14. Be Strong for Your Slayer

Giles prese la cornetta con riluttanza: non se la sentiva di parlare con nessuno, ma Spike lo aveva praticamente costretto a rispondere.
- Pronto. -
- Era ora. -
Giles riconobbe la voce del guardiano del cimitero in Italia e si chiese perché avesse telefonato, forse era un tentativo di tirarlo su di morale, ma non aveva la minima voglia di essere consolato. Nulla avrebbe potuto attenuare il dolore che la morte di Xini gli provocava e non voleva smettere di soffrire per lei. La sofferenza per la sua morte era l'unica cosa di Xini che gli fosse rimasta e non era ancora pronto a rinunciarvi.
- Non voglio parlarne. -
- So come ti senti. -
- Non puoi neanche immaginarlo come mi sento, nessuno può saperlo. -
- Non sei il solo ad aver perso la donna che ami. La mia Cacciatrice... ero innamorato di lei. Capisco benissimo quello che provi. -
- E allora sai che voglio restare solo. -
- Non devi... -
- Non voglio sentire prediche, non me ne importa niente se mi fa male o no, lasciami in pace, ok? -
- Piantala di parlare a vanvera! - Gridò il vecchietto arrabbiandosi. - Adesso stai zitto e ascoltami bene, razza di Osservatore rammollito! Non me ne può fregare di meno di farti la predica, alla tua età sei liberissimo di rovinarti la vita come ti pare. Per quello che mi riguarda puoi anche vestirti con un sacco e passare gli anni che ti restano a flagellarti! No, non è questo il punto! -
- Cosa vuoi allora? - Rispose Giles, perdendo la calma a sua volta. - Perchè non mi lasci in pace?!-
- Se dipendesse solo da te potresti rotolarti nella tua depressione quanto vuoi, ma non puoi lasciare che gli altri ne subiscano le conseguenze! -
- Che intendi dire? -
- Eudial. -
- È stata lei a telefonarti? -
- È qui. -
- Cosa?! -
- Dove credi che sia, Osservatore del cavolo? -
- Ma... ma aveva detto di essere partita con le sailor... -
- Si vede che in questi giorni hai messo il cervello da parte. Credi davvero che lei potrebbe andarsi a divertire con le amiche mentre tu hai perso la memoria per un trauma del genere? Sono giorni e giorni che cerca Xinuxunil per te e ora non sa come dirti che la tua dea è morta. Per questo te lo dico io. Xinuxunil è morta, Giles. -
Giles fissò il vuoto per qualche secondo, più stupito da quello che aveva fatto Eudial che dalla rivelazione che Xini era morta.
- Lo sapevo. Quando è saltata nel vortice, ho sentito subito che era morta. Ma Eudial ha fatto questo per me? -
- Ha affrontato i Lug da sola, quei pazzi furiosi volevano vendicarsi per la scomparsa di Xinuxunil e l'hanno accoltellata, ma nonostante tutto lei piange solo perché non può alleviare il tuo dolore. -
- Come accoltellata?! È ferita?! Cosa le hanno fatto?! -
- La ferita non è grave, ma deve assolutamente restare calma e riposare, mentre tutto quello che vuole fare adesso è salire sul primo aereo per Tokyo. -
Giles fissò il telefono, inorridito.
- Cielo. Tutto questo per colpa mia... -
- Smettila di piagnucolare, imbecille! Non ti ho chiamato per farti deprimere ancora di più, accidenti! -
- Xini è morta per difendere me, Eudial è ferita a causa mia, meglio che mi chiuda in casa per non fare altri danni... -
- Ti credevo più intelligente di così, Giles. Adesso ascoltami bene: ora la smetti di autocommiserarti, alzi il sedere e ti infili di corsa nel primo aereo per l'Italia. Non me ne frega niente se sei depresso, se vuoi buttarti sotto un treno o che altro. Ora la tua Cacciatrice ha bisogno di te e devi dimostrarti forte. Se non per te stesso, devi farlo per lei. So che di forza ne hai, devi solo trovarla. So che puoi farlo. -
Il vecchio guardiano attaccò il telefono sperando che quello che gli aveva appena detto fosse riuscito a dare a Giles la sferzata che gli serviva per uscire dall'apatia.

Spike aveva tentato di ascoltare la conversazione tra Giles e il vecchio guardiano, ma dalla cantina riusciva solo a sentire la voce dell'Osservatore senza poter distinguere le parole. A un certo punto Giles si era messo a gridare e il vampiro si chiese cosa avesse potuto scuoterlo a tal punto. Alla fine Giles aveva riattaccato la cornetta del telefono con rabbia e Spike lo aveva sentito avviarsi su per le scale e chiudersi in camera, sbattendo la porta.
Era salito anche lui, bussando discretamente, ma l'Osservatore gli aveva gridato di togliersi di torno e Spike lo aveva fatto, ripromettendosi di chiedere al vecchietto cosa gli avesse detto per farlo infuriare tanto.
In ogni caso era un cambiamento e qualunque cosa era meglio dell'apatia che lo aveva assalito da quando gli era tornata la memoria.
Guardò fuori dalla finestra: fra poche ore sarebbe sorto il sole e lui doveva nutrirsi. Uscì di casa ripromettendosi di fare il più presto possibile.
Rientrò mentre albeggiava e chiuse la porta in fretta per ripararsi dai raggi del sole. Si accorse immediatamente del silenzio innaturale che c'era in casa e in un primo momento temette che Giles avesse fatto qualche follia, ma dopo averlo cercato per tutta la casa, gli fu chiaro che l'Osservatore doveva essere uscito.
Preoccupato, si chiese dove potesse essere andato. In ogni caso adesso non sarebbe potuto uscire a cercarlo, considerò, guardando il sole fuori dalla finestra.

Il vecchio guardiano guardò l'orologio. Da quando aveva telefonato a Giles, ormai era passato quasi un giorno intero e si chiese se le sue parole fossero state sufficienti a scuoterlo.
Sentiva la voce di Eudial che discuteva col medico dentro la stanza e scosse la testa. Come aveva previsto, appena si era sentita un po' meglio, la Cacciatrice aveva insistito per tornare a Tokyo. Il dottore stava cercando di convincerla a desistere, ma il vecchietto sapeva già che non l'avrebbe spuntata. Entrò anche lui nella stanza, deciso a dare man forte al medico, anche se sapeva che sarebbe stato inutile.
Eudial si era rivestita con i suoi abiti ed era seduta sul letto, fissando il dottore con aria ostinata.
- Se devo firmare qualcosa, me lo faccia firmare e non insista ulteriormente. -
- Se vuole andare a casa non posso impedirglielo, ma mi permetta di farle notare che salire su un aereo per Tokyo è una follia pura e semplice. -
- Ecco, glielo faccia capire anche lei, dottore. - Disse il guardiano. - Glielo avrò detto decine di volte. -
- Mi faccia uscire di qui e poi quello che farò dopo non sono affari suoi. -
- Non c'è un modo per impedirglielo? - Chiese il guardiano al medico, ma quest'ultimo scosse la testa.
- È maggiorenne ed è un suo diritto uscire dall'ospedale anche contro il mio parere. -
- Perfetto. -
Eudial si alzò in piedi e si avviò verso la porta.
- Vuoi morire? È così che vuoi aiutare Giles? - Le chiese bruscamente il guardiano.
- Non morirò. Sto bene, non mi succederà nulla. -
La ragazza era ancora girata verso il vecchietto mentre usciva dalla stanza e non vide l'uomo che vi stava entrando finché non ci sbattè contro. La botta la fece restare senza fiato per un attimo a causa di una fitta di dolore alla ferita.
- Accidenti! Perchè non sta attento?! - Disse irritata all'uomo che l'aveva urtata, poi alzò la testa a guardarlo e rimase a fissarlo, paralizzata dallo stupore. - Giles? -
L'Osservatore la guardò per qualche secondo, come incantato, non riusciva quasi a credere che lei fosse davvero viva. La telefonata del guardiano del cimitero gli aveva messo un terrore tremendo addosso: Eudial aveva corso un rischio terribile ad affrontare i Lug da sola ed era rimasta ferita in modo serio. Il solo pensare alle ore terribili che aveva dovuto passare da sola, ferita e sanguinante sul pavimento di quel treno lo faceva sentire male. Il dolore atroce che gli mordeva l'anima da quando Xini era morta era stato affiancato dalla preoccupazione per Eudial ed essa gli aveva dato la forza per agire. Poco dopo che Spike era uscito, Giles si era precipitato in aeroporto e aveva preso il primo volo per l'Italia. Le ore passate in volo gli erano sembrate interminabili. Il guardiano gli aveva detto che Eudial non era in pericolo di vita, ma se gli avesse mentito? Se la ferita si fosse aggravata? Se lei fosse morta?
Quando era arrivato in ospedale aveva quasi corso per cercare la stanza di Eudial e adesso lei era lì, a pochi passi da lui, viva.
D'impulso la abbracciò, scoppiando a piangere per il sollievo.