1. Showdown

Rupert Giles aprì il negozio sorridendo al pensiero delle facce che Eudial e Tera avevano fatto quando era riuscito a disarmarle entrambe cogliendole di sorpresa. Certo, ora la schiena gli avrebbe fatto male per qualche giorno, ma ne valeva la pena. Il sorriso soddisfatto sul suo viso si addolcì pensando a Xini e l'Osservatore non vedeva l'ora che arrivasse la sera per poter restare solo con lei.
Non voleva più pensare ai due giorni passati, ed era grato alla ragazza e alle due Cacciatrici per non aver fatto troppe domande. Da quando era tornato a casa si sentiva strano: l'assenza di Hope gli provocava una profonda tristezza, ma insieme a questa malinconia, nel suo animo si era fatta strada una specie di euforia. Riabbracciare Eudial e Tera lo aveva reso incredibilmente felice come se fossero passati anni dall'ultima volta che le aveva viste invece che soltanto due giorni. Il loro affetto, la malcelata preoccupazione che aveva visto nei loro occhi, il sollievo nel vederlo sorridere, lo avevano fatto sentire a casa come mai in vita sua. In quel momento aveva avuto la certezza di essere amato, di avere una famiglia che gli voleva bene e quella consapevolezza aveva alleviato la sua tristezza.
E poi c'era Xini...
Non avrebbe mai creduto di poter amare così tanto una persona e ora capiva che Jenny aveva ragione: Xini aveva tutto il suo cuore e la sua anima era legata alla sua indissolubilmente.
Ora se ne rendeva conto, la carriera della ragazza poteva essere un intralcio fastidioso, ma non avrebbe più potuto allontanarli, non lo avrebbe più permesso.
Da quando Hope era andata via, tutto era tornato alla normalità. La vicinanza dell'Anomalia aveva amplificato le emozioni di tutti loro, ma ora che lei non c'era più le cose erano tornate come prima.
Tera aveva ripreso il suo atteggiamento arrogante, anche se ormai entrambi sapevano quali fossero i suoi veri sentimenti e lui stesso riusciva a non scoppiare in lacrime ogni cinque minuti.
La vista del negozio vuoto gli fece stringere il cuore. Il dolore che provava nel notare l'assenza di Hope era reale e lo sapeva. A volte aveva solo voglia di riabbracciarla e il pensiero che non l'avrebbe più rivista gli faceva venire le lacrime agli occhi, ma si costringeva a reprimere l'impulso di piangere.
Non sarebbe stato giusto, si ripeteva. Hope era salva e sarebbe stata contenta di avere entrambi i genitori, Jenny avrebbe ottenuto quello che voleva e anche l'altro se stesso sarebbe stato felice. La profezia aveva avuto ragione, il Triplice aveva fatto la scelta giusta.
Giles si augurò che i Distruttori lo avessero tenuto d'occhio e che prima o poi lo contattassero: quello che aveva fatto lui per Hope avrebbe potuto essere una speranza per altre future Anomalie.
No, non doveva piangere per la bambina, si disse, sarebbe stata solo autocommiserazione e non voleva che Eudial, Tera e Xini si preoccupassero. Hope gli mancava, ma doveva essere felice per lei.
Accese le luci del negozio e salutò con un sorriso Anya che era arrivata pochi minuti dopo di lui.
- Ah, sei tu. Vedendo il negozio aperto credevo che fosse un ladro. -
- Un ladro di coni stradali? -
- Perchè no? Se la gente li compra ci saranno anche persone pronte a rubarli. -
Giles sedette dietro al bancone e iniziò a sfogliare un libro, in attesa di clienti, ma alzò lo sguardo dopo poco vedendo Anya in piedi accanto a lui che lo fissava attentamente.
- Beh, che c'è? - Chiese, un po' a disagio.
- Cercavo di capire se sei depresso ora che non hai più la bambina. -
Giles la guardò sospettoso.
- Hai paura di perdere il tuo lavoro nel caso che mi gettassi da un ponte? -
- Ma no! Anche se quello potrebbe essere un problema, effettivamente, ma non era a quello che pensavo! -
Giles la guardò in silenzio e Anya proseguì.
- Si, insomma, pensavo che anche se mi hai fatto diventare un essere umano, in fondo sei una brava persona. L'altro giorno hai salvato la vita anche a me combattendo contro quel demone, sei anche rimasto ferito... Come stai? -
L'Osservatore le sorrise.
- Un po' triste, ma passerà. Grazie Anya. -

Eudial passò un sacchetto di cubetti di ghiaccio a Tera e ne riempì uno anche per sè. Si lasciò cadere sul divano premendolo sul grosso livido che le si era formato sul braccio.
- Ma era davvero Giles? Siamo sicure che non sia un demone che si spaccia per lui? -
- Era lui, ma non lo avevo mai visto combattere in quel modo. -
- Tranne quando ti ha preso a bastonate... -
Tera la guardò male.
- In quel caso era diverso, era furioso e mi ha colto di sorpresa, ma se fossi stata pronta avrei potuto farlo a pezzi facilmente. Quella volta pensava solo ad attaccare, ma stavolta ha usato una tecnica perfetta, non sono riuscita a trovare un varco nella sua difesa. -
- Nemmeno io. -
- Che tu non lo abbia trovato non mi sorprende affatto. È incredibile che non lo abbia trovato io. -
- Divertente. In ogni caso sono contenta di vederlo in forma. Temevo che separarsi da Hope lo avrebbe distrutto... -
- Già, lo pensavo anche io. Mi piacerebbe sapere dove è stato in questi due giorni. -
- Non credo che abbia la minima intenzione di dircelo. E credo che nemmeno Xini ne sappia nulla.-
- Strano che non gli abbia letto la mente a forza. -
- Credo che la storia del suicidio l'abbia spaventata parecchio. Forse ha paura di ferirlo ora. -
Tera si alzò in piedi di scatto.
- Andiamo! -
- Dove? -
- Ad allenarci. Mi hai appena ricordato che devo ancora riempirlo di mazzate per averci mentito in quel modo e non intendo farmi battere di nuovo la prossima volta. -
Eudial annuì.
- Buona idea. L'allenamento intendo. -

Giles si svegliò di colpo nel sentirsi toccare sulla spalla.
Si guardò intorno confusamente e si rese conto di essersi addormentato mentre leggeva.
- Uh, stavo dormendo? - Chiese ad Anya.
- Direi di si. Mi sembri stanco. -
L'Osservatore le rivolse un sorriso di scusa.
- Non ho dormito molto in effetti e allenarmi con Eu e Tera mi ha distrutto. -
- Forse faresti meglio ad andare a casa, oppure vai a dormire nel retro, se ti metti a sonnecchiare sul bancone non fai una bella impressione sui clienti. -
- Hai ragione, scusa, e comunque non fa molto bene alla mia schiena. - Disse, alzandosi con una smorfia di dolore. - Ho dormito a lungo? -
- Un paio d'ore. È quasi ora di pranzo, perché non vai a casa a riposarti? In ogni caso non servi a molto qui. Oh, guarda... - Aggiunse, sfogliando distrattamente una rivista. - ...quella scema della tua ragazza parteciperà a una trasmissione in diretta dal parco qui vicino oggi. -
- Tu e Xini non vi amate molto, vero? -
- Dee dei desideri e demoni della vendetta non vanno molto d'accordo. Abbiamo avuto qualche contrasto in passato... Desideri contrastanti, mogli che si vendicano per il desiderio dei mariti, roba del genere, insomma... -
- Capisco. - Disse cautamente Giles, decidendo che era meglio non indagare oltre. - Penso che seguirò il tuo consiglio... Ci vediamo domani, Anya. -
L'Osservatore prese il cappotto e uscì dal negozio. Considerò per qualche istante l'idea di chiamare un taxi, poi decise di fare una passeggiata fino a casa. Il sonno per il momento gli era passato, ma si sentiva indolenzito e camminare un po' lo avrebbe aiutato a rilassare i muscoli. Inoltre l'aria era ancora fredda, ma il sole era abbastanza caldo e rendeva piacevole camminare per le strade di Tokyo.
Era da parecchio che non gli capitava di avere un po' di tempo libero senza che incombessero apocalissi, tragedie e disastri vari e non gli dispiaceva l'idea di non avere assolutamente nulla da fare una volta tanto.
Peccato che Xini fosse impegnata, si disse, guardando la vetrina di un negozio. Gli sarebbe piaciuto passeggiare in quel modo assieme a lei e con un po' di rimpianto si rese conto che non lo avevano mai fatto e che probabilmente non avrebbero mai potuto farlo senza essere assediati dai fan e dai giornalisti.
In fondo non era così importante, si consolò, quello che contava erano i loro sentimenti.
Passando davanti al parco si ricordò delle parole di Anya e non seppe resistere alla tentazione di andare a curiosare, anche solo per poterla vedere da lontano.
Il parco era affollato e Giles sorrise nel vedere che, nonostante lo scandalo della morte di Kain, Xini aveva ancora molti fan.
Il palco era circondato da transenne e da guardie del corpo che tenevano a distanza la folla, ma Giles riuscì lo stesso a scorgere Xinuxunil che stava parlando con un tecnico fuori scena.
Chiuse gli occhi per un attimo, concentrandosi per sfiorare la mente della ragazza con la sua e mandarle il suo amore e quando li riaprì vide che Xini si era girata e lo stava fissando.
Si scambiarono un sorriso, poi Giles distolse lo sguardo e fece per tornare a confondersi tra la folla per non disturbarla mentre lavorava.
In quel momento il regista lo vide.
Era lo stesso regista che aveva assistito al litigio tra lui e Diam Kain, realizzò l'Osservatore, notando lo sguardo feroce che era apparso negli occhi dell'altro uomo quando lo aveva riconosciuto.
Il regista si avvicinò a Xini e mandò via bruscamente il tecnico che stava parlando con la ragazza.
- Credevo di essere stato chiaro, Sachino! - Disse gelido. - Quell'uomo non deve più avvicinarsi a te. Credi che i fan sarebbero contenti di sapere che te la fai con uno squilibrato che potrebbe essere tuo padre?! Se ti fai vedere insieme a quella persona, la tua carriera è finita! -
Giles non poteva sentire le parole del regista, ma la sua espressione era eloquente e il viso di Xini si era oscurato mentre gli rispondeva. L'Osservatore avrebbe voluto prenderlo a pugni, ma si costrinse a restare calmo: se avesse reagito, non avrebbe fatto altro che danneggiare Xini. Era stato sciocco ad andare lì, sapendo di dover tenere segreta la loro relazione e ora forse la cosa migliore che poteva fare era sparire prima di peggiorare la situazione.
Si girò solo per scoprire che la folla di ragazzini urlanti gli impediva di passare e un intensificarsi delle grida entusiastiche gli fece capire che stava succedendo qualcosa alle sue spalle. Tornò a guardare verso il palco e si accorse che Xini si era avvicinata alle transenne ed era a pochi centimetri da lui.
Giles la guardò, sorpreso, poi la ragazza salì sulla barriera che li separava, gli gettò le braccia al collo e lo baciò, incurante della gente intorno a loro.