8. Cats Can't Fly

Valerius puntò le zampe contro l'apertura del trasportino, cercando di divincolarsi dalle mani di Giles.
- Perchè devo viaggiare in gabbia?! Mi rifiuto, non sono un carcerato! Non mi lascerò umiliare in questo modo!! Sono innocente, non ho fatto nulla di male! -
- A parte tentare di uccidermi? -
- Non sono stato condannato per quello! -
- In ogni caso non importa, è il regolamento, se vuoi viaggiare in aereo devi restare nella gabbia. Lili non ha fatto tante storie. -
- Ah si? E allora perché hai le mani a strisce? -
- Forse perché tu mi hai graffiato non più di dieci minuti fa? - Ribattè Giles spingendolo a forza dentro la gabbia e chiudendo la porta.
- Non mi riferivo a quei graffi, ma a quelli che hai sul polso, quelli te li ha fatti Lili! -
Giles lo guardò attraverso la rete della porta .
- Lili è un gatto, se si spaventa graffia, è il suo istinto, ma tu hai una mente umana, mi aspetterei che la usassi. -
- Infatti ogni graffio che ti ho fatto era voluto e deliberato. -
- Sai, credo proprio che ti lascerò in gabbia anche dopo il volo... -
- Volo?! Come volo?! -
- Come pensi di arrivarci in America, a nuoto? -
- Ma sei pazzo? Gli esseri umani non volano! I gatti non volano! -
- Gli aerei si. - Concluse Giles e caricò la gabbia sul furgone ignorando le ulteriori proteste di Valerius.
L'Osservatore sedette accanto al finestrino con un sospiro di stanchezza ed Eudial lo raggiunse poco dopo portando la gabbietta di Lili.
- Avete preso tutto? - Chiese Spike, e alla loro risposta affermativa, avviò il motore.
Eudial lanciò uno sguardo alle mani di Giles e frugò nella borsa in cerca delle salviettine disinfettanti per pulirgli i graffi.
- Non è niente, Eudial, non ce n'è bisogno. - Disse cercando di ritrarre la mano, ma la ragazza gli afferrò il polso tenendolo stretto.
- Giles, devo ricordarti che hai rischiato di morire non più di tre giorni fa? Se avessimo un minimo di buon senso a quest'ora dovresti essere nel letto di un ospedale a riposarti e a riprenderti e non in procinto di fare un viaggio intercontinentale. Ma visto che non ne vuoi sapere, non mi pare il caso di rischiare anche un'infezione per i graffi di quella bestiaccia. Inoltre non mi hai detto nemmeno dove eri finito stamattina e come ti sei fatto quel livido in faccia. -
- Sono andato a salutare Xini. -
- E ti ha picchiato lei? - Sogghignò Spike.
- Certo che no. - Ribattè Giles, irritato.
- E allora come ti sei fatto male? - Chiese Eudial.
- Ho sbattuto. -
- Contro un pugno? -
- Smettila, Spike! Non sono affari tuoi! - Rispose Giles, seccamente. Non aveva voglia di ricordare e tanto meno raccontare l'episodio sgradevole con Diam Kain. Essere stato colpito da quel ragazzo arrogante che faceva il cascamorto con Xini ancora gli bruciava e lo rendeva di cattivo umore.
- Scusa tanto se ci preoccupiamo per te. - Disse Spike, offeso, concentrandosi sulla guida.
Eudial finì di disinfettare i graffi, ma non lasciò andare la mano di Giles, stringendola leggermente e guardando l'Osservatore con aria abbattuta.
- Scusami, non volevo essere indiscreta. -
Giles sospirò, sentendo svanire l'irritazione tanto rapidamente quanto era arrivata.
- No, scusatemi voi. Anche se sono nervoso non devo permettermi di sfogarmi sulle persone che si preoccupano per me. Mi dispiace, non so cosa mi sia preso. -
Eudial gli sorrise con affetto.
- Sei stanco e i poteri di quel gattaccio là dietro ti hanno rovinato la salute. Quando starai meglio sarai anche più sereno. Mi prometti che a Sunnydale cercherai di non stancarti troppo? -
- Farò del mio meglio. -

Valerius si appiattì sul fondo della gabbia, terrorizzato, cercando di non ascoltare i rumori dell'aereo.
Giles sorrise divertito nel guardare il gatto, in quel momento non sembrava affatto il temibile mago nero in grado di rubare il corpo della gente a centinaia di anni dalla sua morte.
- Ehi, ci pensi che siamo a decine di migliaia di metri di altezza? - Gli sussurrò.
Il gatto rispose con un gemito disperato, continuando a tremare e Giles provò un po' di pietà per lui pensando a quanto dovesse essere traumatico ritornare in vita dopo cinquecento anni. Lo stesso Spike non era tanto vecchio e poi lui aveva visto nascere le nuove tecnologie, mentre Valerius era passato dalle carrozze e i cavalli agli aerei e alle auto, per di più senza poteri e in un corpo da gatto.
Giles guardò Eudial e Spike, entrambi dormivano profondamente, con la mano nella mano e le teste vicine. Anche Lili era tranquillamente addormentata nella sua gabbietta, acciambellata al caldo su un vecchio maglione di Giles.
L'Osservatore controllò che non ci fossero hostess in giro, poi si chinò sul trasportino di Valerius e aprì la porta, prendendo il gatto in braccio. Valerius lo lasciò fare, troppo sconvolto per reagire in qualsiasi modo, e affondò il muso nel maglione di Giles, cercando di non vedere e non sentire nulla.
- Hai davvero tanta paura? - Gli chiese Giles sottovoce, lisciandogli il pelo arruffato della schiena con una carezza e il gatto lo guardò, stupito, senza smettere di tremare.
- Stiamo volando! Capisci, stiamo su un pezzo di ferro che vola! Questo va oltre ogni magia conosciuta! Non è possibile, cadremo! -
- Infatti la magia non c'entra. E di solito gli aerei sono abbastanza sicuri... se non vengono attaccati dagli spettri... -
- Spettri? Che c'entrano i fantasmi adesso? - Chiese Valerius, allarmato.
- No, no, niente. Non ti preoccupare, con l'esperienza ho imparato che è molto più facile morire uccisi da un vampiro che non precipitare con un aereo. Non temere, andrà tutto bene. -
- Non è molto confortante. - Si lamentò il gatto, rannicchiandosi ancora di più contro il corpo di Giles.
L'Osservatore non disse nulla, e continuò a carezzargli la schiena con movimenti lenti e regolari finché il gatto non smise di tremare e non si rilassò, scivolando in un sonno sfinito.
Giles guardò le stelle fuori dal finestrino, chiedendosi cosa lo avrebbe aspettato una volta arrivato a Sunnydale e si rese conto di avere paura. Temeva che rivedere la cittadina dove era stato l'Osservatore di Buffy e dove l'aveva vista morire avrebbe riaperto ferite dolorose. Il pensiero che la sua tomba fosse stata profanata gli provocava un senso di nausea, un'angoscia profonda che lo portava a domandarsi il motivo di quel gesto.
Cercò di scacciare quei pensieri per il momento e continuò a osservare le stelle, pensando a Xini, la sua stella sacra. Ebbe l'impressione che in quel momento anche lei stesse pensando a lui e si addormentò sorridendo, cullato da quel pensiero.

Valerius si svegliò molto più tranquillo: il maglione dell'Osservatore e la coperta formavano un nido caldo e rassicurante, inoltre Giles aveva ancora la mano sulla sua schiena in un gesto protettivo. Il gatto si stiracchiò e poi si mosse, affacciandosi da sotto il bordo della coperta per guardarsi intorno: la strega e il vampiro erano svegli e stavano parlando sottovoce per non disturbare Giles che invece dormiva ancora.
Valerius tornò ad accucciarsi sulla pancia di Giles, appoggiando il muso fra le zampe e osservando pensierosamente il viso dell'uomo addormentato.
Era una persona strana, si disse, lui aveva tentato di ucciderlo, eppure l'Osservatore aveva avuto pietà di lui. Nessuno lo avrebbe biasimato se lo avesse rispedito nell'oltretomba, eppure Giles lo aveva lasciato vivere seppure nel corpo di un gatto e lo aveva anche tranquillizzato quando era terrorizzato...
- Sei proprio scemo! - Disse allungando una zampata al viso di Giles senza però usare le unghie.
L'Osservatore aprì gli occhi, e lo guardò, assonnato.
- Uh, hai detto qualcosa? -
Valerius appoggiò le zampe sul bordo del finestrino e guardò fuori reprimendo un brivido.
- Spiegami perché questo coso vola e come mai siamo ancora vivi. -