8. Shattered

Hope si guardò in giro, in cerca dei libri di Giles. Nei giorni precedenti l'Osservatore era stato sempre insieme a lei e l'aveva portata ovunque lei avesse voluto, ma Anya aveva insistito perché ogni tanto si facesse vivo in negozio. Hope era rimasta a casa con la scusa di voler dormire un po' di più e gli aveva detto che lo avrebbe raggiunto più tardi, ma in realtà voleva l'occasione giusta per guardare libri di magia un po' più seri di quelli con cui aveva avuto a che fare fino ad allora.
Quella era l'occasione giusta: Eudial era andata a svolgere alcune commissioni per Giles, Tera era all'università, Spike dormiva in cantina e Giles aveva detto che Xinuxunil sarebbe arrivata solo con l'aereo della sera. In casa c'erano solo lei e i gatti.
La ragazzina salì le scale della soffitta e sorrise nel vedere gli scaffali pieni di libri. Sul ripiano in alto dovevano esserci i libri più potenti e Hope si arrampicò su una sedia, riuscendo a prenderne due o tre.
Li portò fino al tappeto da allenamento, aprì il sacchetto di patatine che si era portata dalla cucina, accese il lettore cd e si stese in terra a leggere e a mangiare tranquillamente.

Valerius si allontanò dalle ciotole vedendo arrivare Lili. Dopo qualche tempo la gattina lo aveva accettato di nuovo in casa e non lo graffiava più, ma voleva lo stesso la precedenza sul cibo.
Il gatto salì al piano di sopra in cerca di Hope. Era diversa da come l'aveva conosciuta la prima volta, ma farsi grattare dietro le orecchie era sempre piacevole.
La ragazzina non era in camera, ma il gatto provava una strana sensazione, aveva l'impressione di sentire una strana forza magica provenire dal piano di sopra, come se qualcuno stesse usando la magia.
Il gatto salì prudentemente la scala, sentiva il pelo che gli si rizzava sulla schiena, come se l'aria fosse carica di elettricità, e si affacciò alla porta della soffitta.
Con un brivido si rese conto che qualcuno stava effettivamente praticando la magia e che quel qualcuno era Hope!
La ragazzina stava leggendo uno dei libri di Giles ed era impegnata in un incantesimo complesso che Valerius riconobbe come un incantesimo per realizzare i desideri. Il suo primo impulso fu quello di correre a fermare Hope, ma si costrinse a restare fermo: era troppo pericoloso interrompere un incantesimo di quella potenza. E poi la ragazzina sembrava abile, pensò con ammirazione, meglio aspettare che avesse finito prima di intervenire.
In ogni caso avrebbe dovuto dirlo a Giles, non era saggio che Hope continuasse a fare certi esperimenti da sola.
Il gatto sospirò, un po' invidioso: se avesse potuto usare quell'incantesimo lui avrebbe saputo certamente cosa desiderare. Avrebbe potuto riavere un corpo umano, avrebbe potuto riavere una vita.

Hope si concentrò sulla sfera di energia davanti a lei, pronunciando lentamente le sillabe dell'incantesimo e iniziando a concentrarsi sul suo desiderio: se tutto fosse andato bene, presto si sarebbe materializzato davanti a lei il libro di magia perfetto che le avrebbe peermesso di diventare una vera strega. Improvvisamente sentì un breve sospiro a pochi metri da lei e trasalì, spaventata. Vide che era solo il gatto, ma si accorse con orrore che aveva perso il controllo dell'incantesimo e guardò la sfera che schizzava via senza controllo, dirigendosi verso Valerius.

Il gatto guardò la sfera di potere che si dirigeva verso di lui, senza riuscire a muoversi e pochi secondi dopo il potere lo investì in pieno, scagliandolo contro il muro con forza. Subito dopo, Hope lo sollevò tra le braccia, preoccupata.
- Stai bene, Val? Oh, mi dispiace, povero micio, non volevo farti male! -
Valerius riaprì gli occhi. Si sentiva un po' dolorante, ma non era ferito, aveva solo una sensazione strana e il suo pelo sembrava crepitare sotto le carezze di Hope, carico di elettricità statica.
Miagolò, irritato verso la ragazzina, ma l'espressione preoccupata di Hope lo addolcì un po'. Saltò giù dalle sue braccia e tornò al piano di sotto in cerca del suo cuscino; si sentiva un po' scombussolato per il colpo ricevuto e pensava che un bel sonnellino al sole lo avrebbe fatto sentire meglio.
Hope non lo seguì, dopo aver visto che stava bene, la ragazzina si era impegnata a rimettere a posto i libri in modo che Giles non si accorgesse che erano stati toccati.
Valerius si acciambellò sul divano del salotto con uno sbadiglio e sospirò di nuovo.
?Bei tempi quando ero io a fare incantesimi invece di subirli. Se solo potessi farlo ancora...? Pensò, addormentandosi.
Il rumore della porta di casa che si chiudeva lo svegliò di soprassalto una ventina di minuti più tardi.
Saltò giù dal divano, ma qualcosa non andava nel suo equilibrio e crollò a terra pesantemente. Troppo pesantemente per un gatto. Fece per rialzarsi da terra, ma si bloccò a metà del movimento, fissando allibito la mano che si trovava dove avrebbe dovuto esserci una zampa. E non era solo una mano, ma tutto un corpo, un corpo umano.
Valerius si alzò cautamente in piedi, appoggiandosi al divano e si avvicinò allo specchio antico appeso al muro.
Guardò incredulo la figura riflessa e sentì le lacrime che gli spuntavano negli occhi nel vedere il suo viso come ricordava di averlo visto l'ultima volta più di cinquecento anni prima. Era più giovane di come era stato quando era morto, probabilmente aveva conservato l'età del corpo del gatto, ma quello era il suo viso, quello era il suo corpo.
L'incantesimo di Hope doveva essere riuscito a fare quello che nessuno aveva potuto fare per lui: era di nuovo un essere umano!
Si sfiorò una gamba, godendo nel sentire i muscoli tesi sotto la stoffa dei pantaloni e si rese conto di essere vestito come quando era ancora vivo: pantaloni neri, camicia di cotone nera di foggia antica e un lungo mantello nero.
Si tolse il mantello e decise che il resto del suo abbigliamento poteva andare bene anche nel presente.
Uscì di casa in fretta, non vedeva l'ora di dirlo a qualcuno, di parlare con la gente senza dover costringere Tera o Giles a fare da interpreti.
Tera. Chissà cosa avrebbe detto lei. Chissà se avrebbe trovato attraente il suo corpo... Valerius arrossì a quel pensiero, ma si rese conto che l'opinione di Tera gli importava parecchio, che era lei la prima persona a cui voleva dirlo. I mesi che avevano passato insieme quando credevano che Giles fosse morto erano stati molto importanti per lui. Si era rifiutato di ammettere quei sentimenti quando era gatto perché sapeva che avrebbe solo sofferto, che non aveva nessuna possibilità, ma ora...

Giles porse il sacchetto degli acquisti alla cliente con un sorriso pieno di calore e la donna uscì soddisfatta dopo avergli rivolto uno sguardo di ammirazione.
- Se sorridi così alle clienti, la tua cara dea avrà qualcosa da ridire. Ma questo tuo essere sexy migliora gli affari del negozio, quindi prego, continua pure. -
L'Osservatore si girò a guardare Anya, perplesso.
- Sexy? -
- Oh, andiamo, non mi dire che non te ne rendi conto. Oggi sei pieno di energia e non fai altro che sorridere. Fa tutto un altro effetto rispetto al vederti a pezzi e pieno di lividi. -
Giles ridacchiò.
- Effettivamente mi sento felice. Non speravo di rivedere Hope e oggi potrò riabbracciare Xini. Non vedo l'ora... -
- Contento te. - Disse Anya senza troppo entusiasmo. - Ora continua pure ad attirare i clienti. -

Valerius si guardò intorno, un po' disorientato. Non era abituato ad edifici tanto grandi e tanto affollati di studenti, ma era già soddisfatto di averlo trovato senza perdersi. Senza perdersi troppo.
Annusò istintivamente l'aria in cerca di Tera, prima di ricordarsi che non era più un gatto. Sorrise un po' imbarazzato, poi sentì una voce conosciuta, la voce della ragazza.
La seguì in fretta e arrivò in una sala studio semivuota. Individuò subito Tera, seduta a un tavolo e stava per chiamarla quando la ragazza si voltò verso lo studente che era seduto accanto a lei e scoppiò a ridere con un'espressione che non le aveva mai visto.
Valerius si spostò in un punto in cui non poteva essere visto e cercò di ascoltare quello che dicevano.
Il ragazzo le chiese se vedesse già qualcuno e Valerius trattenne il respiro attendendo la risposta di Tera.
La parola che pronunciò e il rossore che la seguì ebbero l'effetto di un pugnale nel cuore.
No.
Come poteva dirlo con quella semplicità? I giorni che avevano passato insieme non contavano nulla per lei? I pericoli che avevano condiviso, le lacrime che le aveva asciugato, le parole dette fra loro, non erano più importanti? Tutto era stato cancellato da quel semplice no.
Valerius fece un passo indietro verso la porta, arretrando in silenzio finché fu certo che lei non potesse vederlo, poi si girò di scatto e corse via, indifferente agli sguardi curiosi degli altri studenti.
Ora non voleva più che Tera lo vedesse, non voleva che si avvicinasse a lui. Non aveva sperato che potesse amarlo, era un gatto, ma aveva sperato che fra loro si fosse creato qualcosa, almeno un minimo legame che la facesse esitare un po' prima di dire che non vedeva nessuno.
Per un momento credette di odiarla, di sicuro odiava quel ragazzo tanto sicuro di sé che ci provava con lei.
Si asciugò rabbiosamente gli occhi col dorso della mano, sentendosi stupido per quelle lacrime e per essersi illuso con speranze vane.
Improvvisamente si sentì debole, come se avesse avuto un capogiro e all'improvviso fu di nuovo su quattro zampe da gatto.
Si fermò stancamente.
Ormai era lontano dall'università e si accucciò tristemente sotto un cespuglio al lato della strada.
Era svanito tutto? Sarebbe rimasto gatto per sempre? Non che importasse molto ormai.
Si sentiva sfinito, ma si costrinse ad alzarsi di nuovo sulle quattro zampe. Ora non poteva prendere un taxi o un autobus, se voleva tornare a casa doveva farlo da solo o aspettare Tera davanti all'università. Ma quest'ultima possibilità era esclusa, non voleva assolutamente vederla.
Iniziò a camminare lungo il marciapiede, chiedendosi dove andare, quando gli cadde lo sguardo su un cartellone pubblicitario del Babylon 6, il negozio di Giles.
Per fortuna era molto più vicino a lui di quanto non lo fosse casa e il gatto si avviò a fatica nella direzione indicata dal cartello.