6. It's in Your Blood

Giles svoltò cautamente in un vicolo buio. Il cielo era ancora chiaro, ma quelle stradine strette, incassate fra palazzoni alti erano sempre in penombra e i vampiri avevano iniziato a frequentarle anche durante il giorno. Tastò il paletto e la croce in tasca, rassicurato dalla solidità di quegli oggetti e si guardò intorno. Scorse una figura vestita di stracci che si muoveva furtivamente nell'ombra e impugnò paletto e croce, pronto ad usarli.
Il vampiro tentò di avventarsi su di lui, ma Giles si spostò di lato e il vampiro crollò a terra, senza avere la forza di rialzarsi.
Giles lo afferrò per un braccio, tirandolo su e gli puntò la croce contro per impedirgli di attaccarlo ancora.
Il vampiro piagnucolò, cercando di allontanarsi dalla croce, ma non oppose resistenza.
Non ne avrebbe avuto la forza, pensò Giles guardandolo meglio: era pelle ed ossa e aveva gli occhi cerchiati da ombre scure e iniettati di sangue. Doveva essere molto debole e sembrava sofferente.
- Sangue... Umano... sento l'odore del tuo sangue... È lì, sotto la pelle... così vicino... così vicino... -
- Cosa sta succedendo? Perchè vi lasciate bruciare al sole? Perchè cercate la morte? -
Il vampiro lo guardò con occhi spiritati, sembrava a un passo dalla follia.
- S-sangue... È il sangue. È qui, tutto intorno a noi, ma non possiamo prenderlo... -
Giles estrasse dalla tasca una sacca di sangue e la mostrò al vampiro.
- È tua se mi racconti cosa succede. -
Il vampiro gli ringhiò contro.
- Perchè vuoi torturarmi, umano? Te l'ho detto, non possiamo prenderlo! Stiamo morendo, stiamo morendo di fame, ma se beviamo il sangue, esso diventa fuoco dentro di noi e ci brucia dall'interno, oh come brucia! Il dolore diventa insopportabile al punto che dopo averlo provato una volta preferiamo morire di fame o bruciati piuttosto che sentirlo di nuovo! -
Giles lo guardò, sorpreso. Quella storia spiegava i suicidi, ma in nessuno dei suoi libri aveva mai letto nulla del genere.
- Ma cos'è che vi impedisce di nutrirvi? Quando è cominciato? -
Il vampiro emise un gemito lugubre.
- Lasciami... Lasciami! Non farmi sentire l'odore del tuo sangue! Smettila di torturarmi, umano! -
Giles lo scosse leggermente.
- Parla! -
- Non lo so. È una specie di epidemia. Prima ne erano colpiti solo i vampiri europei, ma da qualche settimana si è diffusa anche qui... All'inizio erano in pochi ad ammalarsi, ma ora il contagio cresce sempre di più... -
Il vampiro si lasciò cadere in terra stringendosi la testa fra le mani e iniziando ad emettere gemiti e lamenti. Giles strinse il paletto, uccidere quell'essere sofferente e patetico sarebbe stato solo un atto di pietà. Alzò la mano, pronto a colpire, ma un pensiero improvviso lo bloccò.
Eudial.
Nelle sue vene scorreva il sangue di Mikorsot. Lei aveva una parte vampirica in sè, quella parte che la spingeva a nutrirsi del sangue di Spike!
E se fosse stato tutto collegato?
Lasciò cadere il paletto e colpì il vampiro con un pugno che lo fece crollare a terra svenuto, poi si sfilò il cappotto e vi avvolse il corpo inerte per ripararlo dal sole mentre lo trascinava fino al furgone.

Spike si guardò indietro mentre camminava per strada. Il sole era tramontato da poco, ma Eudial e Giles non erano ancora tornati a casa e lui ne aveva approfittato per uscire a nutrirsi. Quello che non capiva era perché Xini lo avesse seguito.
- Non hai nulla di meglio da fare? -
L'ex-dea scosse la testa.
- No. -
- Ma non ti faceva schifo vedermi bere il sangue delle mie vittime? -
- Si, ma se voglio aiutare Ripper devo abituarmi a certe scene e poi devo imparare a conoscere le abitudini dei vampiri. -
Spike sbuffò. Portarsi dietro Xinuxunil era l'ultima cosa che voleva, ma ormai non poteva certo rimandarla indietro da sola.
- Se mi disturbi, morderò te, sappilo. -
Xinuxunil gli sorrise tranquillamente.

Giles guardò il professor Tomoe impazientemente, mentre lo scienziato esaminava dei campioni di sangue al microscopio.
Strinse nervosamente la mano di Eudial e la ragazza lo guardò.
- Pensi che possa esserci una relazione? -
- Lo sapremo presto, spero, ma è una possibilità. -
- Ma questi vampiri sono moribondi, io mi sento solo stanca. O forse significa che morirò anche io come loro? -
- Tu non sei un vampiro, Eudial. Non hai bisogno del sangue per nutrirti, anche se non fossi più in grado di berlo sopravviveresti lo stesso. Se si tratta della stessa cosa, per te dovrebbe essere diverso. -
Tomoe alzò la testa dal microscopio e Giles ed Eudial balzarono in piedi guardandolo con aspettativa.
- Allora? -
Il professore annuì.
- C'è un'analogia tra il sangue di Eudial e quello del vampiro. Probabilmente se non mi avesse portato quel vampiro non lo avrei mai individuato perché nel sangue di Eudial è presente in concentrazione minore, ma c'è un virus. -
- Un virus? Ma perché non risultava dalle analisi? -
- Perchè è sconosciuto. Da quello che ho visto sembra fatto apposta per aggredire i vampiri. Rende loro impossibile assimilare il sangue delle loro vittime, facendoli morire di fame. -
- Allora Eudial non dovrebbe correre pericoli, vero? Lei può nutrirsi in altri modi! -
Tomoe si scambiò uno sguardo con Giles.
- Purtroppo non è così semplice. Se i vampiri non morissero di fame, prima o poi sarebbe il virus ad ucciderli... E non abbiamo modo di sapere come reagirà il tuo corpo al virus, Eudial. -
- Mi sta dicendo che non possiamo fare altro che aspettare e vedere se muore o no?! - Scattò Giles. - Deve trovare una cura! -
Tomoe scosse la testa.
- Non sarà facile partendo da zero. Se solo potessimo trovare qualcuno che è guarito da questa malattia avremmo degli anticorpi da sintetizzare. -
- Li troveremo! Anche se dovessi catturare ogni singolo vampiro di Tokyo, troverò un sopravvissuto. Eudial, te lo prometto, lo troverò. -
Tomoe annuì.
- Buona fortuna. Io mi metterò subito al lavoro. Nel frattempo, Eudial, cerca di riposare molto e di risparmiare le energie. Il tuo corpo ne avrà bisogno per combattere il virus. -
- È per questo che mi sento sempre stanca? -
- Probabilmente si. -
Giles le passò un braccio intorno alle spalle, stringendosela al fianco ed Eudial si appoggiò a lui, fiduciosa.
Il pensiero del virus che la stava consumando lentamente la spaventava, ma anche il solo fatto di aver trovato la causa del suo malessere la confortava un po'. Almeno ora sapeva contro cosa doveva combattere.

Xinuxunil si nascose dietro un cassonetto, affacciandosi per guardare Spike che si avvicinava alla sua vittima, un vagabondo ubriaco.
Il pensiero di assistere alla caccia di un vampiro la faceva rabbrividire di orrore, ma sapeva che in fondo a quel disgusto c'era anche un fremito di eccitazione.
Spike non avrebbe ucciso la sua vittima, anzi il vagabondo non si sarebbe nemmeno mai accorto di essere stato morso da un vampiro, ma quella era sempre la caccia di una Creatura Oscura, di un essere letale.
L'ex-dea guardò con il fiato sospeso il vampiro che si chinava a lacerare coi denti la gola dell'umano, bevendo una piccola quantità di sangue prima di rialzarsi.
Quando Spike ebbe finito, Xinuzunil uscì dal riparo del cassonetto andandogli incontro per poi camminare al suo fianco mentre uscivano dal vicolo.
- Ripensandoci, forse la tazza di sangue a colazione non era poi così disgustosa, sai? - Gli disse in tono leggero, cercando di non far capire troppo che era impressionata. - Se hai finito di nutrirti, possiamo andare a casa? Ripper si preoccuperà se non mi trova. Ehi, Spike? Mi ascolti? -
Xini si fermò, accorgendosi che Spike non era più al suo fianco e si voltò per vedere dove fosse finito. Il vampiro si era fermato qualche metro più indietro e aveva un'espressione quasi stupita sul viso. Xini lo vide impallidire ancora più del solito, poi Spike cadde in ginocchio con una smorfia di dolore e si premette le mani sullo stomaco crollando al suolo in preda alle convulsioni.
Xinuxunil corse al suo fianco, spaventata.
- Creatura Oscura? Che ti succede? Che hai?! Spike?! -
L'ex-dea guardò per un secondo il vampiro che si contorceva a terra, poi cercò il cellulare nella borsa e compose il numero di Ripper.