20. It Was Fire

- Finalmente ci siamo! - Esclamò Seihoshi scendendo dal taxi e stiracchiandosi. - Ora posso vedere Roma! -
Giles sorrise.
- Non sei stanca? -
- Sono stanca di stare seduta, ma ho dormito sull'aereo e mi sento piena di energie. Non vedo l'ora di fare una passeggiata. Venite con me? -
- Non c'è fretta. - Rispose Tera. - Per una volta che nessuno ci insegue o tenta di farci fuori voglio proprio rilassarmi. E poi questo è un albergo a cinque stelle, voglio vedere quando riesco a far alzare il conto del Consiglio. -
- Fuori c'è ancora il sole, preferisco restare con Spike. -
Seihoshi guardò Giles.
- Resti solo tu. Sei troppo stanco? -
- Dovrei esserlo? -
- Beh, sai a una certa età... - Lo stuzzicò Seihoshi e l'Osservatore si finse indignato.
- Vedrai che sarai tu a voler tornare in albergo per prima, ragazzina! -
La giovane scoppiò a ridere e lo afferrò per un polso trascinandolo via.
- E allora mostrami Roma! A dopo, ragazze! -
Tera ed Eudial li guardarono allontanarsi.
- Credi che il fallito si stia cacciando nei guai? -
- Non lo so. Di sicuro Xini gli manca moltissimo, anche se non parla spesso di lei. Deve sentirsi molto solo e Seihoshi ha il suo aspetto, ho paura che finisca per illudersi che lei sia come Xinuxunil...-
- A me sembra strana un'altra cosa. -
- Cosa? -
- Da quando lo conosco l'ho visto spesso lasciarsi prendere dal panico: col demone che lo ha fatto incolpare di omicidio, con la mocciosa, quando è morto e per un sacco di altre cose minori. Quando la sua adorata dea è sparita però non ha fatto tragedie, non una crisi isterica, non una lacrima. Si è sconvolto di più per quello che mi ha fatto Doyle. -
- Credi che possa crollare? -
- Secondo me lo farà sicuramente, solo che non vuole sfogarsi con noi per non farci preoccupare. -
- Pensi che lo farà con Seihoshi? -
- Non credo. Sono sicura che quello scemo considera anche lei una povera vittima delle circostanze. Lei è tanto allegra e vivace che lo distrarrà per un po', ma non credo che possa aiutarlo. -
Eudial sospirò.
- Cosa possiamo fare per lui? -
- Per il momento nulla, temo. Possiamo solo sperare che non crolli nel momento in cui dovremo affrontare quel coso che minaccia Tokyo. -
- Ora che facciamo? -
- Non so tu, ma io sono stanca e poi tra poco Midnight si sveglierà, quindi me ne vado in camera. -

- Mamma, io esco! - Gridò la ragazzina sbattendosi allegramente la porta alle spalle e la madre la guardò dalla finestra mentre attraversava di corsa il prato. La donna lasciò ricadere la tendina che aveva spostato per guardare la figlia e tornò a sedere al tavolo della cucina, prendendo il giornale con una mano e spingendosi indietro una ciocca di capelli biondi con l'altra.
Era felice che finalmente sua figlia avesse trovato qualche amico tra i compagni di scuola e che fosse tornata a ridere spensieratamente come un tempo.
Per qualche mese aveva temuto sul serio che la ferita fosse stata troppo grande per la sua anima sensibile, ma, a quanto pareva, era riuscita a renderla più forte e meno timida. Non ne aveva più voluto parlare con la madre però e la donna si chiese se anche lei sentisse la mancanza dell'uomo che per un breve periodo era quasi diventato suo padre.
Allontanò quei pensieri e tornò a sfogliare il quotidiano, stupendosi quando l'occhio le cadde su un annuncio di smarrimento di un gatto che occupava una pagina intera del giornale.
- Però, il padrone deve essergli molto affezionato... Un annuncio del genere deve costare un capitale!-
Finì di sfogliare il giornale e prese una rivista. Spalancò gli occhi nel notare lo stesso annuncio del gatto anche lì. Incuriosita, guardò meglio la foto: il gatto sembrava un normalissimo felino color caffelatte con le estremità più scure, forse un siamese o un thai, avrebbe dovuto chiedere la differenza alla figlia pensò, lei adorava gli animali di ogni tipo e avrebbe sicuramente riconosciuto la razza di quel gatto.
Lesse il testo: il gatto rispondeva al nome di Valerius e c'era una grossa ricompensa per chi lo avesse ritrovato. La cosa strana era che l'annuncio era ripetuto in diverse lingue, tra cui alcune che lei non riconosceva nemmeno. In fondo alla pagina c'era un numero di telefono.
In un primo momento liquidò l'annuncio come la follia di qualche riccone, ma qualcosa di familiare nel numero di telefono la spinse a ripescare il cellulare in borsa e a scorrerne la rubrica.
Restò senza fiato nel constatare che i due numeri corrispondevano.
- Shad... - Sussurrò, fissando il telefono come ipnotizzata.

Tera appoggiò una mano sulla testa di Midnight e il piccolo drago si mosse nel sonno, rannicchiandosi contro di lei.
La ragazza si concesse un sorriso, seguito subito dopo da un sospiro. Non voleva affezionarsi al draghetto così come non avrebbe voluto voler bene a Giles, ma a quanto pareva non poteva fare nulla per evitarlo. Il battito del cuore del cucciolo premuto contro il suo corpo sembrava volerle ricordare che ora anche dentro di lei batteva un piccolo cuore.
- Proteggerò entrambi, ve lo prometto. - Sussurrò. - Non permetterò a niente e a nessuno di farvi del male. -
Chiuse gli occhi, grata che la minaccia oscura che avevano incontrato a Tokyo fosse rimasta a miglia e miglia di distanza. Finalmente, forse per la prima volta da molto tempo, si sentiva al sicuro e sperava che quella sensazione durasse il più a lungo possibile. Non si era mai resa conto di quanto fosse stanca di combattere.
I suoi pensieri scivolarono nel sonno e Tera si addormentò stringendo a sé Midnight.
Il sogno non arrivò subito, ma si fece strada lentamente in lei: all'inizio non era stato altro che una visione confusa, un volto indistinto che la guardava, la vaga sensazione di un tocco sulla guancia, il mormorio inarticolato di una voce. Non era la prima volta che succedeva, ma al risveglio non le era rimasto altro che la vaga sensazione di aver sognato. Ora però il sogno stava iniziando a essere diverso: più definito, più chiaro, più reale.
Improvvisamente si trovò all'aperto, in una zona dalla vegetazione incolta e sotto a un cielo oscurato da migliaia di minuscoli oggetti volanti. Tera riconobbe le microsonde aliene che avevano combattuto qualche mese prima e vide Giles che combatteva al suo fianco, poi qualcosa l'aveva colpita alla testa ed era diventato tutto nero.
Aveva ripreso i sensi più tardi, con l'impressione di essere in braccio a qualcuno che stava correndo. Aveva aperto gli occhi e il movimento si era fermato: uno sconosciuto dall'aria familiare la stava guardando, poi l'aveva deposta a terra e le aveva sorriso, allungando una mano a scostarle una ciocca di capelli dalla guancia.
Tera non sapeva se era stato il sorriso di quell'uomo, il palese sollievo che riusciva a leggergli negli occhi verdi o la tenerezza con cui le aveva toccato il viso, ma non aveva potuto evitare di arrossire.
Poi lui si era chinato e l'aveva baciata e in quel momento le era sembrato giusto che fosse così. Quando le loro labbra si erano separate, si erano guardati quasi increduli, poi lui l'aveva stretta a sé e l'aveva baciata di nuovo.
Era diverso, completamente diverso da quello che aveva provato baciando Doyle, aveva pensato Tera, era assurdo, ma i baci di questo sconosciuto sembravano svegliare una fiamma in lei, mentre quelli del suo compagno di università l'avevano solo fatta sentire nervosa.
Doveva dipendere dalla botta in testa, si era detta, ma non desiderava altro che continuare a baciare l'uomo che la stringeva a sé, non importava altro.
Le mani di lui sembravano lasciarle impronte di fuoco ovunque la toccasse e Tera voleva solo bruciare, ardere fino in fondo.
Si sentiva al sicuro tra le braccia di quell'uomo. Non si erano scambiati una sola parola, eppure poteva sentire il suo amore che la avvolgeva come una coperta e non c'era bisogno di altro.
Era giusto così, pensò lasciando cadere a terra i vestiti. Era giusto così.
E poi bruciarono.