so cosa fare, come comportarmi con lei... -
- E cosa ti fa supporre che io dovrei saperne di più? -
- ...inoltre sono esausto, ho bisogno di dormire... -
- Dormi, chi te lo vieta? -
- Ora Hope dorme, ma se si svegliasse? Sono talmente stanco che potrei non sentirla... non voglio che si senta abbandonata... Ed Eu e Xini... prima o poi torneranno a casa e io non ce la faccio ad affrontarle, non ora. -
- E perché dovrei aiutarti io? - Chiese Tera sorridendo malignamente.
- Perchè ti sto supplicando e so che ti ci stai divertendo moltissimo, e poi... - Stavolta fu Giles a sorriderle con aria vendicativa. - ...se non mi aiuti, non ti lascerò vedere i dvd di Babylon 5 che ho comprato in aeroporto mentre aspettavo il mio volo. -
- Cosa?! Li hai presi davvero?! -
Giles annuì.
- Allora, affare fatto? - Le chiese porgendole la mano.
Tera gliela strinse.
- Vai pure a dormire. Se la mocciosa ti sveglia ti chiamo, ma non sognarti neanche per mezzo istante che possa mettermi a cambiare pannolini e roba del genere. E se le due mentecatte tornano prima che ti svegli, io non so nulla di tutta questa storia. È figlia tua, le spiegazioni le dai tu. Ok?-
- Ok. -
Giles si avviò stancamente verso le scale e Tera si gettò sul divano, allungando un braccio ad afferrare il gatto che era nascosto sotto di esso.
Tenne Valerius saldamente per la collottola e lo sollevò a guardarlo negli occhi.
- Bene, un piccolo spione. Ascolti un po' troppe conversazioni di nascosto, micetto, meriteresti una punizione. -
Il gatto la guardò intimorito, ancora non era riuscito a capire quando Tera parlava sul serio.
- Certo che è un tipo strano. - Disse la ragazza, riferendosi a Giles. - Chissà da dove spunta quella mocciosa. In ogni caso, micetto, fila di sopra a controllare se dorme e se si sveglia chiamami. Chiaro? -
Valerius le soffiò contro, odiava essere chiamato "micetto". Tera lo guardò minacciosa e il gatto rabbrividì.
- Qualcosa in contrario, sacco di pulci?! Fila di sopra prima che mi venga in mente che hai ascoltato cose che non ti riguardano! -
Valerius obbedì senza esitare e Tera accese la tv mettendosi comoda sul divano.