10. A Name from a Dream

Sofia si alzò dal divanetto della sala d'aspetto per andare incontro a Giles.
- Allora? - Gli chiese preoccupata e lui la rassicurò con un sorriso.
- Te lo avevo detto, non è nulla di grave. Il dottore ha detto che è normale avere qualche giramento di testa dopo il trauma che ho subito. -
La donna sorrise, sollevata.
- Come ti senti ora? -
- Un po' di mal di testa e poi credo che mi abbiano tolto qualche litro di sangue per fare esami inutili, ma passerà presto. -
- Vieni, ti accompagno a casa. - Gli disse passandogli un braccio intorno alla vita.

- Allora, li hai contattati? - Chiese Tera alzando la testa dal libro che stava leggendo per guardare Eudial.
- No, ancora no. Agli Osservatori penseremo dopo, ora abbiamo un altro problema, guardate. - Rispose la ragazza appoggiando sul tavolo un quotidiano.
Tera, Spike e Valerius si sporsero a leggere l'articolo.
- ?Avvistata cometa diretta verso la Terra.? - Lesse Tera. - Il fallito non aveva avuto una visione a proposito di una cometa? -
- Già. E aveva avuto una sensazione di forte pericolo. -
- Allora dobbiamo cercare di scoprire cosa potrebbe comportare l'arrivo di questa cometa. Secondo l'articolo non è in rotta di collisione con la Terra, ma penso che potrebbe essere collegata a qualcosa di sovrannaturale. -
Tera ed Eudial annuirono.
- Prima di decidere qualunque cosa a proposito di Giles cerchiamo di sistemare questo problema. Lui per ora sta bene ed è al sicuro, non c'è fretta. -
- Allora tu e il vampiro cercate di scoprire qualcosa sulla cometa, io e il pulcioso terremo d'occhio il fallito. -
- Ok, poi stanotte faremo il contrario. -

Giles chiuse il libro che stava leggendo e lo appoggiò sul tavolino accanto al divano. Il mal di testa era passato, ma gli antidolorifici e le medicine che gli avevano dato in ospedale lo facevano sentire assonnato. Chiuse gli occhi per un attimo, ma li riaprì sentendo la porta che si apriva.
Sofia entrò nella stanza e si avvicinò al divano in silenzio.
- Ti ho svegliato, Shad? - Gli chiese sottovoce.
- No, non stavo dormendo. -
- Sono venuta a vedere come stai. -
Giles sorrise.
- Forse preferivo il mal di testa agli effetti collaterali delle medicine, ma sto bene. Domani sarà tutto passato. -
Sofia sedette sul bordo del divano e gli passò una mano fra i capelli.
- In ogni caso stanotte resto qui. -
L'inglese le prese la mano e la baciò all'interno del polso.
- Sto bene, te lo assicuro, non devi preoccuparti per me. -
La donna si chinò su di lui, lasciando che i capelli biondi gli sfiorassero il viso, e negli occhi le si accese una luce maliziosa.
- Una ragione di più per restare, non credi? -
Giles scoppiò a ridere e la attirò a sé per baciarla.

Xinuxunil sedette alla finestra e guardò fuori: il cielo sereno era di un blu scuro, punteggiato di stelle brillanti come diamanti e in mezzo ad esse la più luminosa di tutte era la cometa.
Con un sospiro si abbracciò le ginocchia, appoggiandovi il viso. Si sentiva sola, terribilmente sola in quella stanza d'albergo troppo grande e non desiderava altro che sentire le braccia di Ripper che la circondavano e la proteggevano.
Se lui fosse stato lì con lei le cose sarebbero state molto diverse: avrebbero guardato insieme le stelle e poi avrebbero fatto l'amore unendo le loro menti al pari dei loro corpi.
Ma non sarebbe più successo, mai più.
Xini si asciugò una lacrima e si rimproverò: non doveva essere egoista. Avrebbe dovuto essere felice anche solo per il fatto che Ripper era vivo e stava bene.
- Ma mi manca così tanto... - Sussurrò.
Non era solo la lontananza fisica a pesarle: fino al giorno dell'incendio aveva sempre sentito la presenza dell'Osservatore dentro di lei, in una sorta di contatto mentale, ma ora nel posto che era stato di Giles c'era solo il vuoto.
Probabilmente il potere di Giles era stato danneggiato in modo irreparabile e anche se gli fosse tornata la memoria non sarebbe più stato in grado di unire la sua mente a quella di Xini.
La ragazza cercò di non pensarci e rilesse i fogli appoggiati sul davanzale accanto a lei per ripassare i testi delle sue canzoni. Le aveva scritte in memoria di Ripper, ma in un certo senso erano ancora vere anche dopo aver scoperto che lui era ancora vivo. Ad essere morto era il suo amore per lei.

Sofia si strinse contro il corpo dell'uomo addormentato e aprì gli occhi con un sorriso. Il divano letto era troppo piccolo per entrambi, ma, nonostante la posizione un po' scomoda, aveva dormito benissimo. Il corpo di Shad era caldo e rassicurante e il suo abbraccio l'aveva fatta sentire serena e protetta come non le era capitato da molti anni ormai.
Studiò pigramente il viso dell'uomo addormentato e sentì che avrebbe potuto innamorarsi molto facilmente di lui. Gli sfiorò il viso con una mano, delicatamente, quasi assaporando la sensazione della sua pelle sotto le sue dita, morbida nel rilassamento del sonno e ruvida di barba non ancora rasata allo stesso tempo. E dolcemente calda.
Sofia gli sfiorò il naso con un bacio e lui la strinse più forte, sorridendo nel sonno.
- Ti amo. - Sussurrò, ancora addormentato e Sofia trattenne il respiro, pensando di aver capito male.
- Cosa hai detto? - Gli chiese con un sussurro, emozionata e un po' spaventata.
- Ti amo, Xini. - Mormorò Giles nel sonno. - Ti amo così tanto... -
Sofia sospirò, un po' delusa. Shad stava solo sognando, non stava parlando con lei.
Si chiese a chi appartenesse il nome che aveva pronunciato e se stesse iniziando a tornargli la memoria. Per qualche secondo si trovò a sperare che non fosse così, poi si rimproverò mentalmente.
Che razza di egoista sarebbe stata ad augurarsi una cosa del genere? Era prevedibile che una persona come Shad avesse avuto una relazione con qualcuno prima di perdere la memoria e lei ne era stata consapevole fin dall'inizio.
Shad le aveva detto che lei gli piaceva moltissimo, ma non aveva potuto prometterle nulla, non poteva darle un cuore che forse era già impegnato. Lui era stato molto onesto e Sofia aveva accettato quella situazione quando lo aveva baciato la prima volta.
Ora quelle parole mormorate nel sonno le avevano fatto capire che Shad non sarebbe mai stato davvero suo. Tutto quello che avrebbe potuto avere era la sua compagnia, i suoi baci e forse anche il suo affetto finché non gli fosse ritornata la memoria. Sarebbe stato sciocco aspettarsi altro e lei non lo era.
Però, nel profondo del suo cuore, una parte di lei non poteva fare a meno di augurarsi che lui non ricordasse mai il suo passato.
Si strinse a lui e si riaddormentò fra le sue braccia, desiderando che quei momenti durassero per sempre.

Giles si svegliò qualche ora più tardi e sorrise nel trovare Sofia ancora abbracciata a lui, coi capelli biondi sparsi sul cuscino e il viso dolcemente rilassato.
La svegliò con un bacio e la guardò aprire gli occhi azzurri. Provava una sensazione di calore nello starle accanto e si chiese se nonostante tutto si stesse innamorando di lei. Quella notte avevano fatto l'amore ed era stato molto dolce. Per la prima volta da quando si era svegliato in ospedale Giles aveva smesso di chiedersi chi fosse e aveva pensato solo al momento che stava vivendo. In un certo senso aveva l'impressione di aver trovato qualcosa che poteva essere importante, forse di più di quel passato che non ricordava. Si sentiva sereno.
Sofia ricambiò il bacio e lo guardò attentamente, come per esaminarlo.
Giles ridacchiò.
- Che c'è? Perchè mi guardi così? -
- Come ti senti oggi? Hai ancora mal di testa? -
- Mai stato meglio. - Disse allegramente, alzandosi dal letto. - Hai fame? Ti preparo la colazione. -
Sofia sorrise, divertita. Shad sembrava tanto contento e pieno di energia quella mattina che anche lei non poteva fare a meno di sentirsi allegra nonostante i pensieri tristi della notte.
- Meglio che andiamo a casa a prepararla, tra poco Lyra si sveglierà per andare a scuola. -
Giles annuì.
- Così potremo fare colazione insieme. Buona idea. -
- Sembri di buon umore stamattina. -
- Lo sono. Mi sento bene, c'è un sole luminoso e ho accanto a me una persona stupenda. - Disse con entusiasmo, poi si fermò a guardarla intensamente.
Sofia stava per rispondergli con una battuta scherzosa, ma qualcosa nell'espressione di Giles la fece ammutolire: mentre la guardava i suoi occhi erano tanto pieni di calore e sembrava così emozionato che la donna intuì quello che stava per dirle.
- Sofia... - Sussurrò Giles, avvicinandosi a lei. - Non sai quanto mi senta felice a stare al tuo fianco. Io credo di... -
La donna lo guardò, presa dal panico e nonostante desiderasse tantissimo sentire quelle parole da lui, sapeva bene che non sarebbe stato giusto. Shad non se ne rendeva ancora conto, ma non sarebbero state vere e alla fine avrebbero ferito entrambi.
Si avvicinò a lui e lo zittì con un bacio, poi si staccò da lui e gli sfiorò le labbra con un dito.
- Non dire nulla, Shad. Per favore, non dirlo. -
Lui la guardò, un po' deluso, poi le sorrise e annuì.
- Hai ragione, è ancora presto. Non c'è fretta, giusto? -
Sofia lo abbracciò e lasciò che la baciasse di nuovo.
Scacciò il rimpianto per quelle parole non dette e cambiò discorso cercando di sembrare naturale.
- Hai sognato qualcosa stanotte? -
- No, non mi sembra. Perchè me lo chiedi? -
- Sembravi felice mentre dormivi. -
Giles sembrò riflettere per un attimo, poi scosse la testa.
- Allora devo aver fatto un bel sogno, ma non me lo ricordo. Che novità, vero? -
Sofia ridacchiò, rimproverandosi fra sé perché non poteva fare a meno di sentirsi sollevata.