5. Stars Are Just a Memory Away

Lyra rientrò a casa sbattendo la porta e lasciò cadere a terra lo zaino, per correre a chiudersi in camera.
Giles abbassò il fuoco sotto la pentola e si affacciò alla porta della cucina, perplesso. Da quando la conosceva, non aveva mai visto la ragazzina comportarsi in quel modo.
Si avvicinò alla porta della stanza di Lyra e bussò discretamente, sinceramente preoccupato per lei. Nei due mesi passati da quando si erano incontrati per la prima volta si era affezionato a lei e le era immensamente grato per quello che aveva fatto per lui. Quando era stato dimesso dall'ospedale, Lyra aveva convinto la madre a lasciarlo vivere nell'appartamento che avevano ricavato nel piccolo edificio di mattoni che un tempo, quando la loro casa era ancora una fattoria, veniva usato dai contadini per riporre gli attrezzi. Da quella casetta, quando ancora viveva con loro, il padre di Lyra aveva ricavato un box per l'auto e una stanza con divano letto e bagno che usava come studio per lavorare senza essere disturbato. Poi se ne era andato e la stanza era rimasta inutilizzata.
Sofia a volte aveva pensato di affittarla, ma era stata felice di lasciarla usare a Giles in cambio del suo aiuto in casa e di vari lavoretti che lei non aveva tempo o modo di fare. Conoscendolo meglio, aveva imparato a fidarsi dell'inglese e si era resa conto che pur non ricordando nulla del suo passato, aveva una enorme cultura ed era una brava persona. Cosa ancora più importante, Lyra, che di solito aveva molte difficoltà a fare amicizia, si trovava a suo agio con lui e grazie al suo aiuto con i compiti, i suoi voti avevano iniziato a migliorare. E poi Sofia era contenta che la figlia non dovesse più trovare la casa vuota e mangiare roba fredda anche se lei doveva lavorare fino a tardi.
Giles bussò di nuovo.
- Lyra? Posso entrare? -
Dall'interno della stanza si sentì un sospiro e la ragazzina venne ad aprire la porta.
- Ciao Shad. -
Giles la guardò, allarmato nel notare che aveva un graffio sanguinolento sul viso e i vestiti impolverati e strappati in più punti.
- Cosa ti è successo?! Ti sei fatta male?! -
Lyra scosse la testa, cupa.
- No. Non è nulla. Non preoccuparti. -
- Ma stai sanguinando! -
- Ho fatto a botte a scuola, tutto qui. -
- Oh, capisco. -
Giles non commentò, ma prese disinfettante e cotone idrofilo e iniziò a pulirle il graffio delicatamente.
Lyra si soffiò il naso e lo guardò, triste ora che la rabbia stava iniziando a sbollire.
- Quello scemo di Andrea ha iniziato a prendermi in giro perché ho seppellito in giardino la lucertola che hanno ucciso a sassate durante l'intervallo. Alla fine ridevano tutti, ma non mi importava, sono abituata a quello che dicono di me. Ma poi lui ha detto che mio padre se ne è andato perché non sono normale e che mamma non mi vuole bene perché non verrà alla giornata dei genitori. -
- E allora lo hai preso a pugni? -
Lyra annuì, avvilita.
- Forse non è stata una buona idea. Mi hanno sospesa. Come farò a dirlo a mamma? -
- Non ne sarà molto contenta, temo. -
- ?Non ne sarà molto contenta??! Andrà su tutte le furie, ecco cosa farà! -
- Fare a botte col tuo compagno non è stata la cosa migliore che potessi fare, ma forse se le spieghi cosa è successo capirà perché hai perso la testa. -
Lyra si voltò a guardarlo, quasi minacciosa.
- Guai a te se ne parli con lei! Shad, lei non deve sapere cosa mi hanno detto! Se lo venisse a sapere ne soffrirebbe... Lei vorrebbe poter venire a scuola come le altre mamme, ma non può lasciare il lavoro per un motivo del genere. Meglio che pensi che sono una attaccabrighe. -
- Ma... -
- Niente ma! Ho deciso e non mi farai cambiare idea. E poi è giusto che mi punisca, sono stata stupida a cedere alle provocazioni di Andrea, lo so benissimo... -
- Ma a volte è difficile mantenere la calma, vero? - Concluse Giles per lei.
Lyra annuì.
- Sapevo che avresti capito. -
- Ehi, non sto dicendo che hai fatto bene. -
Lyra gli sorrise.
- Lo so, ma grazie per avermi lasciata sfogare senza sgridarmi anche tu. -
- Non sono io quello che deve sgridarti. Che ne dici di mangiare ora? Ho preparato il pranzo. -

Sofia si chiuse la porta di casa alle spalle e guardò il cielo stellato sopra la sua testa. Scorse subito la figura dell'inglese che guardava anche lui il cielo, seduto ai piedi del melo davanti a casa.
Lo raggiunse sedendosi sull'erba accanto a lui e sorrise leggermente nel vederlo trasalire.
- Ti ho spaventato? -
Giles sorrise, leggermente imbarazzato.
- Non mi ero accorto che ci fosse qualcuno. -
- Come ti senti? Fa ancora male il polso? -
L'uomo scosse la testa.
- Sto bene. Potrei dire che non sono mai stato meglio in vita mia se solo mi ricordassi minimamente il mio passato. E dire che non sono mai stato meglio da quando posso ricordarmi è un po' banale visto come ero ridotto quando mi sono svegliato in ospedale. In ogni caso non ho più dolori, né giramenti di testa, non dormo più tutto il giorno e mi sento abbastanza forte, quindi probabilmente posso dire di essere completamente guarito. Memoria a parte, ovviamente. -
Sofia ridacchiò, stupendosi ancora una volta delle risposte di quell'uomo.
Finora solo Lyra era riuscita a colpirla in quel modo con quello che diceva e non si stupiva che la ragazzina andasse tanto d'accordo con Shad.
- Non hai ricordato ancora nulla? -
Giles guardò le stelle, assorto e Sofia intuì che non era sereno come voleva apparire.
- A volte ho la sensazione di aver già fatto una certa azione o un movimento, ma non riesco a ricordare né come né quando... Per esempio credo di aver guardato spesso le stelle in passato e ho la sensazione che lo facessi insieme a qualcuno, ma non riesco a ricordare chi. -
- Una moglie? Un figlio? Un amico? -
- Non ne ho idea. La mente umana è assurda, non trovi? Non ricordo nulla di me o delle persone a cui volevo bene, eppure potrei citarti a memoria interi testi latini che non so nemmeno quando o dove ho imparato. -
Sofia annuì, comprensiva.
- Deve essere dura per te... -
- Sai, non lo sarebbe nemmeno tanto se solo potessi essere certo di non aver dimenticato niente di importante. Continuo a chiedermi se ho una famiglia che mi sta cercando e che si angoscia per me oppure che tipo di persona ero. Forse ero una persona malvagia, una di quelle che fa del male agli altri e che tutti odiano... A volte ho la sensazione di aver fatto cose orribili... -
- Non credo, se la tua famiglia ti stesse cercando, ormai la polizia ti avrebbe saputo dire qualcosa e poi non mi sembri il tipo che si fa odiare. Basta vedere come ti comporti con Lyra. Sei sempre gentile con lei, anche quando non se lo meriterebbe. - Finì la frase in tono più duro e Giles sospirò.
- Te lo ha detto? -
- Non si era mai fatta sospendere prima d'ora. I professori la sgridavano e le mettevano le note perché si distrae spesso, ma non aveva mai fatto una cosa del genere. -
- Non... non credo che sia una cosa grave. Credo che sia normale qualche litigio con i compagni di scuola alla sua età... -
- Inutile che la difendi! E scommetto che a te ha detto il motivo della lite. -
- Uh... no. N-non mi ha detto nulla. - Disse Giles arrossendo e Sofia scoppiò a ridere.
- Non sei credibile come bugiardo, per niente. Lyra è molto più convincente di te e si vede lontano un miglio quando mente! -
Giles la guardò, imbarazzato e la donna sospirò.
- Tanto lo so che è qualcosa che ha a che fare con la giornata dei genitori. Da qualche anno Lyra cerca di nascondermela, ma so bene che ci soffre. Sai, Shad, vorrei tanto poterci andare, ma non posso prendermi una giornata di ferie per un motivo del genere. Da quando mio marito se ne è andato, noi dobbiamo cavarcela da sole e senza il mio lavoro non avrei la possibilità di mantenere la casa. E voglio ottenere una promozione, così Lyra potrà fare il liceo e l'università senza preoccupazioni, ma la carriera implica qualche dolorosa rinuncia. Lyra se ne rende conto, per questo ha iniziato a nascondermi la sua tristezza per queste occasioni. -
- È una ragazzina molto dolce. Io le devo molto, se non fosse stato per lei, i giorni passati in ospedale sarebbero stati orribili. A volte le visite di Lyra erano l'unica luce in una giornata di dolore e tristezza e forse sarà stato sciocco da parte mia, ma mi ci aggrappavo per riuscire ad andare avanti. N-non punirla troppo duramente per quello che è successo, non se lo merita... -
- Non preoccuparti Shad, non sono mai stata capace di punirla severamente. L'ho sgridata per bene e questa settimana non avrà la sua paghetta, tutto qui. Però volevo chiederti un favore. -
- Dimmi pure. -
- Potresti accompagnarla tu a scuola per la giornata dei genitori? -
- Io? Ma... -
- Lo so che non sei suo padre e lo sa bene anche lei, ma sei un amico e so che ne sarebbe felice. Per favore, Shad, fallo per me, non voglio che anche quest'anno sia costretta ad andare da sola. Lyra non oserebbe chiedertelo, ma se glielo proponessi tu sono certa che farebbe i salti di gioia. Potresti farlo? -
Giles annuì e le sorrise.
- Ne sarò lieto. -