22. If You Have no Weapons, Take a Stone

Sofia osservò l'espressione di Tera, pronta ad arginare uno scoppio d'ira, ma la ragazza si limitò a sedersi sul letto e a sospirare.
- Vanno via tutti, Sofia... Alla fine non resterà più nessuno... -
- Torneranno. -
Tera la guardò e la sua espressione si indurì. Sofia ne fu lieta, la collera era preferibile all'apatia, era segno che non si sarebbe rassegnata, che avrebbe lottato per sopravvivere.
- Come fai a esserne così sicura? Sono andati ad affrontare un essere diabolico, un mostro capace di tenere in suo potere un'intera città come Tokyo e tu davvero credi che torneranno?! -
- Voglio crederlo. Devo crederlo. Non c'è molto altro che io possa fare se non avere fiducia in loro. -
- Ma che speranze possono avere Seihoshi e mio... Donovan? A questo punto mi sorprende che non sia andata anche tu all'assalto. Chissà, forse potresti prendere a sassate il nemico... -
- Se fosse necessario lo farei, credimi. -
Tera afferrò il gatto di peluche che le aveva regalato Eudial e lo tenne stretto. Odiava avere paura e molto tempo prima aveva giurato a se stessa di non volere più bene a nessuno per non soffrire, ma non poteva fare a meno di essere terrorizzata per la sorte dei suoi amici.
- É voluto andare anche quello stupido di un gatto... - Ringhiò Tera. - Cosa diavolo pensa di fare? Graffiare il nemico? Attaccargli le pulci? Stupido! Stupido! Stupido! -
La ragazza scagliò il pupazzo contro il muro con rabbia e voltò le spalle alla stanza come per guardare fuori dalla finestra.
Sofia finse di non accorgersi delle lacrime che bagnavano le ciglia della ragazza e si limitò a raccogliere il peluche e ad appoggiarlo sul letto.
Un tremolio dell'aria al centro della stanza le strappò un'esclamazione di sorpresa, poi la realtà si squarciò davanti ai suoi occhi e un uomo incappucciato uscì dal varco.
Tera si era voltata nell'udire il gemito di Sofia ed era avvampata di rabbia nel riconoscere Doyle.
Capitava a proposito, pensò, mentre la sua mano correva fulminea a cercare una delle armi che una Cacciatrice teneva sempre intorno a sé. In un attimo afferrò un pugnale e si preparò ad affrontare Doyle: lo avrebbe fatto pentire per quello che le aveva fatto e per essere una creatura al servizio del male.
Improvvisamente il giovane si spostò di lato e dal varco schizzò fuori Valerius ad artigli sguainati. Il gatto ritrasse le unghie nell'accorgersi dello spostamento del suo avversario, ma ormai aveva troppo slancio e non riuscì a evitare di atterrare addosso a Tera, facendola sbilanciare all'indietro. La ragazza fece un passo indietro per ritrovare l'equilibrio, ma le sue gambe incontrarono il bordo del letto che la fece inciampare e cadere di peso sul materasso.
Valerius la guardò ansiosamente.
- Ti sei fatta male?! -
- Che ci fai qui, idiota di un gatto?! -
- Cercavo di proteggerti! Ehi! -
La mano di Doyle lo afferrò per la collottola e lo tenne sollevato, poi lo lanciò di lato per sbatterlo contro il muro, ma Sofia riuscì ad afferrarlo al volo prima che colpisse la parete.
Tera fece per rialzarsi e combattere, ma Doyle si chinò su di lei e le afferrò le braccia, tenendola schiacciata contro il materasso.
- É da un po' che non usciamo insieme, tesoro. - Il giovane le scoppiò a ridere in faccia. - Inutile che ti agiti, se uso i miei poteri sono più forte di te, non puoi muoverti. Ora verrai con me, il mio Signore vuole tuo figlio. -
Tera fece scattare il ginocchio con forza, colpendolo all'inguine e poi lo spinse di lato, rialzandosi in fretta e recuperando il pugnale che era caduto a terra.
La ragazza fece per affondarlo nella schiena di Doyle, ma il giovane si girò rapidamente e la lama lo colpì alla mano, spezzandosi e ferendolo solo leggermente.
Tera arretrò e corse verso la libreria per prendere la spada nascosta sul ripiano più alto, la afferrò e colpì di nuovo Doyle prima che potesse attaccarla. Lo attaccò senza pietà finché il giovane non crollò a terra privo di sensi.
Valerius si liberò dalle braccia di Sofia e le saltò su una spalla.
- Aspetta, non ucciderlo! -
- Dimmi un motivo per cui non dovrei farlo. -
- Forse può dirci come sconfiggere Atheris. -
- Chi cavolo è Atheris? -
- Il nemico, la creatura misteriosa che ha scatenato tutto questo...-
Tera abbassò la spada.
- Puoi renderlo inoffensivo? - Chiese indicando Doyle con la punta dell'arma.
- Mi pare che tu lo abbia già fatto... In ogni caso possiamo usare dei sigilli che gli impediscano di usare la magia. Ne conosco a decine, devi solo pronunciare le parole per me. -
Tera annuì.
Il gatto la guardò con ammirazione.
- Come hai fatto a liberarti? Ti teneva bloccata con il suo potere! -
Tera arrossì leggermente.
- Quando ho usato il tuo incantesimo per creare l'amuleto per Eudial ho pensato che forse poteva essere utile farne uno anche per me. Per proteggere il bambino... -
Valerius la guardò incredulo.
- Tu, proprio tu, hai usato la magia di tua spontanea volontà? -
- Non una parola, gatto, o lego anche te. -
- In ogni caso hai fatto un buon lavoro, l'amuleto ti ha protetta bene. - Gli occhi di Valerius si riempirono di ombre. - Doyle è potente. Forse qui era più debole per la distanza dal suo padrone, ma né Giles né Spike né Eudial hanno potuto fare nulla contro di lui. -
Tera lasciò cadere il laccio che stava usando per legare le mani di Doyle e sollevò Valerius all'altezza del viso.
- Cosa?! Cosa è successo?! -
- Hope è come una marionetta nelle loro mani, Spike e le sailor sono stati imprigionati in blocchi di cristallo, non so se siano ancora vivi, mentre Rupert Giles ed Eudial sono prigionieri di Atheris... -
Sofia si lasciò sfuggire un gemito di angoscia nel vedere l'espressione di Tera.
- Tera, cosa sta dicendo il gatto?! Rupert è ferito?! Oppure... -
- Dille che lui non è ferito e che sembra che Atheris per il momento non voglia fargli del male. -
Tera si affrettò a riferire le parole di Valerius e lo fissò negli occhi per capire se le sue parole erano vere o se era solo una bugia pietosa per tranquillizzare Sofia.
- Non mentivo. - Disse il gatto leggendo la domanda negli occhi della ragazza. - Però ho paura per Eudial... E per te... -
- Per me? -
- Atheris ha ordinato a Doyle di portarti da lui. -
Tera rabbrividì.
- Doyle ha detto che vuole mio figlio... -
- Non gli permetterò di farvi del male! -
- Pulcioso... Tu hai seguito Doyle da solo per difendere me? - Tera lo guardò come se lo vedesse per la prima volta e Valerius sfuggì al suo sguardo chinando la testa per leccarsi una zampa.
- Non è stato poi così complicato. Nessuno badava a me, sai, io sono solo un gatto... -
Tera si concentrò sui sigilli che avrebbero reso Doyle inoffensivo e ripeté attentamente le parole suggerite da Valerius. Quando ebbe finito, sospirò, preoccupata.
- Cosa facciamo ora? Dobbiamo aiutarli. -
- Non ti lascerò correre rischi. - Disse Valerius, gonfiando il pelo.
- Non ho intenzione di mettere in pericolo mio figlio. - Disse Tera, seria. - Ma deve esserci qualcosa che possiamo fare. -
- Se ora conoscete il nome del nemico - intervenne Sofia - non potete cercare informazioni su di lui nei libri di Rupert? -
- Ci vorrebbe troppo tempo e non credo che ci sia nulla su di lui, altrimenti mi ricorderei un nome del genere. - Disse Valerius. - Nemmeno Rupert Giles aveva mai sentito nominare Atheris. -
Tera riferì le parole del gatto a Sofia, e la donna guardò Doyle, ancora privo di sensi.
- Però lui lo sa sicuramente. Il problema sarà farlo parlare. -
- A questo ci penso io. - Disse Tera con un sorriso sinistro.
Sofia arretrò di un passo, verso la porta della stanza.
Aveva paura, era terrorizzata, ma non poteva più restare a guardare in silenzio. Non importava ciò che aveva detto a Tera, non importava se tutte le sagge parole usate per consolarla di quell'attesa forzata sarebbero state vane.
Sofia non riusciva ad aspettare pazientemente che Rupert tornasse dopo aver sconfitto il male. Dalle parole del gatto e dall'espressione di Tera aveva capito che stavolta non sarebbe tornato.
- Torno subito. - Disse a Tera e Valerius e corse via.
Scese per le scale, uscì di casa, attraversò il giardino correndo come forse non aveva mai fatto in vita sua ed entrò a tutta velocità nella tana di Seraphina.
Il drago alzò la testa, gli occhi adombrati dalla preoccupazione, ma non chiese niente. Si rivolse invece alle bambine che guardavano Sofia, stupite e allarmate, le attirò a sé con una leggera spinta della coda e sussurrò loro una nenia dolce e ritmata che le fece addormentare profondamente in pochi secondi. Sostenendole con la coda le adagiò nella paglia pulita e soffice e le coprì con una coperta.
"É un canto che usavamo per addormentare i nostri piccoli, ma vedo che funziona anche con i cuccioli umani. Ora possiamo parlare. Cosa è successo al fratellino?"
- Lo so che non dovrei dirtelo, ma la situazione è disperata! Rupert ed Eudial sono prigionieri di un certo Atheris, Hope è stata contaminata dal male e tutti gli altri sono stati sconfitti. Non so cosa fare, Seraphina. Come possiamo aiutarli se siamo solo io, Tera e Valerius? -
Il drago si irrigidì.
"E Midnight?!"
Sofia non riusciva a guardarla negli occhi.
- Non... non so dove sia. Lui, il professor Donovan e Seihoshi sono partiti per andare ad aiutare gli altri, ma non so cosa sia stato di loro... -
Seraphina si alzò da terra, addentò il quarto di bue che Anya le aveva portato poco prima e lo ingoiò in due o tre morsi, poi si avviò verso l'uscita della grotta.
"Andiamo."
- Aspetta! Cosa vuoi fare? Sei ferita! -
"Forse non posso volare, ma non sono del tutto inutile."
Sofia si chinò sulla figlia addormentata, le sfiorò la fronte con un bacio leggero e poi seguì il drago.
Una voce fastidiosa nella mente le ripeteva che forse quella era l'ultima volta che vedeva Lyra, ma Sofia la scacciò con forza. Anche se fosse stato vero, anche se lei era destinata a morire, non importava: era anche per la salvezza di sua figlia che avrebbe lottato e, se Lyra fosse stata bene, il resto non contava.
Seraphina si era fermata davanti alla porta di casa e poco dopo anche Tera e Valerius uscirono in giardino, trascinando Doyle, ora sveglio, ma reso inoffensivo dai sigilli magici. Anche Anya uscì di casa, visibilmente preoccupata.
- Cosa succede? - Chiese ansiosamente.
- Anya, ti prego, bada alle bambine. Sono addormentate nella tana di Seraphina. Se dovesse succedere il peggio, portale con te e scappate il più lontano possibile. - Sofia la supplicò con lo sguardo e la ex-demone non osò protestare.
- Quando tutto questo sarà finito Rupert Giles dovrà aumentarmi lo stipendio, statene certi. -
- Tu un tempo eri un demone, no? - Le chiese Tera. - Conosci questo Atheris? -
- Mai sentito. -
Doyle scoppiò a ridere.
- Tentate pure, dibattetevi come pesci nella rete, ma il mio Signore non vi lascerà scampo. Siete solo falene divorate da una fiamma più grande di voi. -
Seraphina ringhiò. L'oscurità che trasudava da quell'uomo la disgustava profondamente e nulla le avrebbe dato più soddisfazione dell'affondargli i denti nella carne, ma si trattenne. Sapeva che quell'uomo era una preziosa fonte di informazioni, non poteva ucciderlo.
Nulla le vietava di spaventarlo però. Gli pose un artiglio sul collo, ma Doyle rimase impassibile.
- Non temo la morte, drago. Se mi uccidi, la mia anima diventerà parte dell'immenso potere del mio Signore, non potrei desiderare sorte migliore. Ogni stilla del mio sangue è un dono per Lui, ogni dolore che posso provare è un sacrificio lieve che mi porta più vicino all'oscurità totale! Nessuno di voi può danneggiarmi ormai, ma vi dico che morirete tutti e sarete condannati allo strazio eterno! -
Valerius sbuffò e guardò Tera con uno sguardo sarcastico.
- E tu uscivi con uno così? -

Midnight allargò bene le ali per lasciarsi portare dal vento e risparmiare il più possibile le forze per affrontare il nemico. Dall'alto la città sembrava quasi normale. Certo, non c'erano auto che circolavano e nessuno per le strade, ma lassù il potere oscuro che opprimeva Tokyo giungeva attenuato e il sole splendeva nel cielo limpido e faceva brillare le scaglie del drago.
Seihoshi rabbrividì e si strinse un po' di più alla schiena del professore per scaldarsi.
"Avete freddo?" Chiese il drago, accorgendosi che sia la ragazza che l'uomo stavano tremando. "Mi dispiace, non ho pensato che quassù l'aria è più fredda, ma non posso abbassarmi troppo oppure ci noteranno..."
Calò un po' di quota e cercò di aumentare la temperatura del proprio corpo per aiutare i due umani a sopportare meglio il freddo.
Seihoshi premette le mani sulle scaglie della schiena del drago.
- Sono tiepide! Come hai fatto? -
"Non lo so. Avevo l'impressione che fosse possibile e ci ho provato, tutto qui."
Seihoshi sorrise.
- Grazie, sei gentile. -
La ragazza guardò in basso e sospirò. Forse laggiù la gente stava morendo, forse era già tutto perduto e loro non avevano modo di saperlo. Seihoshi si sentiva in colpa per essere viva: se la dea fosse stata ancora incarnata nel suo corpo lei non sarebbe esistita, ma forse Xinuxunil sarebbe stata in grado di fermare il male che avvolgeva la città.
"Hai paura, giovane umana?" Si informò Midnight gentilmente, ma Donovan sbuffò.
- Se hai paura potevi fare a meno di venire. -
- Non ho paura! É solo che vorrei essere più utile... Se avessi ancora i poteri di Xinuxunil potrei affrontare anche io il nemico. -
"C'è qualcosa che puoi fare anche ora." Disse Midnight. "Canta per me."
- Vuoi una canzone? -
"La musica mi dà coraggio, infonde forza alle mie ali e fa volare il mio spirito."
Seihoshi annuì, poi chiuse gli occhi per concentrarsi e iniziò a cantare una delle canzoni di Xinuxunil, cercando di mettere tutto il suo cuore nella melodia, di rendersi musica per aiutare il volo di Midnight.
Quando le ultime note della canzone si spensero, Midnight disse una sola parola.
"Grazie."
Volarono in silenzio per qualche secondo, poi anche Donovan si decise a parlare.
- Quella roba che hai cantato aveva parti in azteco antico? -
- Le mie canzoni non sono "roba"! Comunque sì, aveva alcuni versi in azteco. -
- E tu conosci quella lingua? -
- Ovviamente no. Il testo di quel brano è di Xinuxunil. -
- Però tu sei in grado di cantarlo... -
- Dove vuole arrivare? -
- Pensi di essere in grado di imparare a memoria il testo di alcuni incantesimi? -
- Sì, ma io non ho potere, non saranno efficaci. Sofia mi ha detto che alcune canzoni di Xinuxunil erano davvero formule magiche, ma se le canto io non hanno alcun effetto... -
- Dipende dal tipo di incantesimi. Alcuni di quelli riportati sul libro dei Lug funzionano anche se a usarli è una persona comune. É così che sono riuscito a trovarti quando eri loro prigioniera... -
- Davvero?! Cosa aspetta a insegnarmeli allora? -

Atheris volse le spalle a Eudial per tornare al fianco di Hope. Sorrise alla ragazzina con l'espressione soddisfatta di un leone che stringe la preda tra le zampe e sa di potersene nutrire quando vuole.
Quella stupida mocciosa era una fonte immensa di potere e il bello era che non ne era affatto consapevole.
In lei c'era qualcosa di insolito, ma Atheris non era ancora certo di cosa fosse, qualcosa che avrebbe potuto aprirgli possibilità infinite, ma che avrebbe anche potuto portarlo alla distruzione totale.
Per questo si limitava a manovrarla come una marionetta e non le aveva ancora strappato completamente il potere: prima doveva scoprire il suo segreto.
Non c'era fretta, la ragazzina era schiava della sua volontà e avrebbe eseguito ogni suo ordine senza nemmeno rendersene conto.
Alzò lo sguardo verso l'Osservatore chiuso in gabbia e le sue labbra si distesero in un ghigno maligno.
Non aveva nessun bisogno di lui, nessun motivo per tenerlo in vita: se avesse ordinato a Hope di piantargli un pugnale nel cuore, lei lo avrebbe fatto senza esitare. Se lo aveva lasciato in vita ad assistere alla sua vittoria era soltanto perché percepire la sua disperazione gli piaceva.
Vederlo fremere aggrappato alle sbarre della gabbia, osservarlo mentre si dibatteva alla ricerca di una soluzione che non c'era, riempiva Atheris di piacere.
Attendeva il ritorno di Doyle con impazienza, aveva grandi progetti per il figlio della Cacciatrice, ma nulla gli vietava di rendere più gradevole l'attesa...
Atheris scese nuovamente i gradini del trono per avvicinarsi a Eudial con lentezza studiata, senza la minima fretta per permettere al terrore della ragazza di crescere a dismisura. Si fermò davanti a lei e la guardò senza fare altro: lui non aveva fretta.

Eudial smise di tentare di liberarsi e rimase immobile nel vedere il mostro che si avvicinava a lei. Non importava che Atheris avesse assunto l'aspetto gradevole di un essere umano, la forza della malvagità assoluta che si sprigionava da lui non le permetteva di vederlo diverso da una creatura immonda e blasfema. La sua stessa esistenza era un insulto all'ordine naturale del mondo, era molto peggio di qualunque altro nemico si fosse trovata ad affrontare fino a quel momento.
Come faceva Hope a non rendersene conto? Come poteva guardarlo con quell'espressione adorante?
Fu tentata di chiudere gli occhi, la testa le faceva sempre più male, ma se lo avesse fatto non avrebbe capito il momento in cui il mostro l'avrebbe attaccata. Averlo così vicino e non vederlo le avrebbe fatto saltare i nervi definitivamente.
Improvvisamente Atheris si rese invisibile, come se avesse potuto leggere nei suoi pensieri.
Probabilmente lo aveva fatto davvero, capì Eudial, era un altro segno che l'amuleto protettivo era giunto al limite.
Cercò di non cedere al panico e di concentrarsi per rafforzare le proprie difese mentali.
Chiuse gli occhi, ormai non aveva importanza guardarsi intorno se il nemico era diventato invisibile, e anche i suoni intorno a lei sembravano quasi irreali e distanti, coperti dal battito frenetico del cuore.
Da qualche parte sentiva arrivare la voce di Giles che chiamava il suo nome, ma non aveva la forza di rispondergli.
Presto Atheris l'avrebbe uccisa e allora sarebbe finito tutto. Era un pensiero quasi consolante che fu subito sostituito da un nuovo terrore.
E se invece la avesse fatta diventare come Hope? Una schiava adorante pronta a obbedire a ogni suo ordine...
Eudial seppe senza ombra di dubbio che le intenzioni di Atheris erano proprio quelle.
Mai!
La pianta che la stringeva generava una specie di barriera protettiva che le impediva di attaccare il mostro, ma Eudial capì che aveva ancora una mossa a disposizione: veloce, prima che Atheris potesse intuire cosa voleva fare, la ragazza radunò tutto il potere magico che le restava e lo scatenò contro se stessa.

"Apri il varco."
Seraphina si rivolse a Doyle con un ringhio basso, completamente diverso dalla sua normale voce melodiosa.
Sofia si avvicinò istintivamente a Tera, intimorita dalla furia che trapelava da ogni minimo movimento del drago: pur ferita, Seraphina era comunque un avversario da non sottovalutare, un concentrato di ferocia pronta a esplodere contro il nemico.
La situazione era sempre disperata, ma con il drago al loro fianco, il loro piano sembrava un po' meno disperato.
- Non ne sono convinto... - Sussurrò Valerius all'orecchio di Tera. - Per fargli aprire il passaggio dovrete liberarlo dai sigilli, almeno in parte. É troppo pericoloso per rischiare. -
- Lo so anche io che quello che stiamo per fare è maledettamente idiota, ma non vedo alternative. Anzi, se ne hai una fammelo sapere. -
- Purtroppo no. Comunque tu non dovresti venire con noi. -
- E cosa dovrei fare? - Ribatté la ragazza rabbiosamente. - Stare seduta qui a fare la calza aspettando che voi vi facciate ammazzare uno dopo l'altro e che alla fine questo Athe-coso venga a prendermi tranquillamente dopo essersi nutrito di tutti i vostri poteri?! -
Il gatto la guardò con un lampo divertito negli occhi.
- Non ti ci vedo a fare la calza. Anzi, temo che un ferro da maglia nelle tue mani potrebbe diventare molto pericoloso... - Tornò serio e sospirò, preoccupato. - Almeno cerca di stare attenta. Lo hai sentito, quel mostro vuole il bambino. -
- Lo so. Voi fate di tutto per tenerlo impegnato e io cercherò di liberare gli altri in fretta prima che se ne accorga. -
La ragazza e il gatto si guardarono, scoraggiati.
- É un piano patetico, non trovi? -
- Non ne abbiamo altri, deve andare bene per forza. -
Valerius agitò la coda, nervoso.
- Senti... prima di iniziare dovrei dirti una cosa... Ecco... io... -
La sua voce si spense miseramente e Tera attese che continuasse, poi improvvisamente la ragazza impallidì e si portò le mani alla testa.
- Che succede?! - Chiese Valerius, spaventato. - Stai male? -
Tera scosse la testa, confusa.
- Ora è passato, è stato un attimo... Era come un'ondata di energia, è arrivata all'improvviso. Non mi ha fatto male, ora mi sento più forte... -
Il gatto la guardò allarmato.
- É il sigillo! Quello che hai fatto per Eudial. Deve essersi spezzato e il potere impiegato per crearlo ti è tornato indietro! -
La ragazza si affrettò ad allentare la corda che legava le mani di Doyle e gli permise di liberare le braccia per aprire il portale. Sapeva che se il sigillo che proteggeva Eudial si era infranto, non c'era un attimo da perdere se volevano sperare di salvarla, ma Doyle non doveva capire la loro urgenza o avrebbe fatto di tutto per ritardarli.
- Andiamo, portaci dal tuo padrone, non è quello che volevi? - Gli puntò un pugnale al collo, premendolo sulla carotide. - E non fare scherzi, altrimenti ti ritroverai all'Inferno senza nemmeno accorgertene. -
- I morti non aprono i portali, tesoro. -
- I morti non aprono nemmeno la bocca. É una grossa tentazione, credimi. Chiamami un'altra volta in quel modo e del portale me ne frego. -
Doyle alzò le mani come per tracciare simboli magici nell'aria, ma con uno scatto ne mosse una per colpire il pugnale e allontanarlo dalla gola, mentre l'altra si strinse intorno alla croce che Tera portava al collo e la strappò via rompendo la catenina e gettandola lontana.
- E ora come farai senza il tuo amuleto? - La derise, alzando il pugno per colpirla, ma la ragazza gli bloccò la mano e con una torsione secca gli spezzò il polso.
- Spero per te che tu sia in grado di aprire il portale con un braccio solo, altrimenti credo che mi divertirò molto a spezzarti anche l'altro. -
Doyle era rimasto senza fiato per la sorpresa e per il dolore, ma alle parole di Tera si affrettò a obbedire e ad aprire il varco.
- Credo che inizi a trovare piuttosto sgradevole quella storia di soffrire e morire per il suo signore, adesso... - Sogghignò Valerius osservando il portale che iniziava a formarsi. - Ma cosa ne faremo di lui? Temo che Atheris possa liberarlo e renderlo più forte se lo portiamo con noi... -
- Non possiamo neanche lasciarlo qui con Anya e con le mocciose. E poi il portale potrebbe essere una trappola, se lo lasciassimo indietro e il passaggio ci portasse da qualche altra parte, non avremmo modo di tornare in tempo. Meglio che i tuoi sigilli tengano, gatto. -
La ragazza gli legò nuovamente le mani dietro la schiena, ignorando i gemiti di dolore che Doyle emetteva ogni volta che gli toccava il polso rotto.
"Se dovesse fare qualche scherzo, non preoccupatevi, a lui penserò io." Disse Seraphina, minacciosa. "Ora salitemi sulla schiena e tenetevi strette."
Tera e Sofia obbedirono al drago e Valerius si tenne aggrappato alla spalla della ragazza, poi Seraphina afferrò Doyle fra i denti e lo sollevò da terra: se avesse provato ad attaccarli sarebbe bastato aumentare la stretta per ucciderlo.
- Tera? - Valerius affondò le unghie nella stoffa del vestito della ragazza, attento a non graffiarle la pelle. - Come hai fatto a rompergli il polso se lui ti aveva strappato l'amuleto? -
- É semplice, pulcioso, puoi arrivarci anche tu. L'amuleto non era la croce d'argento. -
- E cos'era allora? -
- Non sono affari tuoi. -
Sofia non poteva capire le parole di Valerius, ma dalle risposte di Tera poteva intuire cosa volesse sapere. Sorrise tra sé notando la coda del gatto di pezza che spuntava dalla tasca del vestito di Tera: era certa di conoscere la risposta alla domanda di Valerius.
Il portale si aprì completamente e Seraphina vi saltò attraverso.