18. Dark Sides

Xinuxunil rilesse l'ultima frase sul libro ingiallito dagli anni, poi chiuse gli occhi e la ripetè tendendo una mano verso il peluche di Usagi appoggiato sul tavolo del fast food. Le cinque ragazze accanto a lei trattennero il respiro mentre il pupazzetto si sollevava in aria di qualche centimetro. Xini riaprì gli occhi e sorrise, lasciando ricadere il peluche.
- Fantastico! Ci sei riuscita! - Gridò Usagi abbracciandola con entusiasmo.
Xini annuì soddisfatta: finalmente era riuscita ad imparare un semplice incantesimo e ad usarlo anche con quel corpo umano. Aveva iniziato a studiare di nascosto i libri di Giles da qualche settimana e finalmente aveva ottenuto un risultato! Non avrebbe mai riavuto i poteri di una dea, ma Ripper sarebbe stato sorpreso di scoprire che anche lei poteva aiutare nella caccia ai vampiri.
- Brava, - disse Minako - il signor Giles sarà felice di sapere che ti stai impegnando tanto. -
- Non ditegli nulla! Quando sarò diventata davvero brava voglio fargli una sorpresa! Ami, puoi insegnarmi a usare il computer? Willow mi ha detto che mi insegnerà qualcosa, ma dovremo parlare per e-mail perché le telefonate intercontinentali costano troppo. -
- Certo, ne sarò felice, ma come mai non lo hai chiesto a Eudial? -
Xini si alzò in piedi di scatto, adombrandosi in volto.
- Perchè no! Scusate, vado in bagno. -
Le cinque ragazze la guardarono stupite, poi Usagi si alzò per seguirla.
- Vado a vedere che ha, aspettatemi. -

Usagi spinse la porta dei bagni e cercò Xini con lo sguardo. Una delle porte era chiusa e la ragazza si avvicinò bussando leggermente.
- Xini? Sei qui? -
Dall'interno del bagno non venne risposta, ma Usagi non si scoraggiò e bussò di nuovo.
- Lo so che sei lì. - Le disse con dolcezza.
- Lasciami sola. -
- C'è qualcosa che non va? Non tenerti tutto dentro, se ti sfoghi, poi starai meglio. -
- Non ho niente che non va! -
- È Eudial, vero? Avete litigato di nuovo? -
Xini aprì la porta del bagno, guardandola e Usagi vide che aveva gli occhi lucidi.
- No, - sospirò. - da quando ho un corpo mio non abbiamo più litigato. È sempre gentile con me, come posso litigare con una persona che si comporta così? -
- Sembra quasi che ti dispiaccia... -
- Forse è così. All'inizio ci detestavamo, poi, quando abbiamo unito le nostre menti per salvare Ripper, abbiamo stabilito un legame. Le voglio bene, l'ho sentita come una parte di me, ma spesso vorrei che non fosse così. Se ci detestassimo non mi sentirei tanto in colpa. -
- In colpa per cosa? -
- A volte non la sopporto! È sempre così perfetta! Fa sempre la cosa giusta, è forte, intelligente e tutti le vogliono bene. Se non ci fosse stata lei l'altra sera saremmo morti tutti. Lei ha annientato una meteora, mentre io sono riuscita solo a piangere come una stupida! E poi... poi Ripper le vuole così bene... Ogni tanto penso che se ci trovassimo entrambe in pericolo e lui potesse salvare solo una di noi, lui sceglierebbe Eudial... - Xini scoppiò a piangere. - Quando lei stava male... a volte ho pensato che... che se lei fosse morta, allora l'amore di Ripper sarebbe stato solo per me. È orribile, non trovi?! Sono una persona orribile! -
Usagi la guardò singhiozzare e le prese delicatamente una mano.
- Sono certa che se Eudial fosse morta davvero avresti sofferto molto, non è così? -
- Non voglio che lei muoia! Non voglio che le succeda nulla di male, ma allora perché mi vengono in mente certe cose? -
- Non sei una persona orribile, Xini. Può succedere di avere brutti pensieri, fa parte della nostra natura umana. Nessuno può essere perfetto, abbiamo tutti un lato oscuro. -
- Io non dovrei averlo! Sono una dea, accidenti! Dovrei essere pura luce, essere al di sopra di queste cose! Il mio amore per Ripper dovrebbe essere puro, inattaccabile da sentimenti meschini come la gelosia! Eppure sono qui a tormentarmi perché non riesco più a capire quello che pensa!-
- È così quando dai il tuo cuore a qualcuno, devi accettare anche il fatto che potresti restare ferita, non puoi essere certa che i tuoi sentimenti siano corrisposti come vorresti, ma se vuoi amare qualcuno, allora devi anche fidarti di lui. -
- Ma è sempre così per gli esseri umani? Come fate a sopportarlo? -
- Ne vale la pena. Non ti senti incredibilmente felice quando sei con lui? -
Xini annuì, sorridendo leggermente.
- Mi piace guardarlo mentre dorme, a volte. È così sereno, in quei momenti vorrei essere in grado di proteggerlo da tutto quello che può farlo soffrire. Forse è per questo che sono invidiosa di Eudial... Se fossi io la Cacciatrice potrei essere sempre accanto a lui e difenderlo... -
- È per questo che non vuoi che sia lei ad aiutarti con il computer? -
- Si. Voglio riuscire a fare qualcosa di buono da sola. Se Eudial mi aiutasse, allora sarebbe anche merito suo se io diventassi una strega potente, ma per una volta voglio che Ripper ammiri solo me. -

Tera inserì gli ultimi dati nel computer ed avviò l'elaborazione: calcolando la traiettoria di ognuna delle meteore cadute sulla città, forse sarebbe stata in grado di scoprire qualcosa di utile per trovare gli "amichetti" di Eudial, chiunque essi fossero. E allora avrebbe potuto avere la sua vendetta. Se lei fosse riuscita a mettere questi Death Busters sulle tracce della falsa Cacciatrice, allora Giles sarebbe stato costretto a usare i poteri per difenderla, facendosi scoprire. Lei sarebbe rimasta a guardare mentre il Consiglio degli Osservatori lo cacciava a calci nel sedere o lo sbatteva in prigione, oh si, avrebbe guardato con molta soddisfazione. E se quel fallito non avesse usato i poteri, allora i Death Busters si sarebbero ripresi Eudial e lui avrebbe comunque sofferto.
Il pc finì di elaborare i dati e Tera esaminò la mappa della città, costellata di puntini rossi: le meteore sembravano aver formato dei cerchi intorno a una zona che apparentemente non era stata colpita e che corrispondeva a un vecchio parco dei divertimenti abbandonato in attesa di essere smantellato.
Tera sogghignò, era certa di aver trovato il nascondiglio dei Death Busters.

Spike sentì la pelle di Eudial fremere sotto il tocco delle sue labbra e la ragazza si strinse a lui quasi con disperazione. Poco prima gli aveva raccontato piangendo del ritorno dei Death Busters, sembrava terrorizzata al pensiero di dover affrontare quella scelta. Il vampiro si era sentito sperduto nel sentire quelle parole, aveva paura di poter perdere l'unica donna che lo avesse mai amato, l'unica che fosse riuscita a svegliare il suo cuore anche quando non aveva ancora riavuto l'anima, poi di colpo si era sentito invadere dalla calma, derivata da una certezza: qualunque cosa lei avesse deciso, lui non si sarebbe separato da lei, a nessun costo.
Le aveva preso il viso tra le mani, asciugandole le lacrime con un bacio tenero, poi l'aveva presa fra le braccia e l'aveva portata in camera tenendola stretta a sè.
- Non pensarci, non pensare a nulla ora. - Le aveva sussurrato e l'aveva sentita rilassarsi lentamente sotto il tocco delle sue carezze e dei suoi baci.
Sentì la ragazza cercare il suo collo con le labbra e poco dopo i denti di lei lo trafissero provocandogli una fitta di dolore misto a desiderio. Spike la tenne stretta e ben presto la imitò, assaporando lentamente il sapore del sangue di lei.

Giles fissò la distesa scura del mare, nero come una massa di inchiostro in quella notte senza luna e agitato dal vento freddo che faceva sibilare le foglie degli alberi. Il rottame di quella che era stata l'auto di Eudial giaceva semi sommerso dalla marea poco più in là, simile allo scheletro di una qualche creatura grottesca e l'Osservatore ricordò il tuffo al cuore che aveva provato scorgendovi una figura immobile all'interno. Era esattamente in quel punto che, poco meno di un anno prima, l'aveva incontrata per la prima volta. Era stato lui a risvegliarla da un sonno durato cinque anni e sorrise leggermente ripensando a come l'avesse creduta un demone, poi il suo sorriso lentamente svanì. Non c'era nulla da ridere, in effetti. Conoscendola aveva dimenticato l'impressione provata in quel loro primo incontro, la certezza che lei fosse diversa, una creatura aliena, e aveva dimenticato anche quel dolore che le aveva letto negli occhi quando aveva scoperto di essere rimasta sola, quel dolore che gli aveva impedito di ucciderla e che li aveva avvicinati.
Giles si sentiva il cuore pesante. Le aveva detto che avrebbe accettato qualunque decisione lei avesse preso, ma la sua anima sapeva che non era vero: se lei avesse deciso di andarsene, l'avrebbe lasciata libera, ma sapeva che qualcosa sarebbe morto dentro di lui, che non si sarebbe mai ripreso da quella perdita. Una voce oscura nella sua mente gli gridava di non permettere una cosa del genere, di costringerla a restare anche con la forza, ma l'Osservatore non si permetteva di ascoltarla, respingendola con tutte le sue forze. L'importante era che lei fosse felice, si disse, e la sofferenza che avrebbe provato lui non contava. Sentiva il potere nero che si agitava furiosamente dentro di sè, agitato come i suoi sentimenti e desiderò il conforto dell'abbraccio di Xinuxunil, anelando a quella luce da cui si stava allontanando sempre di più, contaminato dall'oscurità di quella magia. Ma non poteva andare da lei in quel momento, non in quello stato. Cadde in ginocchio sulla sabbia umida, coprendosi il volto con le mani, mentre un gemito soffocato gli sfuggiva dalle labbra. Lili si strusciò contro di lui, unica compagna in quella solitudine straziante.

Il gufo sorvolò la costa, in cerca di cibo, notando appena l'uomo inginocchiato sulla spiaggia e il gatto che gli stava vicino, stranamente indifferente all'aura di potere oscuro che si sprigionava dal corpo dell'umano. Il volatile scorse un topo sulla sabbia che stava rosicchiando alcuni rifiuti gettati a riva dalle onde e si gettò in picchiata verso la sua preda. Avrebbe dovuto passare pochi metri sopra la testa dell'umano per afferrare il topo prima che scomparisse nella sua tana, ma non importava, sapeva che gli esseri umani non erano in grado di saltare tanto in alto, non avrebbe corso alcun rischio. Si tuffò verso il basso, concentrato sulla preda e attraversò velocemente la nuvola di potere nero che circondava Giles. Quando toccò terra era morto senza nemmeno avere il tempo di rendersi conto di che cosa fosse stato ad ucciderlo.