10. Under Attack

Valerius guardò le ombre strane degli oggetti del negozio senza vederle veramente. Da quando Giles, Eudial e Anya se ne erano andati, era rimasto immobile senza muovere un muscolo con lo sguardo fisso nel vuoto. La luce del sole era svanita lentamente e la penombra del suo rifugio aveva lasciato spazio all'oscurità quasi totale. La fame e la sete erano arrivate col passare delle ore, ma il gatto non si era mosso per raggiungere le ciotole a pochi centimetri da lui.
Improvvisamente un rumore lo riscosse da quello stato di doloroso stupore in cui era sprofondato e si chiese vagamente se fossero entrati i ladri nel negozio, poi una voce conosciuta lo chiamò.
- Val? Sei ancora lì? Non riesco a vederti. -
Il gattò guardò l'uomo inginocchiato a terra davanti allo scaffale senza capire. Perchè Rupert Giles era lì? Era troppo buio perché fosse già mattina e non aveva senso che l'inglese venisse al negozio nel cuore della notte.
Iniziò a miagolare una domanda, poi si ricordò che Giles non poteva capirlo senza toccarlo e con un sospiro mosse i muscoli indolenziti per strisciare verso di lui e posargli una zampa sulla mano.
- Che diavolo ci fai qui? Non dovresti essere con la tua donna?! - Gli chiese, aggressivo.
Giles rispose con un mezzo sorriso.
- È esattamente quello che mi ha detto Xini, ma ero preoccupato. -
- Preoccupato... per me? -
L'Inglese annuì.
- Non mi piace sapere che sei qui così infelice e da solo. Non so cosa ti sia successo e se non vuoi parlarne non te lo chiederò, ma per favore, lascia che ti riporti a casa, almeno. -
Il gatto non rispose, ma il pensiero che Rupert Giles si preoccupasse per lui anche quando aveva appena riabbracciato Xini lo commuoveva profondamente.
Strisciò fuori dal suo nascondiglio e lasciò che l'uomo lo prendesse in braccio, sprofondando il muso nella sua camicia mentre Giles gli carezzava delicatamente la schiena.

Xini si svegliò stringendo la mano di Giles e sorrise nell'averlo di nuovo accanto a sé. Durante la sua tournee in Europa, le era mancato tantissimo ed era stata incredibilmente felice di vederlo più sereno e contento dell'ultima volta che lo aveva visto. Il ritorno di Hope era stata una sorpresa anche per lei, ma se la presenza della ragazzina rendeva Ripper tanto felice e pieno di energie, per lei andava benissimo. Qualche ore prima si era lamentata e gli aveva tenuto un po' di broncio perché lui l'aveva lasciata sola per andare a controllare come stesse Valerius, ma ora doveva ammettere che quel lato del suo carattere le piaceva, e lo amava ancora di più per la sua generosità.
Gli sfiorò il viso con un dito e l'Osservatore aprì gli occhi, rivolgendole un sorriso assonnato, poi entrambi trasalirono quando Eudial entrò di corsa nella stanza spalancando la porta di colpo.
- Ma ti pare il modo di entrare?! - Disse Xini, irritata.
Eudial arrossì leggermente.
- Scusatemi, ma ha appena chiamato il professor Tomoe. Ha detto che intorno a tutto il pianeta sono apparsi degli strani oggetti diretti verso le città più importanti. Uno colpirà Tokyo tra mezzora secondo i suoi calcoli. -
Giles la fissò, preoccupato.
- Potrebbe avere a che fare con la cometa? -
- Non lo so, ma non mi piace, potrebbe essere un qualche tipo di arma, dobbiamo distruggerla prima che colpisca la città. Le senshi stanno preparandosi ad attaccare, Spike sta contattando la popolazione demoniaca che vive nel sottosuolo per cercare aiuto da alcuni di loro, Tera terrà a bada eventuali attacchi di mostri e vampiri, mentre io e te, Xini useremo i nostri poteri. -
- Io e Seraphina potremmo cercare di intercettarlo prima che arrivi a terra. -
Eudial annuì.
- Preparatevi in fretta. Xini, ti aspetto in macchina. -
La ragazza uscì dalla stanza in fretta e Giles e Xini la seguirono qualche minuto dopo. La ex dea si diresse alla macchina dopo aver salutato l'Osservatore con un bacio preoccupato.
- Stai attento, Ripper. -
- Sarò con Seraphina, non ho nulla da temere. State attente anche voi. Ti amo, Xini. -
Eudial partì a tutta velocità e Giles salì sulla schiena di Seraphina.
Il drago si sollevò da terra con pochi battiti di ali e Giles chiuse gli occhi per un breve istante, lasciandosi carezzare il viso dal vento fresco.
?Non sembri preoccupato, fratellino.?
- Oh, lo sarò fra qualche minuto, non preoccuparti, ma ora, nel vedere questo panorama, non riesco a non sentirmi sereno. -
Seraphina guardò gli edifici di Tokyo, piccoli sotto di loro, la luce del sole che illuminava il monte Fuji e lo scintillio del mare.
?In effetti non molti umani possono vederlo da questa prospettiva. Capisco perché ti piaccia tanto. Per te deve essere un po' come è per i piccoli draghi che fanno il loro primo volo. Sono esperienze che non si dimenticano.?
Giles posò le mani aperte sulle scaglie del drago, come per sentirne il calore e sorrise.
- Non sembra proprio che fra poco ci attaccheranno, vero? -
?No, fratellino, ma guarda lassù.?
L'Osservatore alzò lo sguardo verso il punto indicato da Seraphina e vi scorse un bagliore.
- È il nostro bersaglio? -
?Non vedo cosa altro possa essere.?
- Sali di quota. Più in alto lo intercettiamo, più tempo avremo per distruggerlo. -
?Ne sei certo? Se salgo ancora inizierà a fare molto freddo e avrai meno ossigeno.?
- Posso sopportarlo. Sali. -
?Come vuoi.?
Seraphina salì a raggiungere la sfera metallica, incandescente per essere penetrata nell'atmosfera e volò vicino ad essa.
Giles la osservò per qualche secondo, nonostante il vento freddo che gli faceva lacrimare gli occhi. Era più piccola di quanto avesse pensato, aveva il diametro di una palla da basket e sembrava fatta di un metallo semitrasparente, reso luminoso dal calore. Arrestò la sua discesa e Giles ebbe l'impressione che li stesse esaminando.
- Seraphina, attaccala ora! -
Il drago colpì la sfera con la fiammata più potente che poteva creare, ma la sfera rimase inalterata.
?In effetti non è una mossa molto brillante attaccare col fuoco una cosa fatta per resistere all'entrata nell'atmosfera.?
- No, in effetti no. Forse se riuscissi a usare i poteri il nostro intervento sarebbe più utile... -
Improvvisamente la sfera si mosse e sulla sua apertura si aprirono dei fori che lasciarono uscire centinaia di piccoli oggetti acuminati di metallo.
Uno di essi sfiorò appena il collo di Seraphina e il drago lanciò un ruggito di dolore, mentre Giles guardava incredulo il taglio che aveva tagliato a metà una delle robuste scaglie del drago.
- È un meccanismo di difesa! Scappa! Non lasciare che ci tocchino! -
Il drago si tuffò verso il basso, seguito dai frammenti, mentre la sfera riprendeva la sua caduta verso Tokyo, aumentando la velocità.
Giles si tenne stretto per evitare che i bruschi cambiamenti di direzione lo sbalzassero via dalla schiena di Seraphina e cercò disperatamente di riflettere e trovare una soluzione. Se quella sfera aveva un meccanismo di difesa tanto letale, doveva essere importante e forse Eudial e Xini non avrebbero potuto fermarla in tempo.
Imprecò sottovoce: se solo avesse potuto usare il suo potere...
Chiuse gli occhi cercando di concentrarsi, di scoprire se sarebbe riuscito a trovare la scintilla di potere che avrebbe potuto fare la differenza e improvvisamente si rese conto che c'era. Ma non sarebbe riuscito a scagliarla a distanza.
?Sembra che là sotto i demoni si siano scatenati.? Commentò il drago guardando in basso per un attimo.
Giles guardò la sfera che scendeva di quota, non troppo distante da loro: se a terra i demoni stavano attaccando, probabilmente Eudial e Xini erano impegnate a combattere.
- Seraphina, riesci ad avvicinarti ancora? -
?Non sarà facile, cosa vuoi fare??
- Userò il potere. Ma dobbiamo avvicinarci di più. -
?Tieniti forte.?
Seraphina accelerò, cercando di battere i frammenti taglienti in velocità, ma non potè impedire che la tagliassero ancora. Nonostante il dolore, continuò a volare in direzione della sfera, avvicinandosi più che poteva.
Giles intuì che aveva solo pochi secondi prima che i meccanismi di difesa si mettessero tra loro e la sfera, attaccandoli. Ma pochi secondi non sarebbero bastati.
?Fratellino, cosa fai?!? Chiese Seraphina allarmata, sentendo che Giles si era alzato in piedi sulla sua schiena. Poi non sentì più il suo peso, ma non potè fare nulla perché in quel momento i frammenti la attaccarono, ferendola dolorosamente e costringendola ad allontanarsi.