20. Slayer

"Il corpo mutilato del giovane attore giapponese è stato ritrovato da un poliziotto che pattugliava il parco pubblico di Sunnydale, pochi minuti dopo il delitto. Il poliziotto ha sentito delle grida ed è subito accorso, sorprendendo l'assassino con ancora in mano l'arma del delitto, un antico pugnale egizio. L'uomo ha sparato alcuni colpi, ma l'assassino è riuscito a fuggire, anche se tracce di sangue ritrovate dalla scientifica lontano dal cadavere fanno pensare che sia stato colpito. Il poliziotto ha riconosciuto l'omicida nell'uomo che il giorno prima aveva minacciato la vittima durante le riprese di uno sceneggiato di cui il giovane era protagonista. L'identità dell'assassino non è ancora stata resa nota."
Spike spense la tv ed Eudial scosse la testa, incredula.
- Mio Dio... - Mormorò il vampiro.
- Forse non è stato lui... Ci deve essere un errore... -
- Quel pugnale... Era di Giles. Lo abbiamo usato per uccidere un demone solo pochi giorni fa... -
- Non dovevo lasciarlo solo. Era sconvolto, avrei dovuto capirlo. È solo colpa mia, Spike! -
- Calmati, Eu. Dobbiamo trovarlo, solo lui può` dirci come sono andate le cose... -
- In tv hanno detto che è ferito! Gli hanno sparato addosso! - Disse Eudial scoppiando a piangere disperatamente. - Potrebbero ucciderlo! -

Giles strinse i denti, cercando di non cedere al dolore e allo shock, e appoggiò una banconota sul bancone del motel. Sapeva che in quel posto malfamato il proprietario non faceva domande ai clienti che pagavano e gli era sembrato l'unico posto dove potersi rifugiare. Si diceva che l'ometto viscido che si trovava davanti non si facesse scrupoli nemmeno di affittare stanze a demoni e vampiri.
- Un documento? -
Giles depose un'altra banconota accanto alla prima, appoggiandosi al bancone per cercare di non svenire.
- Credevo che non servissero documenti qui. -
L'ometto annuì e prese i soldi.
- Mi serve un nome però. -
- Valerius Da Silva. -
Il proprietario del motel gli porse una chiave e gli indicò il corridoio da seguire per arrivarci.
L'Osservatore si incamminò lungo il corridoio buio e sporco, appoggiandosi alla parete per non cadere. La ferita era molto dolorosa: gli sembrava di avere una sbarra di ferro rovente conficcata nella spalla e non riusciva a muovere il braccio sinistro. Il sangue doveva aver smesso di scorrere perché non se lo sentiva più gocciolare lungo il braccio, ma tutta la zona intorno alla ferita sembrava essere in fiamme, mentre si sentiva gelare tutto il resto del corpo. La cosa strana era che quando il proiettile lo aveva colpito, non aveva sentito dolore, solo un forte colpo alla spalla che lo aveva spinto all'indietro, ed era riuscito a fuggire. Solo dopo era arrivato il dolore, un dolore insopportabile e lo shock.
Controllò i numeri sulle porte delle stanze: ancora pochi metri e avrebbe potuto riposare e tentare di curarsi la ferita. Il ricordo del corpo di Kain gli si presentò davanti agli occhi all'improvviso, minacciando di fargli rivoltare lo stomaco e Giles si appoggiò alla parete con un gemito, cercando di resistere, di trascinarsi almeno fino alla sua stanza.
Sentì le ginocchia che gli cedevano, la vista gli si annebbiò e scivolò a terra privo di sensi.

Tera piegò a metà la scatola di cartone che aveva contenuto la pizza e la gettò nel cestino, spazzando via le briciole dal letto con un gesto della mano. Guardò con un sospiro la squallida stanza in affitto e maledisse il Consiglio degli Osservatori. Da quando c'erano altre due Cacciatrici, lei era caduta in disgrazia: l'avevano affidata a quel fallito di Giles e le davano una cifra a malapena sufficiente a sopravvivere in quello squallido motel. Ma non avrebbe dato loro la soddisfazione di lamentarsi, a nessun costo.
E le notizie che aveva sentito in tv non contribuivano a migliorare il suo umore: qualche pazzo aveva ucciso Diam Kain in modo orribile. La morte dell'attore non l'aveva colpita più di tanto, non era da lei affezionarsi a personaggi famosi, ma le sue canzoni non le dispiacevano e non era bello sapere che c'erano in giro assassini capaci di mutilare un cadavere a quel modo.
Si girò verso la porta sentendo un rumore soffocato che ormai aveva imparato a riconoscere alla perfezione: il rumore di un corpo che cadeva a terra. Probabilmente qualche vampiro idiota aveva trovato una vittima tra i clienti del motel.
Tera prese un paletto e socchiuse la porta: nessuna traccia di vampiri.
Scorse un uomo accasciato a terra poco più in là, probabilmente il solito ubriacone troppo sbronzo per ritrovare la camera, quando l'aspetto familiare dell'uomo la fece trasalire.
Si avvicinò a lui cautamente e si accorse che la stoffa nera del cappotto di Giles era intrisa di sangue all'altezza della spalla sinistra e che la ferita non era stata provocata da un vampiro.
Allungò una mano a sfiorargli il viso e si rese conto che l'Osservatore bruciava di febbre.
Che diavolo ci faceva lì? Era venuto a cercarla? Come aveva fatto a scoprire dove viveva?
Le domande si susseguivano velocemente nella mente di Tera, poi notò la chiave che Giles stringeva in mano e capì di colpo che non era lì per lei. Ricordò quello che aveva sentito in tv e si rese conto all'improvviso che era Giles l'uomo ricercato per l'omicidio di Diam Kain.
Gli passò un braccio intorno al corpo, sollevandolo di peso e lo trascinò in camera, facendolo stendere sul letto, poi chiuse la porta e lo schiaffeggiò per fargli riprendere conoscenza.
Giles riaprì gli occhi con un gemito e guardò la ragazza, confuso.
- Tera... -
- Non credevo che fossi un assassino, fallito. -
Lo sguardo di Giles era offuscato dall'orrore e l'Osservatore si sentiva la mente annebbiata per il dolore e il trauma.
- Non sono stato io... - Disse a fatica.
- A sentire la tv hanno trovato l'assassino con in mano l'arma del delitto e gli hanno sparato. Quella mi sembra proprio la ferita di un proiettile. -
- Non... non l'ho ucciso io... -
- Beh si, questo è un alibi inattaccabile a cui ogni giuria crederà di certo. -
- Devi credermi, Tera! Nel suo corpo c'era un demone invisibile! Lo ha fatto a pezzi lui... - Fece una pausa, chiudendo gli occhi al pensiero della scena a cui aveva assistito. - Usava i pezzi del cadavere per attaccare... Ho usato il pugnale su di lui per difendermi, ma Kain era morto da un pezzo in quel momento... Poi quando è arrivato il poliziotto il demone si è dissolto nel nulla... -
- Sempre più convincente. Specialmente dopo che lo hai pestato e minacciato in pubblico il giorno prima... -
Giles tentò di sollevarsi a sedere sul letto, ma Tera lo spinse giù e gli bloccò il polso destro contro la spalliera del letto, legandolo in fretta alle sbarre, poi ripetè l'operazione con il sinistro legandolo però alla rete del letto.
Giles la guardò, allarmato.
- Non mi credi? Hai intenzione di denunciarmi?! -
Cercò di guardare l'espressione della ragazza, ma Tera si era spostata in un punto della stanza che dalla sua posizione Giles non riusciva a vedere. La ragazza tornò poco dopo stringendo in mano delle pinzette lunghe di acciaio.
- Mi chiedi se ti ritengo colpevole? No. Non è il tipo di omicidio che possa compiere un fallito come te. Se avessero ritrovato Kain ucciso da una sola coltellata allora avrei avuto più dubbi, ma non mi sembri il tipo che si accanisce sul cadavere. Credo che tu ti sia fatto fregare come un idiota, mi sembra più verosimile. -
La ragazza gli volse le spalle, iniziando ad arroventare le pinzette sul fornello dell'angolo cucina e Giles la guardò ancora più allarmato.
- Hai intenzione di torturarmi? -
Tera si avvicinò a lui e gli scoprì la ferita.
- No, anche se credo che per te non farà molta differenza. Il proiettile non è uscito e se non vuoi crepare di infezione te lo dovrò estrarre. Non credo che ti divertirai molto, ma cerca di non gridare se non vuoi attirare troppo l'attenzione. Se preferisci posso chiamare un'ambulanza, ma dopo credo che passerai la tua vita in galera. -
- Sei davvero in grado di estrarlo? -
- Si. -
- Allora vai avanti... E cerca di non divertirti troppo. -
Tera annuì e gli fece stringere un paletto di legno fra i denti.
- Questo ti impedirà di gridare e di staccarti la lingua a morsi. Cerca di non muoverti se puoi. -
La ragazza sentì irrigidirsi il corpo dell'Osservatore quando introdusse le pinzette nella ferita, ma non esitò a muoverle in cerca del proiettile, ignorando i gemiti di Giles, poi improvvisamente lo sentì rilassarsi di colpo e si rese conto che aveva perso i sensi. Si limitò a controllare che respirasse ancora e si affrettò a continuare il suo lavoro prima che si svegliasse. Trovò il proiettile e lo estrasse, poi tirò fuori dalla ferita anche i brandelli di stoffa che la pallottola aveva trascinato all'interno della ferita. Quando fu certa che ormai la ferita fosse pulita, Tera la disinfettò accuratamente e la coprì con una benda, poi slegò i polsi di Giles e lo lasciò dormire, rinfrescandogli la fronte con un fazzoletto bagnato nell'acqua ghiacciata.