15. Awakening Dragon

Eudial continuò a scrutare il cielo, in attesa di una luce.
Non importava che fosse il chiarore dell'alba o la scia di una stella cadente, voleva solo un piccolo segno di speranza a cui aggrapparsi.
Un lieve rumore di passi sulla sabbia le rivelò che non era più sola e si voltò immediatamente, pronta a difendersi in caso di attacco, ma si rilassò vedendo che si trattava di Giles.
Distolse lo sguardo da lui, ripensando con vergogna allo schiaffo che gli aveva dato sull'aereo.
Anche Giles sembrava imbarazzato.
- Non pensavo che fossi qui, Eu. Preferisci restare sola? - Le chiese un po' esitante, come se temesse di farle male o di essere ferito a sua volta.
La ragazza lo guardò per qualche secondo, poi scosse la testa e gli fece spazio sullo scoglio su cui era seduta.
Aveva paura che l'Osservatore fosse in collera con lei per come si era comportata e temeva che sarebbe andato via, ma col buio non riusciva a vedere la sua espressione, perciò sospirò di sollievo quando l'inglese sedette accanto a lei.
Per un po' rimasero in silenzio, poi fu Giles il primo a parlare.
- Stavi piangendo, Eu? - Chiese, preoccupato. - Soffri ancora perché ti ho strappato il potere? -
La ragazza scosse di nuovo la testa, ma non rispose: se avesse aperto bocca, sarebbe scoppiata ancora in lacrime e non voleva farlo perché aveva l'impressione che se avesse iniziato non sarebbe più riuscita a smettere.
- Perdonami, Eu, non volevo farti male, davvero. In quel momento non ho trovato un altro modo per tornare sull'aereo. -
- Smettila! Non scusarti! - Gridò Eudial. - Lo so benissimo che non avevi scelta e non avrei dovuto colpirti, quindi smettila perché dovrei essere io a scusarmi e non tu! -
L'Osservatore sorrise leggermente.
- Ultimamente hai passato molto tempo con Tera, vero? -
- Perchè me lo chiedi? - Eudial lo fissò, perplessa.
- Queste erano scuse degne di lei. -
- Mi stai prendendo in giro, Giles? -
- Un po'. - Ammise l'Osservatore in tono scherzoso ed Eudial scoppiò a ridere e lo abbracciò.
Sapeva che Giles aveva capito il suo stato d'animo e gli era grata per aver voluto sdrammatizzare la situazione.
Per un po' rimase stretta a lui a occhi chiusi, cercando di credere almeno per cinque minuti che andava tutto bene, che nulla di quello che stava succedendo intorno a loro era davvero reale e, quando li riaprì, il cielo iniziava a tingersi della luce rosata dell'alba.
- Le stelle stanno svanendo... - Sussurrò piano, quasi a se stessa.
- Torneranno ancora e noi saremo qui a vederle. - Disse Giles, come per confortarla. - Hai paura, Eu? -
- Sì. - Ammise la ragazza.
- Anche io. Stiamo per affrontare un nemico sconosciuto e immensamente forte e il destino di Hope e dell'intera città è nelle nostre mani, sarebbe stupido non averne. -
- Ce la faremo? - Gli chiese con un filo di voce, come una bambina in cerca di consolazione.
- Non abbiamo scelta. Dobbiamo vincere noi, l'alternativa sarebbe troppo orribile anche solo per pensarci. - Disse Giles, serio, poi le sorrise. - Ma in fondo insieme abbiamo affrontato di peggio, no? Sopravviveremo anche stavolta. - Eudial annuì. Non era troppo convinta, ma preferì cambiare discorso.
- Non hai riposato molto stanotte, vero? -
- Tera e Sofia mi hanno costretto a dormire un po' con minacce orribili. -
- Lo so, me lo ha detto Tera. - Ridacchiò Eudial.
- Però quando mi sono svegliato non sono riuscito a riaddormentarmi e sono venuto qui per cercare di distrarmi, non immaginavo che anche tu avessi avuto la stessa idea. Ma ne sono felice, temevo che fossi ancora arrabbiata con me. -
La ragazza lo guardò commossa e per un attimo la sua decisione di non dirgli nulla dell'incantesimo dei Lug vacillò: la debolezza che provava la terrorizzava e avrebbe desiderato soltanto poter raccontare a Giles tutte le sue paure perchè la consolasse e la rassicurasse.
Dischiuse appena le labbra, come per parlare, ma il rumore sordo di un'esplosione lontana fece sobbalzare entrambi.
- Cos'è stato?! -
L'Osservatore scosse la testa.
- Non lo so, ma ascolta, non è normale. -
Eudial chiuse gli occhi per concentrarsi meglio e capì subito cosa intendesse Giles: l'aria vibrava di potere malvagio e pulsava ritmicamente, come se un enorme cuore fatto di magia oscura stesse diffondendo il suo potere in tutta la città. Eudial rabbrividì: a ogni battito era come se una mano gelida le stringesse il cuore.
- È terribile. - Disse, cercando di distogliere il pensiero da quella sensazione orrenda.
- Si sta muovendo... Il nostro nemico sta facendo qualcosa e sono certo che non sia nulla di buono. Andiamo, Eu. Avverti Spike e portate le armi sul furgone mentre vado a prendere Valerius e Mimete. - L'Osservatore notò che l'espressione di Eudial era cambiata quando aveva nominato la sua ex collega. - Lo so che non la sopporti, ma è l'unica a sapere cosa è successo a Hope, potrebbe esserci utile. -
- Mimete utile? Ne dubito. In ogni caso, che armi dobbiamo prendere? Paletti, pugnali, libri di magia, amuleti? -
- Tutte. Prendete tutto ciò che potete. Non conosciamo il nostro nemico e non sappiamo cosa potrebbe aiutarci a sconfiggerlo. -
- Sempre che possa essere sconfitto... - Disse Eudial a bassa voce, iniziando a risalire il sentiero che portava verso casa, poi si fermò all'improvviso e si girò verso l'Osservatore. - Giles? - Lo chiamò, incerta. - Cosa devo dire a Tera e agli altri? -
- Nulla. Non possono aiutarci, sarebbe inutile esporli al pericolo. Probabilmente non riescono nemmeno a sentire il potere che c'è nell'aria, se dovessero chiedere qualcosa dì solo che andiamo a parlare con le sailor. In fondo è la verità, avremo bisogno anche del loro aiuto. -

Valerius aprì gli occhi di colpo, il pelo gonfio per lo strano potere che sentiva vibrare nell'aria intorno a sè, ma non si mosse per non svegliare Tera. Con delicatezza liberò la coda dalla mano della ragazza addormentata e scese dal letto in silenzio, sfiorando appena il pavimento coi cuscinetti delle zampe.
Midnight era sveglio, ma stranamente silenzioso: il cucciolo di drago sembrava confuso e intimorito.
"Sicuramente anche lui sente il potere." Pensò Valerius.
"È così, mago."
Nel sentire quella voce nuova che gli era penetrata nella mente, Valerius fece un salto e fu sul punto di gridare. Si trattenne appena in tempo e guardò il drago.
"Ora parli?" Gli rispose mentalmente.
"Sto crescendo in fretta."
"Lo vedo. Potrei scommettere che adesso sei parecchio più grande di quanto non fossi ieri sera."
"Vinceresti, mago. Anche io sento il pericolo, devo diventare al più presto un vero drago per proteggere la Madre." Midnight posò lo sguardo su Tera con dolcezza.
"Lei non è tua madre!" Scattò Valerius.
"Lo so bene, ma è come se lo fosse. Non ho dimenticato mia madre, so di essere l'unico figlio di Seraphina dal Fuoco Ardente, ma anche Tera per me è Madre, è lei che mi ha cresciuto e protetto quando ero un cucciolo. Ed è per lei che devo diventare adulto così velocemente."
"Non è normale, vero?" Chiese Valerius, serio. "Non è naturale per un drago crescere tanto in fretta."
"C'è un prezzo da pagare, ma ancora non so quale sia. Quando un drago accelera lo sviluppo così bruscamente, di solito perde qualcosa. Potrebbero essere molti anni di vita, le ali, la forza o altro. Ancora non l'ho scoperto, ma non importa, lo faccio per lei e so che in ogni caso ne vale la pena."
"Come fai a sapere tutte queste cose? Fino a poco tempo fa eri solo un lucertolone agitato..."
"È la saggezza innata della nostra stirpe che si sta risvegliando. Conosco le memorie dei miei antenati fino a quelle di mia madre al tempo del mio concepimento. Almeno questo è un dono che non ho perso."
Valerius annuì.
"Devo andare ora, non svegliarla."
"Combatterai contro il pericolo che sento nell'aria?"
"Sì, se sarà possibile."
"È pura malvagità, mi spaventa e non so cosa fare, sembra essere ovunque intorno a noi."
Il gatto fissò l'aria davanti al suo naso, perso nei suoi pensieri. Midnight aveva ragione, il Male permeava la città e sembrava crescere di minuto in minuto.
"Restate qui finché reggono gli incantesimi, credo che questo sia il punto più sicuro di Tokyo. Se dovessero cedere, prendila e portala via, il più lontano possibile, anche se sono certo che lei non vorrà seguirti, si ribellerà in ogni modo. Tu costringila. Portala via e salvala, la affido a te."
"Sai già che lo farò." Disse Midnight con orgoglio e Valerius pensò che gli credeva e si fidava del giovane drago anche se era ancora quasi un cucciolo.
Senza aggiungere altro, balzò sul davanzale della finestra, si voltò a guardare Tera un'ultima volta e poi saltò sul ramo dell'albero più vicino.
Non sapeva se sarebbe riuscito a tornare da Tera, era piuttosto pessimista se pensava alla battaglia che dovevano affrontare, ma era certo che Midnight l'avrebbe difesa con la sua stessa vita e ciò gli bastava.
Probabilmente lui sarebbe morto, ma prima avrebbe lottato con tutte le sue forze per annientare il nemico che minacciava la città. Non sperava di riuscire a sconfiggerlo, ma almeno avrebbe potuto rallentarlo e intralciarlo per dare a Midnight l'occasione di fuggire con Tera: allora lei si sarebbe salvata e avrebbe dato alla luce loro figlio e questa era la cosa più importante, l'unica che contava davvero.
Valerius scese lungo il tronco dell'albero piantando gli artigli nel legno, corse incontro a Rupert Giles e gli saltò sulla spalla.
Stavolta non avrebbe esitato e non sarebbe scappato: era pronto a combattere.