7. The Answer

Xinuxunil trascinò Giles fino al suo camerino e lo spinse a sedere su un divanetto, poi gli sfiorò le labbra con un bacio leggero prima di avviarsi alla porta.
- Aspettami un attimo, torno subito. -
Rimasto solo, Giles si diede dello stupido per essersi lasciato colpire da uno stupido attorucolo da quattro soldi. Per un attimo rimpianse i poteri, se li avesse avuti quel Kain non avrebbe riso tanto, poi si rese conto che se avesse avuto ancora i poteri, a quell'ora sarebbe stato morto.
Sospirò tristemente, non avrebbe voluto che Xini lo vedesse tanto debole.
La ragazza tornò con un paio di lattine gelate e gliene premette una sulla guancia con delicatezza, sedendosi accanto a lui.
Gli passò una mano fra i capelli, lentamente.
- So a cosa stai pensando, Ripper. Smettila subito. -
- Riesci di nuovo a leggermi la mente? -
Xini sorrise leggermente.
- I poteri di Valerius me lo permettono, ma adesso non ne ho bisogno, ce lo hai scritto in faccia. -
- Si sotto forma di livido... - Disse Giles con amarezza.
- Non lasciare che le parole di quello stupido ti feriscano. Non sei vecchio, Ripper e se è riuscito a colpirti è solo perché ancora non stai bene. -
- Quello ci stava provando con te... Avrei dovuto stenderlo... -
Xini sorrise.
- Sento forse una punta di gelosia in queste parole? -
La ragazza scostò la lattina dal viso di Giles, e baciò delicatamente il livido, appoggiando poi la guancia a quella di lui, fredda per il contatto con la lattina gelata.
- Ripper, io amo te, nessun altro. - Gli sussurrò. - Non mi importa niente di quello che può dire Diam. -
- Potrebbe rovinarti la carriera... Ne vale la pena per stare con uno che sembra tuo padre? -
- Che sciocco che sei, se sono diventata una cantante l'ho fatto per te. È vero, mi piace questo lavoro, ma tu sei molto più importante. E poi non ti dimenticare una cosa, tra noi, sono io la più vecchia. Sono una dea millenaria, no? -
Giles sorrise.
- La mia dea. - Disse passandole una mano fra i capelli. - Sei cambiata in questo mese, Xini. Sembri così forte, ora... -
- Forse hai ragione, Ripper. Quando sono rinata come essere umano, mi sentivo così debole e spaventata... Non riuscivo ad abituarmi ai limiti di questo corpo, forse non ci sono ancora abituata in effetti, ma quando mi sono allontanata da te ho dovuto impegnarmi per riuscire ad andare avanti da sola. Ero arrabbiata e ferita e terribilmente spaventata, ma poi ho capito che se volevo salvarti dovevo darmi da fare. E mentre studiavo la magia, mi sembrava di riuscire a capire un po' meglio gli esseri umani. E ora ho anche il potere di Valerius... È strano, è una forza oscura, totalmente opposta alla mia natura, ma credo di essermici abituata... Non è orribile come credevo, è solo diverso. -
- Sono stato uno stupido. Volevo il potere per starti vicino e proteggerti, ma sono riuscito solo a farti soffrire e andare via da me. Ho perso la tua fiducia, Xini, questo è quello che mi fa stare peggio. -
Xinuxunil lo guardò, pensierosa.
- La sera del concerto mi hai fatto una domanda. Mi hai chiesto se sarei tornata da te e io ti ho detto che dovevo pensarci. In questi giorni ho riflettuto e ora ho una risposta da darti. -
Giles sollevò gli occhi a guardarla, attendendo che continuasse, con un'espressione quasi spaventata.
- Quello che hai fatto impadronendoti del potere di Valerius è stato stupido, ed è stato egoista non pensare minimamente a quello che potevo provare io. Sono scappata via da te perché non volevo più soffrire e avevo paura che mi avresti ferito di nuovo. -
Fece una pausa e Giles abbassò lo sguardo, sentendosi in colpa.
- Però ti amo, Ripper, e da questo non sono potuta scappare. Stare lontano da te mi faceva male, anche se continuavo a ripetermi che era necessario. Il mio orgoglio continuava a dirmi che dovevo starti lontana, che una dea non dovrebbe avvicinarsi troppo agli esseri umani, ma il mio cuore piangeva per la tua assenza. Forse non dovrei, forse ha ragione l'orgoglio, ma non importa. Voglio stare con te, Ripper, e che succeda quello che deve succedere. -
- Allora... mi hai perdonato? - Chiese Giles, quasi incredulo.
Xini annuì con un sorriso e l'Osservatore la strinse a sè, emozionato e felice.
Rimasero abbracciati in silenzio per qualche minuto, senza bisogno di parlare, semplicemente ascoltando ognuno il battito del cuore dell'altro, poi Xini alzò il viso a guardarlo negli occhi, ricordandosi di quello che le aveva detto la mattina al telefono.
- Ripper? Come mai sei venuto qui oggi? Hai detto che dovevi parlarmi di qualcosa di importante... -
Giles trasalì e i suoi occhi si velarono di tristezza ripensando a Buffy.
Raccontò a Xini della telefonata di Joyce.
- Voglio andare a Sunnydale. - Concluse. - Devo scoprire chi ha fatto una cosa del genere alla tomba di Buffy. Volevo... volevo chiederti se saresti venuta con noi. -
- Questa Joyce Summers... Sei stato con lei vero? -
Giles arrossì violentemente.
- Ecco...si, ma non eravamo proprio in noi... Era colpa del cioccolato... Ma come fai a saperlo? -
- Te l'ho letto nella mente la prima volta che l'ho unita alla mia. -
- Sei gelosa di Joyce? -
- Ho motivo di esserlo? -
- No, assolutamente no. Quello che è successo è stato un errore, Joyce è solo un'amica! -
- Ripper... Lo so. -
- Hai letto anche questo nella mia mente? -
- No. Mi fido di te. - Rispose Xini baciandolo leggermente sulle labbra.
- Allora verrai? -
La ragazza scosse la testa.
- Non posso, mi dispiace, devo lavorare nei prossimi giorni. Se vuoi ti raggiungerò appena potrò. - Se voglio? Certo che voglio, Xini! Siamo stati lontani troppo a lungo. -
Qualcuno bussò alla porta del camerino per avvisare Sachino Seihoshi che era ora di iniziare le riprese e Xini si alzò a malincuore.
- Devo andare, Ripper. Vuoi restare ad assistere alle riprese? -
Giles sorrise.
- Meglio di no, se dovessi incontrare di nuovo quel Kain non risponderei delle mie azioni. E poi devo ancora fare i bagagli. Partiamo questa sera. -
Xini si sollevò sulle punte dei piedi per baciarlo un'ultima volta.
- Mi mancherai. -
- Anche tu, tantissimo. Ti chiamo appena arriviamo a Sunnydale. -
Xini sorrise, poi si affrettò verso lo studio televisivo, voltandosi a salutarlo un'ultima volta prima di sparire dietro la porta.