9. Deathwish

Giles ansimò cercando di respirare nonostante il dolore che sembrava stritolarlo in una morsa d'acciaio e ogni breve respiro sembrava accentuare il dolore, come se nei suoi polmoni stesse entrando fuoco e non aria. Il semplice contatto del suo corpo col pavimento era una tortura e le convulsioni che lo scuotevano sembravano spezzargli le ossa.
In quel momento sembrava tanto semplice scivolare via dal dolore, lasciare che la sua coscienza si dissolvesse nella luce che lo accecava, lasciarsi alle spalle ogni sofferenza, riposare... Ma il pensiero di Hope non gli permetteva di arrendersi, non poteva abbandonarla, distruggere la sua unica speranza. Doveva affrontare il dolore, resistere ad esso, superarlo e sconfiggerlo.

Anya guardò il corpo dell'Osservatore che tremava sul pavimento.
- Sta morendo... Lo ha ucciso... -
- Probabile. - Ammise il Distruttore.
Entrambi guardarono Giles in silenzio, poi l'Osservatore smise di tremare di colpo e il suo corpo si rilassò.
- È morto? - Chiese Anya, avvicinandosi e balzò indietro, spaventata, quando Giles aprì gli occhi all'improvviso.
Il Distruttore annuì e fece un inchino in direzione di Giles.
- Onore a te, Triplice. -
Giles si mosse debolmente.
- Hope... -
- Il destino della bambina è nelle tue mani, Triplice. Che la tua scelta non debba essere dolorosa. -
- Ehi, ma ha davvero superato la prova?! - Chiese Anya, perplessa. - Sembra moribondo. -
- Ci vorranno alcuni giorni per riprendersi dagli effetti del veleno. Anzi, lui è fortunato, la medicina moderna velocizza parecchio la guarigione, in passato ci voleva molto di più. Se posso darle un consiglio, chiami un'ambulanza al più presto. Addio Triplice, buona fortuna. -
L'uomo uscì dal negozio in fretta e Anya guardò Giles, incuriosita. L'uomo era pallidissimo e non aveva affatto un bell'aspetto e di certo non avrebbe avuto la forza di alzarsi dal pavimento da solo.
- È quello che ti meriti per avermi fatto diventare un essere umano! - Gli disse facendo per andarsene anche lei, poi si fermò e tornò verso il bancone sollevando la cornetta del telefono con un sospiro. - Ok, ok, ti chiamo un'ambulanza, ma tu ricordatene la prossima volta che non vorrai assumere una ex demone solo per un buco nero in salotto. -

Eudial sbadigliò e si guardò intorno, stupita di essersi svegliata con la testa sulla spalla di Tera, entrambe sedute in terra, con la schiena appoggiata al tronco dell'albero.
- Cosa è successo? -
Tera si alzò in piedi vacillando leggermente.
- Non ne ho idea, quei tipi volevano ucciderti, poi devo essermi addormentata di colpo. -
- Idem. Stai bene? -
- Volevano uccidere te, non me. E tu mi sembri abbastanza viva. -
- Mi chiedo cosa volessero. -
- Forse il fallito può dirci qualcosa su quel simbolo che ti hanno disegnato in fronte. Aspetta a cancellarlo, fammelo copiare prima. -
Tera disegnò il simbolo su un taccuino, poi Eudial si pulì la fronte con un fazzoletto e le due ragazze si diressero verso il negozio di Giles.
Lungo la strada, un'ambulanza le superò a sirene spiegate, ma le due ragazze non ci fecero troppo caso finché, svoltando l'angolo, non la videro ferma davanti al negozio.
Eudial e Tera corsero lungo la strada ed entrarono nel negozio proprio mentre gli infermieri stavano caricando Giles sulla barella.
- Cosa è successo?! - Chiese Eudial a uno dei paramedici mentre Tera era corsa verso Giles.
- Lei è una parente? -
- È la figlia. - Intervenne Tera senza allontanarsi da Giles - Ehi, fallito, apri gli occhi! Che hai?! -
- Ancora non ne siamo certi, ma è probabile che suo padre abbia tentato il suicidio. Di sicuro si è iniettato qualcosa. Dobbiamo portarlo in ospedale il prima possibile. -
- Aspetti! Credo che voglia dirci qualcosa. - Disse Tera, notando che Giles aveva aperto gli occhi senza però riuscire a parlare. - Eudial! Puoi...? -
Eudial annuì e si chinò su Giles, come per ascoltare e protese la sua mente verso quella dell'Osservatore, sfiorandola per un attimo. Si rialzò di scatto.
- Hope. Sta ancora dormendo nel retro. Giles vuole che ci occupiamo di lei. -
- Non possiamo aspettare ancora. - Disse il paramedico. - Sapete come raggiungere l'ospedale? -
Eudial annuì di nuovo e gli infermieri portarono fuori la barella in fretta.
Le due ragazze si guardarono, entrambe preoccupate e spaventate ed Eudial si diresse verso il retro, tremando.
Tera la raggiunse e la fermò prima che si chinasse a svegliare Hope.
- Che vuoi? Non possiamo perdere tempo. Se Giles... - Disse bruscamente Eudial, ma si interruppe nel vedere che Tera aveva le lacrime agli occhi.
- Credi... credi che morirà? -
- Non può morire... Non può. -
- Ma perché lo ha fatto?! - Disse Tera, scoppiando a piangere. - È uno scemo, l'ho sempre detto, ma non credevo che fosse così scemo... È per colpa mia? Ieri sono stata dura con lui... Forse non avrei dovuto... E poi lo abbiamo lasciato solo questa notte... -
Eudial la guardò, interdetta, non avrebbe mai creduto di vedere Tera che piangeva per qualcuno, poi scoppiò in lacrime anche lei.
- Non lo so. Forse se gli fossimo state più vicine non sarebbe successo, ma non è colpa tua. Sono certa che ieri lo hai aiutato. Ora svegliamo Hope, voglio andare da lui appena possibile. -

- Eudial? Dov'è papà? -
La ragazza guardò la bambina, cercando di non apparire preoccupata.
- Giles non sta molto bene. Ora i dottori lo stanno curando, potremo andare da lui appena starà un po' meglio. -
- Ma io voglio papà... - Piagnucolò Hope aggrappandosi al braccio di Eudial.
La ragazza le carezzò i capelli con affetto e la prese in braccio. Tera era seduta accanto a loro, con lo sguardo fisso a terra. Si era asciugata gli occhi e sembrava non aver mai pianto, ma Eudial intuiva che anche lei era preoccupata per Giles.
Aveva chiamato Spike perché avvertisse Xini, Jenny e le senshi, ma ancora non era arrivato nessuno e i dottori non avevano ancora detto nulla. Erano passati solo pochi minuti da quando erano arrivate al pronto soccorso, ma sembravano essere trascorse ore intere.
Finalmente un dottore uscì dalla porta del pronto soccorso, dirigendosi verso di loro e le due ragazze balzarono in piedi per andargli incontro.
- Siete le figlie di Rupert Giles? -
Eudial annuì in fretta.
- Come sta?! -
- Suo padre è fuori pericolo, ma dopo aver analizzato la roba che si è iniettato ancora non capisco come mai. Deve essere una specie di miracolo, con la dose di veleno che aveva nel sangue avrebbe dovuto essere morto pochi secondi dopo l'iniezione. Invece è piuttosto malridotto, ma sembra che non abbia subito danni permanenti. Ora è molto debole e ha la febbre alta, ma gli effetti del veleno dovrebbero sparire entro pochi giorni. -
- Allora guarirà completamente, vero? -
- Si, potremmo dimetterlo entro una settimana, ma vi consiglio seriamente un consulto psichiatrico. A vedere la roba che si è iniettato, era decisamente intenzionato a morire. Di solito i casi di tentato suicidio che mi capita di vedere sono persone che non vogliono davvero morire, che lanciano un grido d'aiuto, ma non mi sembra questo il caso. Il veleno che ha usato non è una cosa comune, se è riuscito a procurarselo, allora era anche a conoscenza dei suoi effetti. -
- Ma è sicuro che sia stato lui? Non potrebbero averglielo iniettato? -
- In quel caso ci sarebbero stati segni di lotta, lividi e il segno dell'ago sarebbe stato in un'altra posizione. Sono piuttosto certo che sia stato un tentativo di suicidio. -
- Possiamo vederlo, ora? -
- Certo, l'infermiera vi accompagnerà. Probabilmente non sarà cosciente: ha una febbre molto alta e alterna momenti di lucidità al sonno o al delirio. -