3. Beginning a New Life

Eudial si svegliò e si guardò intorno, disorientata dall'ambiente nuovo in cui si trovava, poi le tornarono in mente gli eventi del giorno prima e una sensazione a metà tra l'angoscia e la speranza la assalì: aveva perso tutto, ma non era sola.
Esaminò la camera da letto in cui si trovava, la sera prima era stata troppo scossa e stanca per prestarci attenzione: la carta da parati alle pareti era scolorita e strappata in più' punti e il pavimento di legno era consunto e polveroso. Il letto era di foggia antica, ma ancora comodo e le lenzuola, pur essendo pulite avevano un vago sentore di muffa, come se fossero rimaste chiuse in un cassetto per decenni.
La casa di Giles un tempo doveva essere stata una villa lussuosa, ma ora aveva solo l'aspetto di una vecchia signora dimenticata da tutti e semi cadente. L'aspetto della casa si sposava perfettamente con il suo stato d'animo: quella casa aveva conosciuto un passato in cui era stata importante, ma era rimasta indietro, aveva perso i suoi abitanti ed era stata dimenticata da tutti fino a che Giles non l'aveva acquistata.
?Forse le cose possono migliorare...? pensò Eudial e non sapeva nemmeno lei se si stava riferendo alla sua situazione o a quella della casa.
Notò una camicia da uomo pulita e ben piegata sulla sedia accanto al letto e sorrise leggermente. Quell'uomo era chiaramente disperato quanto lei, forse anche di più, eppure era ancora capace di essere gentile.
Eudial frugò nell'armadio e riusci a trovare alcuni vecchi vestiti e della biancheria antiquata, ma pulita. Scelse una gonna lunga, prese la camicia di Giles e un asciugamano e si diresse verso il bagno.
L'impianto idraulico non era in condizioni migliori del resto della casa, ma era comunque meglio di niente ed Eudial riuscì almeno a fare una doccia.
L'acqua tiepida le sciolse i muscoli un po' indolenziti dopo la lotta con i vampiri del giorno prima e la fece sentire bene.
Si rivestì e uscì dal bagno, tamponandosi i capelli ancora umidi.
La casa era silenziosa e la luce del sole filtrava attraverso le imposte sconnesse. I rumori esterni sembravano distanti e le arrivavano quasi ovattati.
Eudial esplorò la casa per qualche minuto, poi tornò al piano superiore, fermandosi davanti alla porta della stanza di Giles. Posò la mano sulla maniglia, e quella cedette silenziosamente.
Senza fare rumore, Eudial entrò nella stanza e si guardò intorno: Giles era ancora profondamente addormentato.
La ragazza studiò il volto dell'uomo e si chiese quali fantasmi del suo passato lo tormentassero tanto. Dalle poche parole che aveva detto, lei aveva intuito che i vampiri avessero ucciso una o più persone a cui era molto legato, ma non aveva potuto saperne di più.
Ora, mentre dormiva, il viso di Giles era sereno, e Eudial capì che doveva essere più giovane di quello che le era sembrato il giorno prima. Mentre lo stava guardando, Giles aprì gli occhi e lei fu dispiaciuta nel vedere il dolore farsi strada quietamente negli occhi dell'uomo, come se ormai fosse una presenza costante nella sua mente e fosse diventato una peculiarità del suo stato d'animo.
Gli sorrise e si scusò per essere entrata nella sua stanza senza bussare, poi scese in cucina per cercare qualcosa da mangiare per entrambi.

Giles fissò la porta che si chiudeva, ancora un po' frastornato.
Gli avvenimenti del giorno prima gli sembravano ancora irreali, solo due giorni addietro era ancora a Sunnydale e ora era in Giappone, in una villa cadente e si era portato a casa una strega proveniente da un altro pianeta che era bravissima a cacciare i vampiri! Sperò che fosse tutto un sogno e che potesse svegliarsi nella biblioteca della scuola e trovarsi davanti Buffy, ma il dolore che sentiva dentro di sè era troppo forte per poter essere irreale. Buffy era morta. Ancora non riusciva ad accettarlo, ma era successo davvero.
Si guardò allo specchio: i graffi sul viso stavano iniziando a rimarginarsi, ma facevano ancora male. Forse avrebbe dovuto disinfettarli.

Poco più tardi Giles raggiunse Eudial al piano inferiore, si era cambiato d'abito rispetto al giorno precedente, ma il suo abbigliamento aveva sempre uno stile inequivocabilmente inglese.
La strega si strinse nelle spalle e sorrise.
- Se vogliamo mangiare qualcosa, ci conviene andare a fare spese, l'unico cibo che ho trovato in cucina erano scatolette scadute almeno dieci anni fa. Per cacciare i vampiri dobbiamo tenerci in forze no?-
- Davvero vuoi farlo? -
- La spesa? Certo! - Scherzò Eudial, poi notò che Giles era agitato anche se si sforzava di non lasciarlo trasparire e tornò seria. - Ascolta, quelli sono esseri malvagi e forse lo sai meglio di me. Vanno eliminati, lo so e io posso farlo. Ne sono in grado. E voglio farlo. Pensavo di essere sola, inutile, tagliata fuori dal mondo, di non avere più speranze, ma questa è una cosa che può dare un senso alla mia presenza qui. Lo farò! -
Giles sospirò; aveva sperato che cambiasse idea, ma sapeva che non lo avrebbe fatto. Il terrore strisciante di vedere morire un'altra Cacciatrice lo invase e gli fece rafforzare il giuramento che aveva fatto il giorno prima. Non la avrebbe lasciata morire, non di nuovo.

Il centro commerciale era affollato e la gente continuava a urtarlo, rischiando di fargli cadere le buste e i pacchetti che aveva in mano.
- Sei sicura che avremo bisogno di tutta questa roba? -
- Certo! - Il tono di Eudial non ammetteva repliche ? In quella casa manca praticamente tutto! -
Con un sospiro Giles depose i pacchetti nel bagagliaio dell'auto usata che avevano comprato poco prima.
- Abbiamo finito? - Chiese leggermente a disagio, lanciando un'occhiata alla sua carta di credito in mano a Eudial.
La ragazza lo guardò inarcando un sopracciglio.
- Scherzi vero? Abbiamo appena iniziato! - Disse afferrandolo per un braccio e trascinandolo nuovamente all'interno del centro commerciale.

L'essere strisciava nei meandri della caverna, un nodo brulicante di odio, rabbia e crudeltà. Il suo risveglio aveva attirato nelle profondità della terra ogni genere di creature oscure. Il male chiama il male, e l'essere era un concentrato di male. Vampiri, demoni e tutte le creature maligne avevano sentito il suo richiamo ed erano giunte per unire i loro scopi perversi ai suoi. Energia, l'essere aveva bisogno di energia vitale e le strade della città soprastante brulicavano di deboli esseri umani, prede ideali. Le creature dell'ombra gli avrebbero portato energia e lui, l'essere, avrebbe dato loro un potere oscuro, era un buono scambio per entrambe le parti.
L'essere si agitò: iniziava ad essere affamato.
Un gruppo di demoni ombra si diresse verso la superficie.

Eudial spinse una busta a forza nello stretto spazio tra due scatoloni e con un po' di fatica riuscì a richiudere il bagagliaio dell'auto.
- Abbiamo finito, stavolta? - Chiese Giles con una certa esitazione, quasi temendo la risposta.
Eudial studiò la macchina stracolma, poi annuì.
- Si, per oggi può andare. -
- Per oggi?! -
Eudial ridacchiò.
- Tranquillo, scherzavo. Però devi ammettere che i centri commerciali sono divertenti. Mi sento meglio ora. Tu no? Dammi le chiavi, guido io. -
Giles le rivolse un sorriso rassegnato scuotendo la testa e le lanciò il mazzo di chiavi, ma si rese conto che effettivamente per tutto il pomeriggio non aveva avuto il tempo di tormentarsi.
Il pensiero di Buffy gli diede una fitta al cuore, ma la brusca partenza dell'auto e la guida ?sportiva? di Eudial gli impedirono di pensare ad altro fino a quando non fu certo di essere al sicuro a casa e ben lontano da qualunque cosa con quattro ruote.

I demoni ombra scivolarono lungo le strade mimetizzandosi con le ombre che si allungavano mentre il sole si abbassava all'orizzonte e si diressero verso una zona della città piena di gente, un quartiere commerciale, pieno di negozi aperti fino a tardi.

La lussuosa auto gialla decappottabile sfrecciò per la strada che conduceva alla Cattedrale Marina, diretta verso la città. Al volante c'era una donna giovane, con corti capelli biondo scuro e dall'aspetto un po' mascolino che guidava con abilità, superando le altre auto con sicurezza. Seduta al suo fianco era un'altra donna dall'aspetto attraente, con lunghi capelli verde acqua che si agitavano nel vento alle sue spalle.
L'auto superò la vecchia villa in cui abitavano Giles ed Eudial e poco dopo la donna alla guida aggrottò la fronte.
- C'è qualcosa nel vento. Lo senti anche tu Michiru? -
L'altra ragazza scrutò la sua immagine riflessa in uno specchio che teneva in mano, come in cerca di qualche rivelazione, poi annuì.
- Sta per succedere qualcosa, ma le acque sono confuse. Haruka, dobbiamo stare all'erta. -
L'auto continuò la sua corsa.

Eudial tossì a causa della polvere che si era accumulata nella grande soffitta, ma alla fine riuscì ad aprire la finestra. Quella stanza, ampia e spaziosa era l'ideale per allenarsi e per conservare le armi necessarie ad uccidere i vampiri. La parte dove il soffitto era più basso a causa della pendenza del tetto era attrezzata con scaffali in solido legno e poteva essere utilizzata come libreria.
Eudial sorrise tra sè: da quello che aveva visto, buona parte dei bagagli di Giles erano libri e di sicuro sarebbe stato contento di avere un posto dove metterli.
Per il momento la sfida più grande sarebbe stata quella di pulire e rimettere a posto la casa. Il pensiero non le dispiaceva, impegnarsi in qualcosa le impediva di rimuginare sulle cose tristi e in quel momento si sentiva ottimista. Forse non tutte le speranze di tornare a casa erano perdute, forse doveva solo aspettare l'occasione giusta e mentre aspettava avrebbe cercato di vivere meglio che poteva, impegnandosi a fare qualcosa di utile.
Giles stava lavorando al piano inferiore, e lei era sicura che anche a lui faceva bene distrarsi impegnandosi in qualcosa, ma sentiva anche che il dolore che lo opprimeva era sempre presente. Quel pomeriggio era riuscita a farlo sorridere un paio di volte, ma subito dopo il suo sguardo si era oscurato di nuovo.
Lo avrebbe aiutato, decise. E forse tenendo impegnato lui e cercando di distrarlo dal suo passato, anche lei avrebbe superato i suoi problemi.
Si affacciò alla finestra e osservò il panorama: la casa era in una posizione leggermente elevata rispetto alla città e, mentre dal retro si vedeva il mare, da quella finestra si vedevano le luci di Tokyo che iniziavano ad accendersi mentre la luce del sole spariva all'orizzonte.
Improvvisamente una colonna di fuoco si innalzò in una zona centrale della città.
-Giles! - Gridò Eudial - Vieni a vedere, presto! -
L'uomo arrivò di corsa e guardò il bagliore dell'incendio in lontananza.
- Credi che possa essere opera dei vampiri? -
Giles annuì.
- È probabile. -
Scesero insieme al piano inferiore e la giovane prese una spada dalla punta acuminata e le chiavi della macchina.
- Andiamo! - Disse decisa.
Giles scelse anche lui un'arma, ma passandole alle spalle le sfilò le chiavi dell'auto dalla mano.
- Va bene. Ma stavolta guido io. -