13. I Wish I Could Care

Eudial lanciò uno sguardo preoccupato all'Osservatore, ma Giles non ci fece caso e si chiuse la porta alle spalle.
- Vorrei sapere cosa ha. - Sospirò tristemente. - Ma temo che non abbia la minima intenzione di dircelo. -
- Quei demoni devono averlo ferito. Da quando gli hanno letto la mente è così cambiato... Non riesco più a sentire nessun sentimento che viene da Ripper, è come se avesse chiuso completamente la sua mente. -
- E ultimamente va a caccia di vampiri da solo. Gli ho detto che poteva essere pericoloso, ma mi ha detto di farmi gli affari miei. E sembra anche che non gli importi nulla dei primi risultati delle analisi di quella sfera. -
- Credo che sia normale se gli hanno letto la mente a forza. - Intervenne Tera che fino a quel momento era rimasta in silenzio. - Quando sei vittima di una violenza del genere, ti senti talmente ferito e violato che non vuoi intorno nessuno. Credo che abbia solo bisogno di tempo. Non dovremmo opprimerlo. -
- E secondo te se sta male dovremmo lasciarlo solo? - Rispose Xini seccamente. - Tu non ne sai nulla dei sentimenti di Ripper o di chiunque altro. -
- Fate come vi pare, chi se ne frega. - Rispose la ragazza alzandosi per andarsene, ma solo Valerius notò il lampo di dolore che le era passato sul volto per un attimo. Il gatto si costrinse a scacciare quel pensiero dalla sua mente. Non doveva prestare attenzione a Tera, non doveva guardarla, non doveva più pensare a lei, si disse. Uscì di casa senza che nessuno gli prestasse attenzione e iniziò a seguire le tracce di Giles. Non aveva voglia di restare a casa a sentire i discorsi delle ragazze. Si sentiva abbattuto e se anche l'Osservatore era giù, magari avrebbero potuto tenersi compagnia a vicenda.

Giles guardò i due demoni che lo avevano circondato e pensò che avrebbe dovuto avere paura, che avrebbe potuto essere ucciso, ma tutto quello che sentiva era un angosciante senso di vuoto e la rabbia, una rabbia ardente contro gli alieni che lo avevano resuscitato e contro se stesso per non riuscire a tornare quello che era stato prima di morire.
Roteò la spada e colpì uno dei demoni, senza arretrare quando l'altro gli graffiò il viso e lo sbattè contro un muro facendogli cadere l'arma di mano.
Sentì le ginocchia cedere sotto il suo peso e rimase a fissare il demone, stordito e senza fare nulla per cercare di recuperare la spada. Ora lo avrebbe ucciso, lo avrebbe finito con un altro colpo degli artigli, pensò confusamente e chiuse gli occhi sentendosi in colpa per il senso di sollievo che quel pensiero gli procurava.
Valerius aveva assistito alla scena a occhi sbarrati. Che diavolo stava combinando Rupert Giles? Era impazzito ad andare a attaccare due demoni del genere da solo? E perché ora non continuava a lottare? Voleva farsi uccidere, per caso?
La verità lo colse improvvisamente e lo lasciò paralizzato per un attimo. Voleva morire. Ecco perché non si difendeva, ecco perché aveva attaccato avversari più forti di lui. Forse nemmeno se ne rendeva conto, ma Giles stava corteggiando la morte.
Valerius si sentì attraversare da un'ondata di calore e panico e si rese conto che era tornato ad essere un uomo. Corse verso l'Osservatore e il demone e raccolse la spada puntandola verso il mostro e costringendolo ad arretrare per un attimo. Il demone ringhiò e tornò all'attacco e Valerius ebbe la certezza che li avrebbe sbranati entrambi, poi qualcuno afferrò il mostro da dietro e iniziò a lottare con lui. Lasciò cadere la spada, tremando e con sollievo si rese conto che era Spike.
Il vampiro spezzò il collo al demone con un gesto secco e Valerius si allontanò in silenzio, sparendo nell'ombra e tornando alla sua forma di gatto.
Spike lasciò cadere il cadavere del demone e si avvicinò a Giles afferrandolo bruscamente e costringendolo ad alzarsi da terra senza troppe cerimonie. Aveva visto la scena da lontano e anche lui si era reso conto delle intenzioni dell'Osservatore. Se quel giovane strano dai capelli scuri non fosse intervenuto, adesso Giles sarebbe stato poco più di un ammasso di carne sanguinolenta.
Quel pensiero gli faceva quasi venire voglia di colpirlo. Come poteva permettersi di rischiare la sua vita in quel modo quando tutti erano in ansia per lui?
L'Osservatore non aveva detto una sola parola da quando Spike era arrivato e il vampiro lo tenne stretto per un braccio trascinandolo verso casa e sentendosi montare dentro una rabbia furiosa al pensiero delle lacrime di Eudial se l'uomo si fosse fatto ammazzare in quel modo. Per fortuna Spike aveva deciso di controllare cosa stesse facendo quando era uscito per procurarsi il sangue. E per fortuna che un passante coraggioso aveva fatto perdere tempo al demone.
Il vampiro guardò Giles che si lasciava trascinare da lui, come probabilmente si sarebbe fatto sbranare dal demone, con uno sguardo vuoto e senza la minima reazione, come se non gli importasse nulla di quello che poteva accadergli.
Ormai erano quasi arrivati a casa, sempre in quel silenzio snervante e Spike si fermò a pochi metri dal cancello, cercando di guardare Giles in faccia.
- Allora, che diavolo ti prende, Rupert? -
- Non sono affari tuoi, Spike. -
La reazione del vampiro fu fulminea: lo afferrò alla gola e lo sbattè violentemente contro il muro di cinta, immobilizzandolo.
- Sono affari miei invece! Perchè quello che ti succede importa a Eudial e se tu la fai soffrire io non posso sopportarlo. Quindi sono affari miei, Rupert! -
- Non puoi capire. Eudial non può capire. - Disse l'Osservatore, ostile. - Nessuno può capire. -
Il vampiro strinse un po' più forte.
- Nessuno può capire se tu non provi nemmeno a spiegare. -
- No. -
Il vampiro lo staccò dal muro e lo colpì con un pugno al viso.
Giles rimase a guardarlo senza nemmeno asciugarsi il sangue che gli gocciolava dal labbro, ma Spike notò una traccia di rabbia nel suo sguardo e decise di insistere: una reazione violenta sarebbe stata comunque meglio di quella indifferenza rassegnata.
- Andiamo, piantala, Rupert. Qualunque cosa ti sia successa, questo comportamento è da idioti. Ti sono entrati nella mente a forza, e allora? Come se la dea pazza non lo avesse mai fatto in passato. Anche il gattaccio ha cercato di fregarti il corpo, sei stato posseduto da un demone e mi pare che tu sia riuscito a superare sempre tutto. Ora cosa sono tutte queste storie per una stupida lettura della mente?! Se non te ne sei accorto, un demone stava per farti a brandelli pochi minuti fa, non te ne importa nulla? -
Il vampiro guardò Giles e ammutolì impressionato dall'espressione dell'uomo: non aveva mai visto tanto tormento in una persona.
- È questo il punto Spike. - Disse Giles a bassa voce. - No, non me ne importa niente. -
Spike lo fissò, allibito.
- Sei diventato scemo di colpo, Rupert? Vuoi morire? -
Giles non rispose, ma si accorse che stava tremando per la tensione e sentì di nuovo quella rabbia feroce e gelida montare dentro di sé.
- Allora?! Ti decidi a rispondermi?! Che diavolo hai?! -
- Cosa vuoi che ti dica, Spike? - Rispose l'Osservatore con cattiveria. - Vuoi davvero che faccia sapere a Eudial, a Xini e a Tera come mi sento? Vuoi vedere le loro reazioni quando sapranno che sono morto, che ora non dovrei essere qui, ma a marcire sotto due metri di terra? Credi che saranno felici di sapere non sono poi tanto diverso dai mostri che cacciano? -
Spike scosse la testa, quasi spaventato dall'oscurità che leggeva negli occhi di Giles. Per un attimo si chiese se non fosse stato nuovamente posseduto da qualche demone o se fosse impazzito, poi si rese conto che quello che vedeva non era altro che disperazione.
- Rupert? Cosa ti è successo? -
- Credi che una persona possa schiantarsi da centinaia di metri e sopravvivere? Avete creduto che avessi usato i miei poteri e non ho smentito, ma la verità è che sono morto. Ho visto il mio corpo, questo corpo, sfracellato a terra, l'ho visto morire... E poi quegli esseri mi hanno riportato in vita per leggermi la mente. Ma io ero morto. -
- Ok, non deve essere stato divertente, ma ora sei vivo no? Dovresti esserne contento. -
- Ero felice, Spike. -
- E cosa ti è successo per deprimerti in questo modo, allora? -
- Non hai capito. Ero felice di essere morto. Ero in pace, non avevo paura e sapevo che sarebbe andato tutto per il meglio... Forse era il Paradiso, e ne sono stato strappato solo perché servivo a due esseri che nemmeno conosco! È questo che vuoi che dica alle ragazze? Che non volevo tornare? Oppure che sono tornato sbagliato? Che non sento più nulla? Che forse ho perso l'anima? Che sto solo fingendo di vivere una vita normale? Ecco, ora conosci la verità. Se vuoi farle soffrire, raccontala pure. Vorrei poter dire che mi importa. Perchè vorrebbe dire che sento qualcosa che non siano questo gelo e il senso di colpa. -
- Credo che non ci sia bisogno di dire nulla. - Disse Spike tristemente e Giles seguì il suo sguardo.
Eudial, Tera e Xini erano sul cancello e avevano sentito le sue parole.