9. The Thing in the Darkness

Giles scese la scaletta dell'aereo voltandosi a guardare la hostess, perplesso.
La ragazza gli sorrise, poi distolse lo sguardo, leggermente a disagio.
- Perchè continuava a fissarmi in quel modo? - Chiese sottovoce a Eudial e Spike.
- Probabilmente pensa che sei matto. - Disse Spike e Giles lo fissò senza capire.
- Giles, - intervenne Eudial - quella donna ti ha sentito dare spiegazioni di aerodinamica a un gatto... E poco dopo ti sei messo a chiedergli il parere su una traduzione dal latino. A un gatto. -
- Oh. È per questo allora... Effettivamente può sembrare strano a chi non sa che Valerius non è un semplice gatto. -
- Sembra un po' strano anche a noi che lo sappiamo... Forse dovresti evitare di farlo in pubblico. -
Giles annuì.
- Si, direi di si. -
- Guarda ci sono Willow e Xander! E quella signora è Joyce Summers? -
Giles annuì, avvicinandosi alla donna per salutarla: era da molto che non la vedeva, ma nonostante il dolore che scorgeva nei suoi occhi, era la stessa Joyce Summers che si ricordava.
- È un piacere rivederti, Joyce. Come stai? -
La donna gli sorrise tristemente.
- Quello che è successo è stato un brutto colpo, per il resto la vita va avanti. Lo sai, no? Qualunque cosa possa accadere, il mondo non si ferma. Tu invece hai un aspetto orribile, Rupert, non stai bene? -
- Non è nulla, non preoccuparti. -
- Nulla?! - Intervenne Eudial rivolgendosi a Joyce. - Non gli dia retta, pochi giorni fa ha rischiato di morire. E non riesco a convincerlo a riposarsi anche se ne avrebbe bisogno. -
- Eudial! Sto bene ora. -
- Si, certo, si vede. -
- Eudial, perché tu e Spike non vi occupate dei bagagli ora? -
- Ok, messaggio ricevuto, mi tolgo di torno. - Gli rispose con un sorriso.

Joyce la guardò allontanarsi con un'espressione a metà tra il divertimento e il dolore.
- È lei che ha ereditato il... il lavoro di Buffy? È la tua nuova Cacciatrice? -
- Non proprio. La vera Cacciatrice è un'altra, ma Eudial è la Cacciatrice che ho scelto di addestrare. Lei non è costretta a farlo, non vi è predestinata come lo era Buffy, Eudial ha deciso liberamente di cacciare i vampiri. -
La donna sospirò.
- Peccato che Buffy non abbia avuto questa scelta. -
- Già... Senti Joyce... Vorrei... vorrei vedere la tomba di Buffy prima di andare a casa... -
- No, non se ne parla. - Disse la donna, decisa e Giles la guardò, sorpreso. - La tua Cacciatrice ha ragione, Rupert, sembri distrutto, devi riposare. So che volevi bene a Buffy, ma per lei non cambierà nulla se visiterai la sua tomba domani, dopo una notte di sonno. -
Eudial e Spike tornarono con i bagagli, aiutati da Willow e Xander e Joyce ne approfittò per invitarli tutti a cena.

Valerius si stiracchiò, artigliando il copriletto con le unghie e represse uno sbadiglio annoiato. Dopo cena, ottima tra l'altro, Joyce Summers aveva invitato Eudial e Giles a restare suoi ospiti per la notte, così il giorno dopo avrebbero potuto sistemare l'appartamento dell'Osservatore, rimasto vuoto per tanto tempo, con più calma.
Spike ed Eudial erano usciti, il vampiro aveva detto di voler mostrare alla ragazza la sua vecchia cripta, mentre Giles era crollato in un sonno profondo, esausto per il viaggio.
Il gatto fissò l'Osservatore addormentato per qualche secondo, chiedendosi se svegliarlo per chiacchierare un po', poi, con una punta di rimorso perché in fondo era colpa sua se ora non stava bene, decise di lasciarlo riposare.
Saltò giù dal letto, esplorando la stanza. Era incredibile osservare quanto fosse avanzata la tecnologia in mezzo millennio e ovunque guardasse c'era qualcosa che lo stupiva e lo affascinava: nuovi materiali, apparecchi che sembravano racchiudere magie incredibili e che invece erano completamente opera dell'uomo e poi libri diffusi ovunque, non più rari pezzi unici, ma oggetti comuni che chiunque poteva permettersi di possedere!
Il gatto schiacciò con la zampa l'interruttore che accendeva la lampada del comodino, solo per guardare nuovamente il miracolo tecnologico che permetteva di avere luce senza armeggiare con fiammiferi e candele, poi saltò nella valigia di Giles, aperta su una sedia accanto alla porta e ne estrasse un libro. Lesse per un po', ma era un semplice trattato di demonologia, tutta roba che già conosceva e lo trovò noioso. E gli altri libri che Giles si era portato dietro non erano meglio, era tutta roba su esseri profanatori di tombe e rituali che richiedevano l'utilizzo di cadaveri, tutta roba che l'Osservatore avrebbe fatto meglio a chiedere a lui. L'unica eccezione era un libro fotografico su Sachino Seihoshi e di certo Valerius non aveva voglia di guardare la persona che lo aveva sconfitto e condannato a quella vita felina, anche se in effetti era una bella ragazza. E poi il libro era scritto in Giapponese, linguaggio che gli era sconosciuto.
Con un altro sbadiglio si guardò intorno, in cerca di qualcosa di interessante e il suo sguardo si fissò sulla maniglia della finestra: ci sarebbe voluto poco ad abbassarla, giusto un balzo felino, e poi avrebbe potuto uscire e andare in giro a vedere se questa "America" valeva la pena di quel volo tremendo che lo avevano costretto a subire.
Prese la rincorsa e saltò verso la maniglia, sbagliando a calcolare le distanze e sbattè il muso contro il vetro ricadendo indietro sul pavimento. Si voltò a guardare se il rumore avesse svegliato Giles, ma l'Osservatore dormiva ancora tranquillamente. Spiccò un nuovo balzo e finalmente la finestra si aprì, permettendogli di uscire.
Il gatto riaccostò la finestra e si avviò lungo la strada, attento a tenersi lontano dalle automobili. Ora non lo terrorizzavano più tanto perché sapeva che non erano opera di qualche magia arcana, ma era ben consapevole del pericolo che rappresentavano per un gatto.
Camminò a coda alta per le strade illuminate dalla luna, osservando affascinato le pozze di luce formate dai lampioni e le insegne luminose dei negozi. Vedeva girare tipi strani nell'oscurità, forse vampiri, ma per fortuna nessuno prestava attenzione a un gatto e lui era libero di girare indisturbato. Quella cittadina era strana, c'erano tantissimi cimiteri e un sacco di gente losca, ma in fondo non era nulla di speciale, niente che giustificasse il fatto di costringere un povero gatto a volare.
Passò davanti a una casa e un odore familiare solleticò il suo naso felino. Valerius si avvicinò per capire meglio di cosa si trattasse e non ebbe più dubbi, era un odore molto debole, ma ne era certo, Giles doveva essere stato in quella casa.
Il gatto si avvicinò alla porta, incuriosito: da quando erano scesi dall'aereo, l'Osservatore era sempre stato con lui, quando avrebbe avuto il tempo di venire in quell'appartamento? Forse era stato lì molto tempo prima, prima di quel viaggio. Si appoggiò alla porta e si ritrasse sorpreso, quando essa cedette, aprendosi, poi si fece coraggio ed entrò.
L'appartamento aveva l'aria di essere stato abbandonato in fretta e messo in ordine ancora più frettolosamente in un secondo tempo, si disse Valerius osservando i libri infilati a caso negli scaffali che un tempo dovevano essere stati ordinati. Lesse i titoli dei volumi e si convinse che molto tempo prima Giles doveva aver vissuto lì, chi altri poteva avere tanti libri antichi sull'occulto? Un fruscio lo fece trasalire e Valerius sentì il pelo rizzarsi mentre lo invadeva la consapevolezza di non essere solo in quella casa: alle sue narici giungeva un tenue odore di terra umida e di foglie morte da un punto in ombra molto vicino a lui e le sue orecchie coglievano il sibilo sommesso di un respiro. Lentamente si voltò a scrutare nell'oscurità, ma anche i suoi sensibili occhi felini non riuscivano a perforare le ombre. Arretrò piano, col cuore che minacciava di fargli scoppiare il petto, cercando di allontanarsi da quell'essere che respirava a pochi centimetri da lui, poi una mano sbucò dalle tenebre e lo sfiorò, tentando di afferrarlo.
Valerius schizzò via, terrorizzato, uscendo di corsa da quella casa spaventosa e non si accorse dell'auto che stava arrivando finché non sentì lo stridore dei freni a pochi centimetri dalle sue orecchie. Poi il colpo gli fece perdere i sensi e l'impatto lo fece volare di lato. La macchina si fermò e il guidatore scese per controllare se il paraurti avesse subito danni, poi risalì in auto e ripartì senza degnare di uno sguardo il gatto che giaceva sul bordo del marciapiede.