5. Same Eyes, Same Blood

Giles lanciò un'occhiata a Donovan. Il professore sembrava quasi stordito e l'Osservatore pensò che poteva capirlo: nel giro di pochi minuti aveva scoperto che la figlia che aveva creduto morta per più di quindici anni era ancora viva e si era reso conto di aver ferito duramente i sentimenti della figlia minore.
- Venga, andiamo a cercare Herta. - Gli disse, e le sue parole furono ricambiate da uno sguardo glaciale.
- Non serve. Le ho insegnato a non allontanarsi da sola. Prima di sera sarà qui. -
- Ma non l'ha vista? Era sconvolta! -
- Non sono affari suoi. Quello che riguarda mia figlia non deve interessarle. -
- A quanto pare sembra che non interessi nemmeno lei. -
Donovan strinse i pugni e per un attimo Giles pensò che l'uomo lo avrebbe colpito, poi l'uomo gli voltò le spalle.
- Non vedo che interesse possa avere lei per quello che prova Herta, ma se proprio vuole cercarla, faccia come le pare. -
- Cosa? Lei non farà nulla?! -
Donovan raccolse da terra il libro che Giles gli aveva portato e lo appoggiò sulla scrivania scheggiata dal colpo di ascia di Tera.
- Io tradurrò questo. Lei in effetti non mi sarebbe di alcuna utilità qui, quindi può anche andarsene. -
- Ma Herta è sua figlia! -
- Non ho tempo di stare dietro ai suoi capricci. Questo è importante no? Altrimenti non avrebbe insistito per incontrarmi con tanta urgenza. Se è così importante, se ne vada fuori dai piedi e mi lasci lavorare. -
Giles rinunciò a rispondergli, aveva altro di cui preoccuparsi piuttosto che continuare a perdere tempo con Donovan. Uscì dalla biblioteca chiedendosi se avrebbe dovuto cercare prima Tera o Herta, poi vide Eudial che stava tornando e le corse incontro.
- Eu! Cosa è successo? Stai sanguinando! -
- Non è nulla, non preoccuparti. -
- E' stata Tera? -
Eudial annuì con aria abbattuta.
- Ha gridato di lasciarla in pace, mi ha colpita ed è corsa via. Ora c'è Sofia con lei. -
Giles la guardò, un po' stupito, poi sorrise.
- Vieni, Eu, andiamo a cercare la figlia di Donovan, non credo che sia molto lontana. -
- Non vai da Tera? -
- Se è con Sofia, va tutto bene. Sono certo che saprà trovare le parole migliori per calmarla. -
Stavolta fu Eudial a sorridere.
- Devo ammettere che con te ha fatto un buon lavoro. Sono contenta di vederti più sereno. -
Giles arrossì leggermente.
- Mi dispiace di avervi fatto preoccupare... -
- Non importa, Giles, anche io sono preoccupata per Seihoshi. Il solo pensiero che sia nelle mani di quei fanatici mi rende furiosa! -
- Perlomeno il loro fanatismo mi rassicura sul fatto che non le faranno nulla di male. Spero che il testo che avete trovato possa essere utile. -
- Se solo trovassimo il modo per impedire che blocchino i nostri poteri... Ehi, guarda lì! - Mentre parlavano avevano raggiunto la parte del giardino sul retro dell'edificio ed Eudial si interruppe nello scorgere un movimento in cima a un albero.
- E' Herta! E mi sembra che ci sia Lyra con lei! -

Sofia si inoltrò lentamente nel cimitero cercando Tera con lo sguardo finché non scorse la ragazza rannicchiata a terra dietro a una tomba di famiglia.
- Posso avvicinarmi senza essere presa a calci? Non credo di essere forte quanto Eudial. -
Tera alzò la testa di scatto e si girò a guardarla, sorpresa, poi le voltò nuovamente le spalle con un un singhiozzo.
- Se ne vada, mi lasci in pace! -
Sofia si avvicinò e sedette accanto a lei sull'erba umida, restando in silenzio.
Guardò Tera e istintivamente allungò una mano a carezzarle i capelli con un gesto affettuoso. La ragazza aveva cercato di trattenere le lacrime fino a quel momento, ma il gesto di Sofia sembrò spezzare totalmente le sue difese e Tera scoppiò in un pianto disperato.
Sofia non disse nulla, ma la strinse a sé, come avrebbe potuto fare con Lyra, finché i singhiozzi non si furono spenti in un pianto sommesso.
La donna si chiese cosa fosse successo alla giovane per farla crollare in quel modo. Rupert Giles le aveva sempre parlato di lei come una ragazza forte e poco incline a mostrare i propri sentimenti.
Trasalì nel sentire la voce di Tera, quasi in risposta a quella domanda inespressa.
- Lei lo faceva sempre. - Disse con un filo di voce.
- Cosa? -
- Quando piangevo o mi vedeva triste mi toccava i capelli in quel modo... Prima, per un attimo, ho pensato che fosse lei... -
- Tua madre? -
Tera annuì.
- Se mio padre non ci avesse abbandonate, forse lei sarebbe ancora viva... Se solo avesse continuato a cercarci... - Il suo sguardo si oscurò. - Ho cercato di ucciderlo, prima. -
Sofia la guardò, un po' preoccupata.
- Non lo hai fatto, vero? -
- Ho mancato il bersaglio. Suppongo che gli Osservatori avessero ragione dopotutto... -
- Cosa intendi? -
- Dicevano che ero una Cacciatrice fuori controllo, pericolosa. Se non mi hanno rinchiusa o eliminata è solo grazie a Giles, ma credo che questo tolga ogni dubbio, ormai... -
- Ora somigli a Rupert, sai? -
Tera la guardò perplessa.
- Cosa vuole dire? -
- Stai dicendo un sacco di sciocchezze solo perché ti senti in colpa. Quando è arrivato a casa mia qualche giorno fa sembrava convinto che tutti i mali del mondo dipendessero da lui. -
- Ma non è vero! Non poteva evitare quello che è successo! Io invece ho tentato di piantare un'ascia in testa a mio padre... -
- Se anche solo una minima parte di ciò che mi ha detto Rupert è vero, credo di essermi fatta un'idea delle capacità di una Cacciatrice. E non credo che una ragazza in grado di affrontare un vampiro o un demone possa mancare completamente un semplice essere umano se davvero ha l'intenzione di colpirlo. Quindi o il professor Donovan è un vampiro in incognito o tu non volevi davvero ucciderlo. Sbaglio forse? -
Tera non rispose subito, ma dopo un po' scosse la testa.
- Mi sento così furiosa... Mia madre ha creduto fino all'ultimo che sarebbe tornato a prenderci... Mi parlava di lui quando avevo paura delle esplosioni e degli spari e mi diceva che un giorno il mio papà ci avrebbe portate al sicuro, lontane dalla guerra. Ci credevo, a quei tempi ci credevo davvero. Nulla avrebbe potuto toccarci perché sarebbe arrivato mio padre a salvarci... Poi mamma... - Si fermò per qualche istante e Sofia notò che stava tremando. Senza parlare, la strinse a sé e la ragazza le appoggiò il viso sulla spalla prima di riprendere a parlare. - Non avevo neanche quattordici anni quando è successo, ma è stato allora che ho capito che mio padre non sarebbe mai venuto... E avevo ragione. Probabilmente a quel tempo aveva già un'altra famiglia... -
- Capisco come ti senti. - Disse Sofia e Tera capì che non era solo una frase di circostanza.
- Giles avrebbe dovuto restare qui quando ne ha avuto l'occasione. Avrebbe dovuto dimenticarsi di noi e restare con voi... -
- Non mi riferivo a lui. Ho sempre saputo che non sarebbe rimasto e non l'ho mai odiato per essere andato via. Parlavo del padre di Lyra. Quando l'ho sposato non ero molto più vecchia di te ed ero follemente innamorata, ma ora mi rendo conto che per lui contava solo il lavoro, che una moglie e una bambina piccola erano solo degli ostacoli alla sua carriera, un errore di percorso. Aveva ristrutturato un vecchio capanno degli attrezzi e si fermava lì a lavorare e spesso anche a dormire perché Lyra piangeva e lo disturbava.
Poi un giorno ebbe l'occasione che stava aspettando, un lavoro importante all'estero, e se ne andò. Non cercò scuse, non si sprecò nemmeno a inventarsi bugie, semplicemente se ne andò e qualche tempo dopo arrivarono le carte del divorzio. In quel periodo credevo di impazzire, ripetevo che se mai lo avessi rivisto lo avrei ucciso, non facevo altro che piangere. Poi successe una cosa che cambiò tutto. -
- Cosa? -
- Lyra avrà avuto quattro o cinque anni all'epoca. Aveva sofferto molto quando il padre era andato via e spesso continuava a chiedermi di lui. Ogni volta che parlava di lui, mi sentivo morire, come se la parola "papà" fosse stata un pugnale che mi penetrava dritto nell'anima. Quel giorno era uscita in giardino a giocare con la sua bambola e io ero rimasta in casa, stesa sul divano, al buio, a commiserarmi. Improvvisamente la sentii gridare di terrore e chiamare "mamma" disperatamente. In quel momento dimenticai completamente tutto quello che mi affliggeva e corsi fuori più velocemente che potevo. Quando vidi il serpente a pochi passi da mia figlia mi sentii morire, poi scattai e presi in braccio Lyra senza nemmeno pensare che il serpente poteva mordere me.
Solo in seguito mi resi conto che in realtà Lyra non aveva mai corso nessun pericolo perché il serpente non era velenoso, ma in quel momento, mentre la mia bambina si aggrappava a me piangendo terrorizzata, capii che ormai lei poteva contare solo su di me. Potevo piangere e arrabbiarmi quanto volevo, suo padre non sarebbe tornato. Dovevo essere forte per Lyra.
Più tardi, quando si fu calmata, mi sorrise come se fossi la persona più importante nella sua vita. E lo ero. Mio marito si era comportato male con me, mi aveva ferita, ma in quel momento capii che almeno una cosa buona l'aveva fatta, mi aveva dato Lyra. Da allora smisi di pensare al mio rancore e mi dedicai a mia figlia e un giorno accorsi che la mia rabbia era svanita. Non era più importante. -
- Io non sono riuscita a salvare mia madre... Se solo fossi già stata una Cacciatrice allora... forse avrei potuto essere abbastanza veloce da spingerla via quando ho sentito gli spari... -
- Inutile rimuginare sui "se". Sai, l'ho detto anche a Rupert, non sempre si possono evitare le cose brutte. Se si potesse conoscere in anticipo il futuro, forse sarebbe più facile, ma non è detto. Non puoi accusarti per non essere riuscita a impedire che tua madre morisse. Eri solo una ragazzina, non molto più grande di Lyra. Tua madre non vorrebbe che ti sentissi in colpa per la sua morte. -
- Come fa a saperlo? -
- Se dovessi morire, non sopporterei di pensare che Lyra si tormenta per me. Io voglio che lei sia sempre felice e so che anche tua madre lo voleva. Tra qualche mese lo capirai meglio anche tu. -
Sofia le sorrise e Tera arrossì, un po' imbarazzata.
- Glielo ha detto Giles? -
- Rupert era troppo impegnato ad angosciarsi per il Male che incombe sulla Terra e per i cultisti che rivogliono la loro dea. Ancora non si vede molto, ma anche io ho avuto una figlia e riconosco i segni di una gravidanza. -
Tera accennò un sorriso.
- Non le sfugge nulla, vero? -
- Succede quando si ha una figlia adolescente. -
Tera si alzò da terra e si asciugò il viso con un fazzoletto di carta.
- Sa, credo di capire perché il fallito sia venuto a piagnucolare da lei. -
- Questo significa che ti senti meglio? - Sogghignò Sofia.
- Non gli dica che ho pianto, ok? -
- Solo se mi lasci dare un'occhiata a quella mano. -
Tera si guardò la mano che si era ferita nello studio di Donovan e sciolse con i denti il nodo del fazzoletto che Giles le aveva avvolto sulla ferita.
- Non è nulla, mi ero quasi dimenticata di essermi tagliata. - Disse Tera, ma porse lo stesso la mano a Sofia.
- Per fortuna non sono tagli profondi, ma meglio disinfettarli. Te la senti di tornare alla biblioteca? Altrimenti posso accompagnarti a casa mia. -
- Scommetto che il fallito sarà in preda al panico, come al solito. Meglio tornare lì prima che pensi che mi sono suicidata dopo averla fatta a pezzi. -
- Buona idea. - Approvò Sofia riavvolgendole il fazzoletto di Giles intorno alla mano.
- Quello scemo... - Disse Tera guardando il fazzoletto macchiato di sangue. - E' proprio da lui avvicinarsi a una pazza in preda a manie omicide per fasciarle una ferita... -
- Mi ricorda qualcuno. -
- Chi? -
- Una Cacciatrice che ha aiutato un Osservatore sospettato di essere un serial killer. -
Tera la guardò sorpresa, poi scoppiò a ridere.
- C'è qualcosa che Giles non le abbia già raccontato? -
- Direi di no. Voi combatterete pure contro i vampiri, ma io so tutto. Per esempio ora so che ti serve questa. - Sorrise Sofia estraendo una spazzola dalla borsa.
Tera la guardò perplessa.
- Una spazzola? -
- Hai detto che vuoi fare finta di niente no? Vuoi far credere a Rupert che sei tranquilla e serena dopo aver fatto una passeggiatina al cimitero per sfogare i nervi, giusto? Peccato che tu abbia i capelli arruffati come se avessi preso ad accettate tuo padre, lottato con una Cacciatrice e poi passato un bel po' di tempo a piangere in un cimitero... -
La ragazza prese la spazzola con un sorriso imbarazzato e iniziò a sciogliere la treccia con un po' di difficoltà a causa della mano ferita.
Sofia le tolse di mano la spazzola.
- Posso aiutarti? - Chiese dolcemente e iniziò a districarle i capelli con delicatezza. - Sono molto lunghi. -
- Durante la guerra era mia madre a tagliarmeli. A lei piacevano lunghi, ma era più pratico tenerli corti. Da quando è morta non li ho più tagliati. -
- La bambina che abbiamo visto in biblioteca li ha completamente diversi dai tuoi, ma sai una cosa? Tu e tua sorella avete gli occhi dello stesso colore. -
Tera trasalì.
Sua sorella.
In tutto quel trambusto aveva quasi dimenticato la bambina che l'aveva presa a calci poco prima, ma Sofia aveva ragione.
Herta era sua sorella.