4. Not a Dream

Tera affondò le unghie nel braccio di Giles fin quasi a lasciargli il segno, ma l'Osservatore continuò a restare immobile, apparentemente immerso in un sonno profondo.
Valerius l'aveva imitata, graffiandolo sull'altro braccio per cercare di svegliarlo ma nessuno dei due aveva ottenuto il minimo risultato.
- È inutile, non si sveglia. Il battito cardiaco è normale e non sembra stare male, ma non accenna a rinvenire. È normale che faccia così? -
Il gatto la guardò e iniziò a miagolare.
- Ok. - Disse Tera. - Un miao per dire si e due miao per dire no. E se dici a Giles che mi sono messa a parlare con un gatto ti spello, chiaro? -
- Miao. -
- Allora, è normale che non si svegli? -
- Miao miao. -
- Puoi farci qualcosa? -
- Miao miao. -
Tera sospirò.
- Possiamo solo aspettare, allora. Finchè è stabile restiamo in attesa, ma se le sue condizioni dovessero peggiorare, dovrò chiamare un'ambulanza... -
Valerius la guardò con aria abbattuta e si acciambellò sul petto di Giles, cercando di tenerlo al caldo.

Giles si svegliò e si guardò intorno: qualcosa era cambiato nella casa di Valerius. I mobili erano sempre gli stessi, eppure sembravano come consumati dal tempo e alcuni erano spostati leggermente. Giles cercò Valerius con lo sguardo e notò con sorpresa che non era più il giovane mago di poco prima, ma un uomo adulto, di poco più giovane di lui. Qualche filo grigio era spuntato tra i capelli neri del mago, ma gli occhi verdi erano sempre gli stessi. Valerius stava lavorando su quello che sembrava un incantesimo molto complesso: su un tavolo di pietra era disteso quello che sembrava un cadavere, ma Giles si rese conto che non lo era. Quello non era un essere naturale, ma un corpo simile a quello di Valerius creato dal mago stesso, un golem destinato a donargli l'immortalità.
Giles era perplesso: se Valerius Da Silva era in grado di creare un golem, perché affidare la sua rinascita alle pagine di un libro? Forse l'incantesimo non aveva funzionato, ma Giles era certo che fosse esatto.
Improvvisamente qualcuno iniziò a bussare furiosamente alla porta e Valerius andò ad aprire con un'imprecazione.
- Cosa volete, sono impegnato! - Disse all'uomo che aveva bussato.
- Sono il marito di Maria... - Disse l'altro. - ...sono qui per una cosa importante. -
"Bravo scemo..." Pensò Giles. "...alla fine lei si è stufata di aspettarti e ha sposato un altro."
- Non mi interessa. Ora ho da fare. -
- Il nostro bambino sta male, forse tu puoi aiutarlo con la tua magia! -
- Non posso farci nulla, ora vattene. -
- Che razza di uomo sei? Maria mi ha detto che siete cresciuti insieme, non ti importa neanche un po' di lei?! Se sei davvero un mago, puoi salvare nostro figlio! Oppure devo pensare che sia stato il tuo malocchio a farlo ammalare?! -
- Pensa quello che ti pare, ma lasciami in pace! Non posso sprecare il mio potere inutilmente ora che sono così vicino al successo! Vattene e non tornare! -
Valerius sbattè la porta e il contadino si allontanò infuriato.
Giles lo seguì, curioso di vedere cosa sarebbe successo.
L'uomo tornò a casa e trovò la moglie che lo aspettava speranzosa col bambino fra le braccia, circondata dalle altre donne del villaggio venute a vegliare il piccolo malato.
- Allora? Verrà? -
- Ha detto che non gli interessa. Ha praticamente ammesso di essere stato lui a far ammalare il bambino. -
Giles vide la speranza spegnersi negli occhi di Maria, sostituita dall'odio.
- È uno stregone malvagio. È lui che dovrebbe morire, non nostro figlio. -
Le altre donne cominciarono a commentare fra loro, scambiandosi racconti dei momenti in cui Valerius si era comportato come uno stregone. Improvvisamente il bambino iniziò a rantolare e smise di respirare e Maria iniziò a gridare disperata.
- È stato lui! È stato lui a rubargli la vita! -
- Quando mi ha aperto, aveva qualcosa sul tavolo, sembrava un cadavere. - Disse il marito di Maria e i commenti delle comari riecheggiarono nella stanza.
- Deve essere un assassino! -
- Un negromante! -
- Ha rubato l'anima al bambino! -
- È un demonio! -
- Chiamate i vostri mariti, lo stregone deve morire! -
- A morte! -
Giles guardò la furia dei paesani crescere e rabbrividì terrorizzato: quella gente aveva intenzione di uccidere Valerius! Doveva avvertirlo in qualche modo, pensò, cominciando a correre verso la casetta del mago.
I contadini, esaltati dal dolore di Maria, si armarono di torce e forconi e si diressero verso la casa di Valerius.
Giles cercò di avvisarlo in ogni modo, ma era tutto inutile, Valerius non poteva sentirlo e l'Osservatore dubitava che, anche potendolo udire, lo avrebbe ascoltato, tanto era preso dal suo golem.
Dei colpi furiosi alla porta lo distolsero dal suo lavoro e Valerius impallidì nell'accorgersi della folla urlante radunatasi al di fuori della casa.
- No... - Mormorò terrorizzato. - Non adesso che sono così vicino... Non adesso! -
Cercò di tornare a concentrarsi sull'incantesimo, ma il fumo che entrava nella stanza gli fece capire che avevano dato fuoco alla casa. Prese il libro di incantesimi e tentò di uscire, ma trovò le porte sbarrate e si rese conto che avevano intenzione di ucciderlo sul serio. Avrebbe potuto provare a smaterializzarsi e riapparire lontano da lì, ma era un incantesimo che aveva bisogno di una preparazione lunga e lui non aveva tempo.
- Lasciatemi uscire! - Gridò in preda alla disperazione. - Non voglio morire! Non posso morire ora! -
Giles era rimasto immobile in un angolo, pietrificato dall'orrore. Il fuoco non poteva toccarlo, ma il terrore di Valerius lo faceva stare male. Sapeva di non poter fare nulla, che quello era solo un ricordo del passato, ma avrebbe potuto fare qualcosa.
Valerius si rese conto che non sarebbe sopravvissuto quando vide una trave del tetto crollare sul golem, distruggendo la creatura che avrebbe dovuto dargli l'immortalità. Ormai gli rimaneva solo il suo libro di incantesimi, quella era l'unica cosa che lo avrebbe fatto ricordare al mondo e doveva fare di tutto per salvarlo dalle fiamme.
Sollevò una pietra del pavimento che nascondeva un nascondiglio segreto e vi depose il libro, avvolgendolo nel suo mantello nero, poi lo toccò un'ultima volta e vi trasferì tutto il suo potere. Valerius richiuse la botola a fatica, piangendo per il terrore, poi il tetto crollò del tutto facendolo sparire dalla vista di Giles.

Tera sospirò, e si chinò su Giles per bagnargli il viso con un panno bagnato, quando l'Osservatore si alzò a sedere di scatto, sbattendo la testa contro quella della ragazza.
- Ahi! Ma sei scemo?! Mi hai fatto male! - Gridò Tera, poi lo fissò stupita. - Ah, ma ti sei svegliato... -
Giles si guardò intorno ansimando e quando il suo sguardo e quello di Valerius si incontrarono, scoppiò in lacrime.
- Eri innocente! - Singhiozzò, chinandosi a sollevare il gatto per abbracciarlo. - Eri innocente e ti hanno bruciato! Non eri stato tu a far morire il bambino, ma ti hanno condannato a morire! -
Valerius lo fissò, sconvolto.
- Come fai a saperlo? Chi te lo ha detto?! -
- Ero lì, non so perché ma ero lì e vedevo tutto, ma non potevo fare nulla! Ti hanno ucciso ingiustamente, Valerius! -
Tera si avvicinò a Giles senza riuscire a capire.
- Che ti prende, fallito? L'incantesimo ti ha causato danni cerebrali? -
L'Osservatore si aggrappò a lei, continuando a piangere, sconvolto.
Tera lo fissò esterrefatta per un attimo, poi lo colpì con uno schiaffone che lo fece restare senza fiato, ma che lo fece tornare in sè.
- Smettila, idiota! Invece di fare l'isterico, spiegami che diavolo ti è successo! -
Giles la guardò tremando e cercò di calmarsi un po' e spiegarle cosa avesse visto.
Mentre stava iniziando a parlare, Tera gli posò una coperta sulle spalle e gli mise in mano una tazza di the bollente.
- Bevi, dopo ti sentirai meglio. - Gli disse sedendosi accanto a lui. - Qualunque cosa fosse era solo un sogno, ora è tutto passato. Stai calmo, adesso non hai nulla da temere. Beh, a parte la prigione e il demone che ti odia ovviamente... -
Giles sorrise debolmente.
- Grazie, Tera. Su una cosa hai ragione, è passato. Ma non era un sogno. -