5. When Dreams Become True

La donna si guardò intorno, ansimando, senza capire quello che era successo: un momento prima era a scuola, di sera, tra le braccia del suo nemico, mentre ora era libera, apparentemente illesa, in mezzo a un marciapiede affollato col sole invernale che faceva scintillare la neve.
Guardò le insegne dei negozi, senza capire perché fossero tutte in giapponese ed era giapponese, quello che sentiva parlare intorno a lei, e si diresse verso l'unico negozio che aveva il nome scritto in inglese e in caratteri occidentali.

Eudial sorrise al cliente porgendogli la busta e un distintivo omaggio con il logo del negozio, poi andò in magazzino a prendere un altro scatolone di gadget promozionali.
Quando tornò, Giles le prese lo scatolone per aiutarla e lei gli sorrise.
- Sta andando bene, no? Devo farti le mie scuse, Giles, non credevo che sarebbero venuti tanti clienti. Hai avuto una buona idea a comprare il negozio. -
- Visto, Cacciatrice malfidata? E guarda lì, la vedi quella ragazza coi capelli lunghi? Mi ha appena chiesto un consiglio sui coni stradali e ne ha comprato uno. Tera lo sta incartando proprio ora... Sta tentando di incartarlo, almeno. -
Eudial ridacchiò.
- Scommetto che non vedi l'ora che Spike arrivi con Hope per farle vedere che bravo negoziante è il suo papà. -
Giles sorrise un po' tristemente.
- Hai ragione, anche se vorrei che lo vedesse anche Xini... -
Eudial lo baciò sulla guancia.
- Mi dispiace Giles. Ma ora cerca di non pensarci, concentrati sul tuo bellissimo negozio e immagina quanto sarà contenta Hope stasera. Hai fatto un ottimo lavoro, sembra completamente diverso da quando ci sono entrata per la prima volta! -
- Tera mi ha aiutato molto con l'arredamento, Sembra incredibile, vero? -
- Già. È cambiata. Per merito tuo, soltanto per merito tuo. Ma del resto io l'ho sempre detto che sei il miglior Osservatore del mondo. -
Giles le sorrise, grato e un po' commosso.
- Grazie, Eu. -
- Uh, non ti sembra che il vorlon intralci la porta messo in quel punto? - Chiese Eudial indicando la statua in resina dell'alieno a grandezza naturale. - Se ai gadget ci pensi tu, lo sistemo meglio. -
Giles annuì e si guardò intorno in cerca di un punto dove appoggiare lo scatolone, mentre Eudial si diresse verso la porta.
In quel momento la donna entrò nel negozio di corsa, sbattendo contro Eudial.
- Parla inglese? Mi deve aiutare, Angelus mi sta cercando, vuole uccidermi! -
Eudial la guardò, e le rispose in inglese cercando di tranquillizzarla.
- Va tutto bene, nessuno le farà del male... -
Si interruppe sentendo un tonfo alle sue spalle e si voltò a guardare Giles che aveva lasciato cadere lo scatolone e le stava fissando come se avesse visto un fantasma.
La donna che le aveva chiesto aiuto si lasciò sfuggire un gridolino e ignorò completamente Eudial, correndo verso di lui e gettandosi fra le sue braccia.
- Rupert! Sei qui per fortuna! Cosa è successo? È tutto così strano! -
Eudial guardò Giles e raggiunse in fretta la donna, allontanandola da lui con uno strattone, poi lo sostenne prima che crollasse a terra svenuto.
Tera consegnò un involto di forma vagamente conica alla cliente e si avvicinò a Eudial, aiutandola a portare Giles nella stanza sul retro. La donna andò con loro con un'espressione preoccupata.
- Che gli prende, sta male? -
- Non lo so, è impallidito come se avesse visto un fantasma, poi questa donna lo ha abbracciato e lui è svenuto. -
Tera guardò la ragazza dai capelli scuri.
- Ma chi è lei?! -
- Mi chiamo Jenny, Jenny Calendar. Ma cosa è successo a Rupert? Perchè non lo aiutate? -
Tera ed Eudial si scambiarono un'occhiata.
- Ecco il fantasma. - Disse Tera, alzandosi per andare a bagnare un asciugamano in bagno.
Tornò poco dopo e lo lanciò a Eudial.
- Ci pensi tu a lui? Io torno in negozio. -
- Ok. - Disse Eudial chinandosi a bagnare il viso di Giles.
L'Osservatore aprì gli occhi poco dopo.
- Eu... Credo di avere avuto un'allucinazione... - Disse debolmente, poi si interruppe fissando lo sguardo su Jenny. - La vedo ancora, Eu... Deve essermi successa la stessa cosa che era capitata a Tera... Ho visto... vedo... -
- Jenny Calendar per caso? - Lo interruppe Eudial. - La vedo anche io. E anche Tera. Non credo che sia una visione. -
- La smettete di parlare come se non fossi presente? Rupert, mi spieghi cosa sta succedendo? Chi è questa ragazza? -
- Jenny... Sei proprio tu? -
- Che domande fai, Rupert? Certo che sono io, chi dovrei essere, il preside Snyder? -
Giles allungò una mano a sfiorarla, guardandola come incantato.
- Sei tu. Sei davvero tu. Questo è il calore della tua pelle, sento il tuo profumo. Jenny. -
La ragazza lo guardò perplessa e Giles la guardò preoccupato.
- Non ricordi nulla, Jenny? -
- Cosa devo ricordare? Ero a scuola, e Angelus mi stava inseguendo, ma devo essere riuscita a scappare perché mi sono trovata qui, fuori da questo negozio... - Si interruppe e sul suo volto si dipinse un'espressione di orrore. - Rupert... ora ricordo... Non sono scappata. Angelus mi ha catturata. Mi ha spezzato il collo. Sono morta. -
Giles rabbrividì e scoppiò in lacrime.
- Sono uno spettro? No, puoi toccarmi... Un vampiro allora? Sono un vampiro?! -
Eudial scosse la testa.
- È giorno e poi tutti i vampiri che ho visto ritornavano dopo poche ore, non dopo così tanto tempo... -
- Così tanto... Quanto tempo? Rupert, quanto tempo fa sono morta?! -
- Più di tre anni fa. Sei morta più di tre anni fa! - Singhiozzò Giles abbracciandola di scatto.
Eudial capì che avevano bisogno di parlare da soli e scivolò in silenzio fuori dalla stanza. Quella donna non sembrava pericolosa e lei in ogni caso non si sarebbe allontanata di molto, se Giles fosse stato in pericolo sarebbe accorsa in pochi secondi.

Giles si appoggiò con la schiena a uno delle casse del magazzino e guardò la donna seduta in terra accanto a lui, ancora incredulo. Erano ore che parlavano, ma ancora non era convinto che lei fosse davvero lì. L'Osservatore aveva l'impressione che il suo cervello stesse sulle montagne russe e, da come batteva, il cuore non doveva troppo lontano dal cervello.
Jenny raccolse una coperta variopinta da uno degli scaffali e la avvolse intorno alle spalle di Giles.
- Che fai? - Le chiese lui e Jenny gli sorrise dolcemente.
- Stai tremando, Rupert. - La ragazza si guardò una mano e tornò a sedere accanto a lui, abbracciandolo e avvolgendosi anche lei nella coperta. - E anche io a dire il vero. Ma sono felice di essere qui. Mi stavi parlando della dea azteca, vero? Davvero ti sei innamorato di una dea? -
Giles annuì timidamente.
- Non mi piace! - Disse Jenny energicamente. - No, non lo dico perché sono gelosa, anche se devo ammettere che lo sono. Sono passati tre anni, non posso biasimarti per esserti innamorato di nuovo visto che io ero morta. Ma ti sta facendo soffrire! Lo vedo dai tuoi occhi, non negarlo. -
Jenny gli carezzò una guancia con un gesto tenero e gli sfiorò le labbra con le sue.
Giles non si ritrasse e rimase immobile a guardarla, senza riuscire a pensare a nulla di sensato.
- Per te sono passati tre anni, Rupert, lo so, ma per me non è cambiato nulla. Ti sono successe tante cose, ma sei sempre tu, sei sempre l'adorabile bibliotecario che mi ha fatto innamorare. Il tuo cuore non è cambiato, lo sento. -
- È strano, Xini mi ha rinfacciato esattamente il contrario... -
- Allora è una sciocca. Ha la fortuna di essere amata da te e non se ne rende conto. - Disse Jenny seria, poi sorrise maliziosamente. - Beh, meglio per me, allora. -
- Cosa... cosa intendi? -
Jenny lo baciò di nuovo, stavolta un po' più a lungo e sorrise nell'accorgersi che anche lui non era indifferente al bacio.
- Tu provi ancora sentimenti per me. Non ti lasceresti baciare altrimenti. Sbaglio forse? -
Giles le rivolse uno sguardo smarrito.
- È tutto così confuso... So di amare Xini, ma allo stesso tempo sento che quello che provavo per te non è mai morto. Tu eri morta... la prima donna che abbia amato davvero... Tu eri morta e ho dovuto seppellire i miei sentimenti con te, ma loro non sono mai morti... Non... non so che fare...-
- Lo capirai, Rupert. Prima o poi lo capirai, ma ti avviso: io lotterò. Ti amo e non voglio perderti.-
Giles sospirò: aveva l'impressione di essere diviso in due e sapeva che avrebbe dovuto fare una scelta, ma sapeva anche che, qualunque cosa avesse deciso, avrebbe portato sofferenza e dolore. Eppure il corpo di Jenny stretto al suo lo faceva sentire bene, come se quei tre anni non fossero mai passati. Jenny era lì e lui non riusciva quasi a crederci: da quando era morta, quante volte aveva sognato di salvarla, quante volte aveva desiderato di rivederla?
E ora che quel sogno si era avverato, lui non sapeva cosa fare.
La guardò negli occhi, commosso e le scostò una ciocca di capelli dal viso, poi, d'impulso, la strinse più forte e stavolta fu lui a baciarla.