7. A Voice in the Wind

Mimete guardò fuori dalla finestra della casa di Giles e si tirò indietro con un brivido. La casa era protetta da una fitta barriera di incantesimi e quindi lei e Anya erano relativamente al sicuro, ma quello che stava accadendo nel resto della città era inquietante.
Apparentemente non era cambiato nulla: la gente continuava a camminare per strada, gli uccellini volavano di albero in albero e i negozi aprivano normalmente, ma c'era qualcosa di profondamente sbagliato. Le persone sembravano prive di energia, come se si muovessero automaticamente, senza sapere davvero quello che stavano facendo e ogni tanto sparivano senza lasciare traccia.
Anya aveva tenuto aperto il negozio il giorno dopo che Mimete era piombata a casa di Giles, ma poi aveva deciso che era più saggio chiuderlo finché il pericolo non fosse passato. Mimete alla fine le aveva raccontato piangendo quello che era successo a Hope ed entrambe avevano tentato di contattare Giles in ogni modo, ma Tokyo, e forse l'intero Giappone, sembrava essere isolata dal resto del mondo.
- Sei certa che tra la magia che vi ha insegnato quel Rayne non ci fosse un qualche incantesimo di comunicazione? - Chiese Anya arrivando alle spalle di Mimete e facendola sobbalzare per la sorpresa.
La ragazza la guardò con aria miserabile.
- Tutto quello che ci insegnava erano evocazioni e roba del genere, il suo scopo era quello di liberare un drago nero per scatenare il caos sulla città. -
- Quindi siete voi la causa di tutto questo?! -
- No, è successo qualcosa di strano durante il rituale. Noi dovevamo solo far apparire un mostro, lo avevamo già fatto altre volte, avremmo dovuto essere in grado di controllarlo, Ethan ce lo aveva insegnato... C'era un uomo, un bel ragazzo tra l'altro, che ha fatto apparire un altro essere demoniaco... - Mimete scoppiò di nuovo in lacrime. - E quella creatura ha preso Hope! -
Anya la guardò singhiozzare senza la minima compassione.
- E' da idioti pasticciare con la magia. Per colpa vostra siamo tutti in pericolo. -
- Ma cosa potevo fare? Ha preso il mio potere! -
- Appunto! Se non lo avesse fatto forse ora non sarebbe tanto forte! In ogni caso dobbiamo contattare Giles. Qualche idea? -
- Forse potrei riuscire a mandare un messaggio a Eudial... - Ammise Mimete tremando. - Ma se lo facessi... lei mi ucciderebbe di sicuro... -
- Potresti contattare Eudial? -
- Lei è come me, in teoria i nostri poteri dovrebbero permetterci di comunicare telepaticamente, ma non ci ho mai provato, non so se ci posso riuscire e poi quel demone mi ha strappato tutti i poteri, non so se la telepatia funziona ancora... -
- Provaci subito allora! -
- Ma lei mi odia! Mi ucciderà! -
- Se non lo fa lei, lo farà di sicuro Rupert Giles non appena saprà cosa è successo a Hope. E se non lo farà lui, ci penserà il demone che opprime Tokyo non appena le barriere magiche su questa casa cederanno. La tua unica speranza è aiutarci a chiamare Giles ed Eudial. Fallo subito! -
Mimete continuò a piagnucolare, ma obbedì ad Anya e si inginocchiò a terra cercando di concentrarsi il più possibile per trasmettere il messaggio. Per qualche minuto temette di non essere in grado di farlo, poi sentì una tenue risposta nella mente, un guizzo di riconoscimento seguito da un'ondata di odio e seppe di aver trovato Eudial.
"Tornate subito a Tokyo, Hope è in pericolo."
Trasmise il messaggio in fretta, poi interruppe il contatto, terrorizzata dalla collera che Eudial provava ancora nei suoi confronti e scoppiò di nuovo a piangere.

Il professor Donovan proseguì il cammino lungo i sentieri del promontorio e per l'ennesima volta si chiese cosa stesse facendo in quel luogo, senza però riuscire a trovare una risposta sensata. Il sole era sorto poco prima e iniziava a fare caldo. Donovan si fermò un attimo per riposare, la notte insonne iniziava a pesare e inoltre non ricordava quando avesse mangiato l'ultima volta, e ne approfittò per controllare nuovamente i riferimenti geografici sulla traduzione.
I segni che conducevano al santuario dei Lug corrispondevano perfettamente e il professore si ritrovò a tracciare con un dito nella polvere del sentiero il simbolo che avrebbe dovuto aprire la strada per il tempio.
"Che idiozia." Pensò, ma, quando rialzò lo sguardo, trasalì nel notare una diramazione del sentiero che prima non c'era.
"E' sempre stata lì," si disse "semplicemente non l'ho notata. Devo aver preso un colpo di sole se anche solo per un attimo ho creduto a queste cretinerie magiche..."
Si rimise in tasca la traduzione, irritato, ma prese la nuova svolta del sentiero e, prima che il pensiero razionale potesse impedirglielo, si sorprese a tracciare altri simboli sulle pietre ai lati della strada.
La verità era che quel rituale insolito lo incuriosiva, era completamente diverso da qualunque cosa avesse mai letto in un documento antico e poi il posto in cui si trovava corrispondeva talmente bene alla descrizione che gli veniva naturale compiere quei movimenti antichi di millenni.
"Diciamo che è una riproduzione storica." Si disse, perché, nonostante tutto, una parte della sua mente continuava a ripetergli che si stava comportando da idiota.
Eppure il giorno prima erano successe tante cose impossibili che una in più non stonava dopotutto.
Arrivò in una radura addossata a una parete di roccia e sedette su una grossa pietra per riposare e rileggere la traduzione, anche se ormai la conosceva a memoria. In lontananza si sentiva il rumore del mare e il fruscio delle foglie al vento era rilassante e gradevole come una musica. Se chiudeva gli occhi aveva quasi l'impressione di sentire parole che si intrecciavano al canto del vento...
Un attimo.
Donovan riaprì gli occhi con un brivido.
Erano davvero parole.
Qualcuno, una voce di donna, stava cantando!
- Chi è?! - Chiese ad alta voce. - C'è qualcuno? -
La voce che stava cantando si interruppe di colpo e dopo qualche istante gli parlò, esitante.
- Può sentirmi? - Gli chiese da un punto che a Donovan sembrò molto vicino, come se fosse stata la stessa roccia del promontorio a parlare.
Il professore si guardò intorno, a disagio.
- Chi ha parlato? Fatti vedere! -
- Allora può sentirmi davvero! Credevo che i Lug avessero isolato la zona! -
- I Lug?! - Donovan trasalì nel sentire quel nome, possibile che esistessero veramente? Forse si era addormentato e stava sognando...
- Mi deve aiutare! Mi tengono prigioniera! -
- Ma chi sei? Non riesco a vederti! -
Improvvisamente gli venne in mente la misteriosa apparizione del sentiero di poco prima e tracciò sulla roccia lo stesso simbolo che aveva disegnato nella polvere.
Fu come se un velo si fosse sollevato da davanti ai suoi occhi e Donovan si trovò a fissare il viso di una giovane che lo guardava da un'apertura nella parete di roccia.
La ragazza si accorse che ora l'uomo riusciva a vederla e gli sorrise.
- Mi chiamo Seihoshi. Come ha fatto a trovarmi? E' stato Rupert Giles a mandarla qui? -
Il professore riconobbe il nome dell'Osservatore e si rese conto perché gli avesse detto che la traduzione era tanto urgente. Probabilmente Giles era intenzionato a venire lui stesso a cercare questa ragazza, ma questo significava che i Lug esistevano davvero e, a leggere la traduzione, non c'era da scherzare con loro. Per un attimo fu tentato di mandare al diavolo tutto e fuggire prima che fosse troppo tardi, ma gli occhi della ragazza lo tennero inchiodato dove si trovava e si ritrovò ad annuire.
- In un certo senso sono qui a causa di Rupert Giles. Perché ti tengono prigioniera? -
- E' troppo lungo da spiegare ora. Può liberarmi? -
- Non puoi semplicemente uscire da quell'apertura? -
- C'è una barriera magica. Ma se Giles l'ha mandata a salvarmi, lei deve essere un grande mago, in fondo è riuscito a trovarmi senza problemi no? -
Seihoshi era tanto convinta delle sue parole che Donovan non osò dirle che fino a pochi minuti prima aveva considerato la magia una favola per bambini idioti. Guardò la traduzione in cerca di qualche incantesimo che potesse fare al caso suo e infine tracciò una serie di simboli intorno all'apertura.
- Così dovrebbe funzionare... credo. -
- Credo? - Seihoshi lo guardò perplessa, ma allungò un dito a sfiorare l'aria davanti a sé e sorrise soddisfatta. - C'è riuscito! Ora mi aiuti a uscire, presto! -
- Ma i Lug non si accorgeranno che sei scappata? -
- Sicuramente lo faranno, ma lei mi proteggerà no? E poi ora non sono in molti qui. Qualche ora fa ho sentito che dicevano di aver individuato un certo "Valerius" e sono partiti in massa per andare a prenderlo. Chiunque sia non lo invidio, ma questo è il momento migliore per fuggire. -
Allungò le mani a stringere quelle di Donovan e il professore la aiutò a scavalcare l'apertura.
Seihoshi cancellò i simboli intorno alla fenditura e la roccia tornò ad apparire come una parete solida.
- Così non capiranno subito da dove sono scappata. Perderanno più tempo a cercarmi. -
Poi gli afferrò un polso e lo trascinò nei boschi.
Corsero lungo il pendio, tenendosi lontani dal sentiero, ma quando Seihoshi accennò a tornare verso la strada, Donovan la fermò.
- Questi Lug non sono stupidi, vero? -
- No, anzi credo che siano molto pericolosi, anche se Rupert ha detto che a me non farebbero mai del male... -
- Allora non possiamo andare verso la strada, quello è il primo posto dove cercheranno. Dobbiamo scendere verso il mare. -
- Ma così saremo in trappola! -
- Non è detto, guarda qui. -
Donovan le mostrò la cartina turistica che aveva comprato in un'edicola per potersi orientare lungo i sentieri. Le indicò una pubblicità di un servizio di noleggio barche e gommoni.
- Qui c'è scritto che una barca porta i turisti in una spiaggia isolata tutte le mattine alle dieci. Se riusciamo a raggiungere questa spiaggia potremo farci dare un passaggio fino al porto e da lì prendere la mia auto. Se siamo fortunati i Lug ci staranno ancora cercando lungo la strada e per i sentieri del promontorio. -
- Non sembra molto distante. -
- No, ma non abbiamo molto tempo, sbrigati. -

Giles si accorse che mentre lui dormiva, Valerius era scomparso e, quando vide Tera in giardino che cercava di insegnare a Midnight a volare ubbidendo ai suoi comandi, capì anche perché il gatto si era nascosto. Durante la notte avevano parlato a lungo di quello che era successo da quando si erano separati, ma ogni volta che Giles accennava a Tera, Valerius cambiava discorso e l'Osservatore non era riuscito a dirgli che la ragazza aspettava un bambino che probabilmente era suo figlio. Pensò che forse era meglio così, sarebbe stato meglio sia per Valerius che per Tera risolvere i loro problemi da soli, senza interferenze esterne. Per il momento il gatto preferiva restare nascosto, non avrebbe saputo spiegare la sua presenza in Italia quando tutti pensavano che era rimasto a Tokyo.
Sarebbero tornati presto a casa: non appena Donovan avesse finito la traduzione e Giles fosse riuscito a liberare Seihoshi e a trovare qualche traccia sul nemico che aveva incontrato a Tokyo, avrebbe chiesto un aereo al Consiglio.
Uscì di casa e raggiunse Tera.
- Ti sei svegliata presto. -
- Non avevo molto sonno. - Rispose la ragazza lanciando il draghetto verso di lui. - Vai dal fallito, ora! - Il draghetto volò in circolo e tornò a posarsi sulla spalla di Tera.
Giles sorrise.
- Non mi sembra che ti obbedisca molto. -
- Lo farà prima o poi. Spero. -
Midnight le mordicchiò l'estremità della treccia e poi balzò a terra, affascinato da una formica che camminava nel prato.
- E' un cucciolo in fondo, dagli tempo. -
- Sta diventando grosso però. Se non impara adesso a obbedire sarà un problema. -
- Non è sempre facile essere genitori. -
Tera lo guardò sospettosa.
- Cosa vuoi dire?! -
- Ieri ho parlato con Donovan. -
- E allora? -
- Non è simpatico, ma credo che non sia una cattiva persona in fondo. -
- Pazienza. Per me non esiste. -
- Non avere troppa fretta di escluderlo dalla tua vita, Tera. -
- Ci ha abbandonate in mezzo alla guerra, non ti basta?! Ora dovrei fare la figlia affettuosa solo perché dopo quindici anni si ricorda ancora di me?! -
- Non ho detto questo. Solo, pensaci bene prima di prendere una decisione definitiva. -
- Perché dovrei? -
- Cosa farai dopo che sarà nato il bambino? -
Tera lo guardò, presa alla sprovvista.
- Non ci ho ancora pensato... Sono la Cacciatrice, è stupido pensare al futuro quando puoi morire da un giorno all'altro... -
- E' proprio questo il punto. Puoi anche smettere di cacciare i vampiri, ma sei sempre la Cacciatrice, è probabile che saranno loro a venire a cercare te. E se ti dovesse succedere qualcosa, che ne sarà del bambino? Con Donovan potrebbe crescere al sicuro. -
- Si è visto che bravo padre che è... Se io dovessi morire preferirei che mio figlio restasse con te, fallito. -
- Donovan può migliorare e comunque con lui il bambino potrebbe avere una vita normale, che io non potrei dargli. -
- E' per questo che non sei rimasto con Sofia quando ne avevi l'opportunità? -
Giles annuì.
- Non solo, ma è stato uno dei motivi che mi ha spinto ad andare via. -
Tera rimase in silenzio per un attimo, poi si chinò per prendere in braccio Midnight e lo tenne stretto a sé - Non posso perdonarlo per averci abbandonate, ma penserò a quello che mi hai detto. -
- Nel frattempo cerca di non morire, ok? - Le disse, commosso.
Giles l'abbracciò di impulso e stranamente Tera non protestò.