20. Vampire's Tears

Spike sospirò, frustrato.
- Sei così bella, Eudial. Non so cosa darei per poterti stringere a me e mordere quel tuo collo così morbido... -
Le ragazza gli carezzò i capelli, tentando di reprimere l'irritazione che sentiva: Xinuxunil la faceva infuriare, ma lei non voleva sfogare quella rabbia su Spike che non ne aveva alcuna colpa.
- Mi mancano i tuoi morsi, Spike, ma ogni volta che ti sfioro, quella dea lunatica prende il controllo e ti tratta male, come se io non fossi libera di fare quello che mi pare del mio corpo! -
- Spero solo che si sbrighi a sloggiare, voglio averti tutta per me. - Le sussurrò con passione, poi la guardò negli occhi, emozionato. - Davvero mi ami? Dicevi la verità quella notte? -
Eudial sorrise dolcemente, poi la sua espressione si indurì.
- Certo che no! Chi potrebbe amare un vampiro? -
Spike la guardò allibito, poi si rese conto che era Xinuxunil a parlare.
- Ancora tu? Che diavolo vuoi? -
- Creatura Oscura, dovresti essere un po' più realista. Come pretendi che una donna si innamori di un essere inferiore come te? Di una creatura della notte che si nutre di sangue, - pronunciò l'ultima parola con disgusto, - di qualcuno che non potrà mai starle accanto alla luce del sole, di un morto che cammina? Tu sei un essere inferiore, vampiro, non puoi negarlo. Sei un abominio, una creatura impura che non dovrebbe nemmeno esistere, figuriamoci aspirare all'amore. La morte è il tuo regno e a quello dovresti appartenere, tornatene alla tua tomba e non mescolarti con i vivi! -
Spike ascoltò le parole di Xinuxunil dapprima con rabbia, ma poi si rese conto che molte di quelle frasi gli suonavano dolorosamente vere e riaprivano vecchie ferite nel suo cuore. Quante volte, quando era ancora vivo, lo avevano chiamato "essere inferiore", deridendolo? Quante volte si era sentito inadeguato per la donna che amava? E ora non era nemmeno vivo. Cosa avrebbe potuto offrire a Eudial? Una vita isolata, lontana dalla luce del sole, legata a un morto di secoli più vecchio di lei. Prima o poi se ne sarebbe stancata e allora forse sarebbe stata lei a dirgli le parole che ora gli aveva detto Xinuxunil.
Non avrebbe potuto sopportarlo e il solo pensiero gli fece fare quello che non avrebbe mai voluto che avvenisse davanti alla dea: Spike scoppiò a piangere.

Giles spense la tv, leggermente preoccupato: le previsioni del tempo annunciavano che una violenta tempesta si sarebbe abbattuta su Tokyo quella notte e lui temeva che la casa avrebbe potuto restare danneggiata. Sarebbe stato meglio avvisare Eudial e Spike e sbarrare le imposte delle finestre, rinforzandole affinché il vento non rompesse i vetri.
L'Osservatore entrò nella stanza di Eudial proprio mentre il vampiro ne usciva di corsa, urtandolo e scappando via prima che potesse rivolgergli la parola.
Giles lo sentì sbattere la porta della cantina e rimase a fissare il corridoio in direzione delle scale, leggermente perplesso. Si sbagliava, oppure il vampiro era davvero in lacrime?
Entrò nella stanza.
- Ah, Xinuxunil. - Disse, riconoscendola immediatamente.
Anche se la dea era nello stesso corpo di Eudial, lui era in grado di capire con un solo sguardo quale delle due lo stesse controllando.
- Umano, desideri parlare con la tua dea? -
- Uh... no, volevo solo chiedere a Eudial di aiutarmi a sbarrare le finestre. Sta per arrivare una tempesta e... -
Xinuxunil lo interruppe con un sorriso.
- Fatto. -
- Fatto? -
- Le finestre sono a posto. A che pro chiedere aiuto a un essere mortale quando ti trovi davanti a una dea? -
Giles la guardò, un po' confuso.
- Ah...grazie... ma cosa è successo a Spike? -
La dea rise.
- È solo un essere inferiore e non è nemmeno in grado di affrontare la realtà senza piangere come un lattante. -
Giles si accigliò, negli ultimi tempi aveva iniziato a conoscere meglio Spike e sapeva che il vampiro aveva sofferto molto per la morte di Eudial. Condividere quel dolore li aveva avvicinati e aveva fatto capire a Giles che in fondo il vampiro non era tanto diverso da lui.
- Cosa gli hai fatto? -
Xinuxunil lo guardò minacciosa.
- Cos'è che sento nel tuo tono, mortale? È forse una critica quella che odo? -
- Cosa hai detto a Spike? - Chiese Giles senza cambiare espressione.
- Semplicemente la verità e cioè che è un essere inferiore indegno di essere amato. -
- Sei una dea crudele, Xinuxunil, perché gli hai detto una cosa del genere? -
In un attimo, Xinuxunil fu davanti a lui e con un solo sguardo lo fece sbattere contro il muro con violenza.
- Non osare parlarmi con quel tono, mai più! Misero umano arrogante! Se proprio vuoi saperlo, ho fatto un favore a quella creatura immonda dicendogli come stanno le cose. È un vampiro, un essere innaturale che gode della morte altrui, una creatura che striscia nell'oscurità rubando la vita agli esseri innocenti! Non deve farsi illusioni, è un mostro, non deve mescolarsi agli esseri viventi! -
Giles cercò di muoversi, ma il potere della dea lo teneva schiacciato contro il muro.
- Ha anche lui un'anima, - ribattè Giles - ha dei sentimenti anche se è un vampiro e tu li hai feriti. Non è giusto far soffrire la gente senza motivo. Sei una dea crudele. -
Xinuxunil lo guardò furiosa e Giles gridò di dolore, sentendosi trafiggere la pelle da centinaia di spilli invisibili.
- Ecco, ora sono una dea crudele, contento? -
Xinuxunil si avvicinò all'Osservatore e lo scosse con forza, costringendolo a guardarla negli occhi, poi entrò nella sua mente violando i suoi pensieri più intimi e costringendolo a rivivere i ricordi più dolorosi.
- Questo è essere crudeli secondo te, umano? Sbattervi in faccia la realtà? Rivelare la verità ad esseri troppo inferiori per accettarla? Guarda bene i tuoi ricordi, mortale, sono io l'origine del tuo dolore, oppure quello che ti fa soffrire è già nel tuo cuore? Sono io che ti ho impedito di giungere in tempo per salvare la tua Buffy? Sono forse stata io a possedere la tua mente e a costringerti a fare del male? Sono stata io a rendere il vampiro quello che è? E allora sono crudele solo perché vi mostro quello che è già presente in voi?! -
Xinuxunil lasciò andare Giles e l'uomo crollò a terra, sconvolto per il dolore e per l'intrusione della dea nella sua mente.
Rimase a terra, rannicchiato contro il muro, ansimando affannosamente. Sentì confusamente la porta di casa che sbatteva e si rese conto che la dea era uscita.
Lentamente si rialzò in piedi appoggiandosi alla parete e fissò l'impronta insanguinata della sua mano sul muro prima di rendersi conto che tutta la sua pelle era coperta da minuscole goccioline di sangue, come se gli spilli che lo avevano trafitto fossero stati reali. Eppure il dolore fisico causatogli dalla dea era minore rispetto a quello provocatogli dai ricordi che lo aveva costretto a rivivere, si sentiva come se la sua stessa anima stesse sanguinando al pari della sua pelle.

Giles si trascinò fino alla porta della cantina e la aprì, iniziando a scendere le scale. Poteva sentire i singhiozzi soffocati del vampiro nel silenzio assoluto della casa.
- Spike? - Chiamò sottovoce e sentì i singhiozzi che si fermavano di colpo. Lo chiamò di nuovo. -Spike?-
- Vattene, Osservatore! - Gridò il vampiro cercando di nascondere il tremito nella voce. - Lasciami in pace! -
Giles individuò il vampiro gettato a terra nell'angolo più scuro della cantina e si avvicinò a lui lentamente.
Spike sospirò, ma continuò a dargli le spalle.
- Ti prego, Rupert, vai via. - Gli chiese tristemente. - Risparmiami almeno questa umiliazione, non guardarmi mentre sono in questo stato. Per favore, Rupert. -
Spike sentì che l'Osservatore non si era mosso e che continuava a restare in silenzio dietro di lui. Stava per cacciarlo via rabbiosamente, quando si rese conto che c'era qualcosa di strano.
Sangue.
Odore di sangue.
Spike si voltò di scatto e rimase impietrito nel vedere le ferite sul volto e sulla pelle dell'Osservatore, ma la cosa che lo colpì di più fu l'espressione di Giles.
- Rupert?! Cosa ti è successo? Santo cielo, sei completamente coperto di sangue! È stata lei? -
Giles annuì debolmente.
- Cosa ti ha fatto? -
L'Osservatore vacillò leggermente e sedette in terra vicino al vampiro, cercando di accennare un sorriso senza riuscirci troppo bene.
- Più o meno quello che ha fatto a te, solo che nel mio caso ci ha messo un po' più di rabbia. -
Spike rimase in silenzio per qualche minuto, incapace di trattenere le lacrime che continuavano a scivolargli sul viso. Nella penombra si rese conto che anche Giles era più o meno nelle sue stesse condizioni e si chiese cosa gli avesse detto Xinuxunil per ridurlo in quel modo. Si chiese anche perché la dea se la fosse presa anche con lui, di solito era ben disposta nei confronti dell'Osservatore.
- Stai bene? -
Giles chiuse gli occhi, appoggiandosi con la schiena alla parete.
- Passerà. Non preoccuparti, Spike. Tutto passa col tempo. -
- Tranne quello che si è. Rupert, senti... -
Giles aprì gli occhi, voltando il viso leggermente verso il vampiro.
- Pensi che quello che mi ha detto sia vero? Sono veramente indegno del suo amore? -
- Spike, tu sei un vampiro. Non è facile dividere la vita con una persona che non può uscire di giorno e che è costretta a bere sangue, ci sono mille ostacoli a una relazione del genere, di questo te ne rendi conto, no? -
Il vampiro chinò la testa tristemente.
Giles gli posò una mano sulla spalla e quando Spike alzò lo sguardo su di lui, gli sorrise.
- Ma tu la ami. La ami con tutto il tuo cuore e sei riuscito ad amarla anche quando non avevi un anima, sebbene ciò possa sembrare impossibile. Ecco, questo non sarà mai indegno. Spike, non sarà facile, ci saranno mille difficoltà e non è detto che alla fine riuscirete ad essere felici insieme, ma in fondo non è sempre così quando si dà il proprio cuore a un'altra persona? -
Spike lo guardò, sorpreso, poi scoppiò in lacrime.
- Ma perché la gente continua a chiamarmi "essere inferiore"? È sempre stato così, anche quando ero umano. Forse è la verità... Accidenti, ora sono patetico... -
Giles rimase stupito per qualche secondo, quando Spike gli gettò le braccia al collo, singhiozzando contro la sua spalla, poi si rilassò, lasciando che il vampiro si sfogasse.
- Spike. - Lo chiamò non appena il pianto del vampiro si fu un po' calmato. - Ricordati una cosa Spike, nessuna creatura in grado di amare potrà mai essere definita "essere inferiore". Avrei dovuto dirlo a Xinuxunil. Forse se non avesse reagito in quel modo lo avrei fatto. -
Si interruppe, in preda a una fitta di dolore.
- Ma forse non è stata una mossa molto intelligente mettersi a litigare con una dea. -
Spike si scostò da Giles e lo guardò come se avesse scoperto un lato dell'Osservatore che non aveva mai considerato in passato.
- Tu ti sei messo a litigare con Xinuxunil per difendere me?! È per questo che ti ha ferito? -
Giles sorrise stancamente nel vedere l'espressione stupefatta del vampiro.
- Sono scemo vero? -
- Abbastanza. -
Spike non riusciva a capire se gli venisse più da ridere o da piangere e finì per fare entrambe le cose insieme. L'Osservatore lo imitò.

Giles si svegliò a causa dello schianto secco di un tuono. Si era addormentato contro la spalla di Spike, esausto per l'attacco di Xinuxunil. L'intrusione della dea nella sua mente lo faceva ancora stare male, aveva scavato tra i suoi ricordi più dolorosi, riaprendo vecchie ferite ed esponendole all'aria. Si fece forza, cercando di pensare ad altro e svegliò Spike. Anche il vampiro era ancora piuttosto sconvolto, ma per entrambi il peggio era passato. Le ferite si sarebbero rimarginate e il dolore sarebbe stato dimenticato.
Il vampiro lo aiutò a rialzarsi ed entrambi salirono al piano di sopra.
Col tramonto era arrivata anche la tempesta e il vento ululava intorno alla casa, mentre la pioggia batteva furiosamente sul tetto.
La corrente era saltata e un lampo illuminò a giorno la casa.
Giles sentì un brivido che gli correva lungo la schiena.
- Santo cielo, Spike! Xinuxunil è uscita di casa, prima! -
Spike lo guardò spaventato.
- Vuoi dire che... -
Giles annuì.
- Si. Eudial è là fuori. -