23. Don't Be So Kind

Giles chiuse gli occhi e rimase immobile, avvolto nella coperta accanto al fuoco, attendendo che gli antidolorifici facessero effetto. Tera aveva avuto ragione sul fatto di dover riconsiderare il concetto di "tremendamente doloroso": l'Osservatore aveva l'impressione di avere una fiamma che gli ardeva nella spalla, divorandogli la carne e il dolore si irradiava in buona parte del corpo con fitte dolorose.
Mentre cominciava a considerare quasi invitante il pensiero di una cella in una prigione di massima sicurezza, il dolore iniziò ad attenuarsi un po' e a permettergli di pensare un po' più lucidamente.
Avrebbe voluto poter chiamare Eudial e Xini, ma sicuramente la polizia le teneva d'occhio e controllava i telefoni. Se solo ci fosse stato un altro modo di mettersi in contatto con loro...
Le due ragazze, e anche Buffy, gli mancavano tantissimo. E sentiva la mancanza anche di Spike e Valerius.
Si sentiva tremendamente solo in quel momento, anche Tera era andata via per procurarsi le provviste e il necessario per sopravvivere in quella caverna.
"Sono messo davvero male," pensò Giles sorridendo leggermente "per essere ridotto ad apprezzare la compagnia di Tera..."
Si strinse addosso la coperta, almeno era riuscito a smettere di tremare, era già qualcosa. Ora il dolore era diminuito sensibilmente e Giles si addormentò sperando ardentemente di svegliarsi e scoprire che tutta quella situazione era solo un brutto incubo.

L'essere si mosse velocemente nella notte, gonfio di autocompiacimento. Per giorni aveva vagato per Sunnydale, incorporeo, nutrendosi della vita che abbandonava le vittime dei vampiri, ma ora sentiva che era il momento giusto per procurarsi un nuovo ospite. Gli era dispiaciuto un po' dover distruggere il corpo di Diam Kain, ma l'espressione che aveva visto sul viso di Rupert Giles davanti al massacro lo aveva ripagato del disagio. Odiava quell'uomo e desiderava distruggerlo, lui era l'unico ostacolo tra lui e il suo obiettivo. Quando aveva incontrato Sachino Seihoshi, si era reso subito conto che quella non era una normale idol. La sua persona era intrisa di un potere latente che era diventato evidente e molto più forte dopo il concerto della vigilia di Natale. Fino ad allora lui si era accontentato di nutrirsi delle energie emotive che il corpo dell'attore di cui si era impossessato era in grado di scatenare nelle fan, ma sentire il potere di Seihoshi aveva fatto crescere in lui un desiderio ardente. Voleva la ragazza, voleva sedurre il suo corpo, rendere schiava la sua anima e sottrarre il suo potere. In lei intuiva una conoscenza antichissima e lui voleva anche quella. C'era solo quel piccolo ostacolo, Rupert Giles.
Certo, avrebbe potuto limitarsi a prendere il suo corpo e usarlo per ottenere il suo scopo, ma non sarebbe stato affatto divertente. Voleva vederlo soffrire, umiliarlo, strappargli la donna da sotto il naso e distruggergli la vita. E poi lo avrebbe ucciso.
Ora però aveva bisogno di un altro corpo, di qualcuno che potesse avvicinarsi a Seihoshi senza destare sospetti.
Sentì nelle vicinanze un'aura familiare ed entrò nel cimitero, incuriosito.
Passò attraverso il muro di una cripta e sorrise maligno: la ragazza dai capelli rossi che aveva visto insieme a Giles era tra le braccia di un giovane biondo ed entrambi erano completamente persi l'uno nell'altra.
Il demone li guardò per un po' mentre un'idea si formava nella sua mente: quella ragazza era molto legata a Giles. Colpire lei, avrebbe significato far soffrire lui.
Osservò con interesse Spike che si chinava a mordere il collo di lei e si disse che non aveva mai posseduto il corpo immortale di un vampiro. Attese che i due si addormentassero, poi scivolò nel corpo di Spike, imprigionando la sua anima e impossessandosi della sua conoscenza. Nessuno si sarebbe accorto della differenza: con i ricordi di Spike a sua disposizione, avrebbe potuto comportarsi esattamente come lui, imitare alla perfezione i suoi modi insinuarsi tra le persone care all'Osservatore e colpirle senza che nessuno sospettasse nulla. E poi arrivare a Sachino Seihoshi... anzi, alla dea azteca Xinuxunil, si corresse.

Giles aprì gli occhi, svegliandosi di colpo per il calcio di Tera.
- Ehi! - Si lamentò.
- Controllavo che fossi ancora vivo. Eri immobile come un cadavere... -
- Potevi chiamarmi prima di darmi un calcio nella schiena. -
- L'ho fatto. Per dieci minuti buoni. -
Giles si sollevò a sedere, irritato.
- Ok, hai visto che respiro ancora, e adesso? -
La ragazza gli lanciò bruscamente un sacchetto di carta.
- Adesso mangia prima di fare altre domande idiote. -
Giles guardò il sacchetto senza aprirlo.
- Non ho fame, ma grazie lo stesso. -
Tera lo guardò spazientita.
- Saranno tre giorni che non fai un pasto decente, come puoi sperare di riprendere le forze se non mangi nulla? Comincio ad essere stufa di fare l'infermiera a un fallito come te. -
- Scusa. Mi dispiace. - Sussurrò Giles tristemente.
Tera lo fissò stupita: si era aspettata una risposta sarcastica o irritata e non quel tono abbattuto e remissivo.
- Ehi, che ti prende? -
- Non ci riesco, mi dispiace, non ci riesco... Continuo a rivedere quella scena davanti agli occhi... non... non riesco a non pensarci... Come posso pensare di mangiare mentre vedo quella... quella cosa? -
La ragazza sedette accanto a lui, colpita dalle lacrime che avevano iniziato a scorrere sul viso di Giles. Un sensazione sgradevole alla bocca dello stomaco la costringeva ad ammettere che capiva benissimo quello che stava passando l'Osservatore. In tutti quegli anni aveva cercato di dimenticare, di allontanarsi da qualunque cosa che potesse farla soffrire ancora, aveva giurato di non voler mai più bene a qualcuno per non doverlo perdere e di attaccare per prima chiunque avesse potuto ferirla, ma si rese conto improvvisamente che certi ricordi non sarebbero andati mai via. Non avrebbe mai potuto cancellare le notti della sua infanzia in cui era sola, terrorizzata e piena di sofferenza con gli occhi offuscati dalla visione di corpi scempiati.
Non avrebbe voluto, ma si rese conto di provare pietà per Giles. Da anni si era imposta di fregarsene degli altri, di considerarli tutti come potenziali nemici, ma qualcosa nel dolore dell'Osservatore riusciva a colpirla in maniera inspiegabile.
Gli mise una mano sulla spalla sana.
- Lo so. Ma dovresti sforzarti. -
Giles singhiozzò apertamente.
- Non ce la faccio, Tera, non posso! È tutto così orribile! Il sangue, sangue ovunque e quell'essere che mi attaccava! Usava i pezzi del cadavere per colpirmi e io vedevo quegli occhi morti, gli occhi della testa di Diam Kain che continuavano a fissarmi... Sembrava quasi accusarmi... io lo odiavo, mentre era solo una vittima innocente di quell'essere. Quando ci penso, ho l'impressione di non riuscire a respirare... E tutti crederanno che sia stato io a ucciderlo in quel modo! Cosa staranno pensando ora Eudial e Xini? Mi odieranno, forse staranno soffrendo e non posso nemmeno chiamarle per spiegare quello che è successo davvero! Mi sento male se ci penso... Forse non mi crederebbero nemmeno, mi hanno trovato col coltello ancora in mano, sporco di sangue! Di quel sangue orribile! Continuo a sentirmelo addosso, forse non andrà mai via! E poi questa maledetta spalla continua a farmi male e mi impedisce di fare qualunque cosa! Mi dispiace Tera, ti ho coinvolto in questo casino... Scusami, sono solo un peso inutile, perdonami... -
La ragazza lo guardò, interdetta da quell'esplosione di dolore, incerta su cosa fare. Un po' goffamente lo abbracciò, lasciandolo sfogare.
- Ehi, scemo, smettila di scusarti. - Gli disse un po' duramente, cercando di non far vedere che era turbata. - Prima non dicevo sul serio, non è un problema se non te la senti di mangiare. Prima o poi ti verrà fame, non c'è fretta. Per il resto... per il resto troveremo una soluzione. Ora calmati, dai. -
Dopo qualche minuto, Giles sembrò rendersi conto che stava piangendo abbracciato a Tera e si ritrasse di scatto, imbarazzato.
Evitò lo sguardo della ragazza, mentre si asciugava le lacrime con un fazzoletto.
- Va meglio? -
Giles annuì, evitando di guardarla.
- Uh... si, grazie. Scusa. -
- Non importa. È comprensibile che in una situazione del genere ti saltino i nervi. Esserti sfogato ti farà bene, credo. - Tera gli porse una lattina di succo di frutta. - Te la senti almeno di bere? -
- Penso... penso di si. -
L'Osservatore sorseggiò il succo di frutta in silenzio. La ragazza aveva ragione, l'aver lasciato libero sfogo alle emozioni che si portava dentro da giorni lo aveva fatto sentire un po' meglio anche se il pensiero di essere scoppiato in lacrime davanti alla Cacciatrice lo imbarazzava.
Tera lo ignorò e cominciò a portare i sacchetti della spesa dalla macchina alla caverna e a mettere a posto cibo e oggetti senza rivolgergli la parola. Giles le fu grato per questo, aveva bisogno di un po' di tempo per riprendersi e calmarsi.
Dopo un po' la ragazza gli portò un'altra lattina di succo di frutta e tornò ad occuparsi delle provviste.
- Tera? - La chiamò e la ragazza lo guardò interrogativa. - Puoi smettere di essere tanto gentile? Non che non lo apprezzi, ma è un po' inquietante... -
Tera lo guardò, perplessa, poi scoppiò a ridere.
- L'ho sempre detto che non sei tanto normale. Comunque, per me va bene, mi sembrava innaturale trattarti bene, fallito. -
Giles accennò un sorriso, poi guardò la ragazza, incuriosito. Tera stava armeggiando intorno a un oggetto, ma dalla sua posizione non riusciva a capire di cosa si trattasse.
- Cosa fai? -
Tera gli mostrò un piccolo televisore a batterie.
- Stavo cercando di far funzionare questo. Potrebbe essere utile per trovare altre informazioni sull'omicidio. -
Finalmente riuscì ad accenderlo e a sintonizzare un canale con un notiziario. L'omicidio di Diam Kain era ancora una delle notizie principali, evidentemente Eudial e Buffy erano riuscite a tenere a bada vampiri e demoni e ad evitare altre stragi, pensò Giles sentendosi orgoglioso delle due Cacciatrici. Il servizio non diceva nulla di nuovo, ma l'Osservatore provò un tuffo al cuore nel vedere che il pezzo successivo era un'intervista a Xini. La ragazza sembrava profondamente abbattuta e aveva gli occhi rossi e Giles si sentì in colpa per quel dolore. Il giornalista iniziò parlando di Kain, chiedendole del suo comportamento sul set, sui rapporti con i colleghi e cose del genere. Xini rispose con calma e in modo molto diplomatico, ma, quando l'intervistatore le chiese all'improvviso cosa si provasse ad avere una relazione con un pazzo assassino, scoppiò a piangere.
- Bastardo! - Esclamò Giles con rabbia. - Come può fare una domanda del genere?! -
- Zitto! - Intimò Tera indicando lo schermo. - Guarda lì! -
- Ma quello è Spike! -
Il vampiro si era avvicinato a Xini e le aveva passato un braccio intorno alla schiena per consolarla, poi si voltò verso la telecamera, fissandola.
- L'intervista finisce qui. - Disse. - Andiamo, Seihoshi. -
Tera spense la tv e guardò Giles: l'Osservatore sembrava impietrito.
- Che c'è? -
- L'ha chiamata Seihoshi... -
- E allora? -
- Spike non la chiamerebbe mai con quel nome... Quello è il demone. -