19. The Goddess I Am

Eudial appoggiò la testa alla spalla di Giles, seduto accanto a lei sul divano e passò un braccio intorno al collo di Spike, carezzandogli i capelli biondi con la mano. Il vampiro si era addormentato steso sul divano, con la testa appoggiata alle gambe di Eudial e sorrideva nel sonno.
La ragazza si sentiva felice, completamente felice in quel momento.
Quella notte, all'Argentario il suo corpo si era dissolto fra le braccia dei due uomini e l'ultima cosa che aveva sentito prima che la sua coscienza si perdesse nell'oscurità era stato il loro dolore.
Si era svegliata poco più tardi, completamente immersa nella luce di Xinuxunil e si era commossa nel vedere la sofferenza di Giles e l'amore che Spike aveva messo nel suo desiderio. Poi Xinuxunil aveva radunato le particelle di energia in cui si era dissolto il suo corpo e aveva iniziato a restituire loro la forma originale, ma di quel periodo Eudial ricordava ben poco, solo un intervallo di dolce oblio, immersa nella luce pulsante della dea. Si era ritrovata nel suo corpo, ma era la dea ad averne il controllo e lei non poteva contrastarne il potere. Se voleva, poteva essere consapevole di quello che faceva Xinuxunil, ma era faticoso e in ogni caso non poteva influenzarne le azioni, quindi, quando la dea aveva il controllo del corpo, lei restava in una sorta di sonno per la maggior parte del tempo.
Giles ogni tanto la guardava come incantato.
- Sei sicura di stare bene? -
Eudial sorrise.
- Me lo hai già chiesto almeno una ventina di volte oggi. Sto bene, Giles, non ti preoccupare. -
- Scusami, è che non mi sembra ancora vero che tu sia qui. Ho il terrore di potermi svegliare da un momento all'altro e scoprire che sia tutto un sogno. -
La ragazza lo baciò sulla guancia.
- Sono qui. Non è un sogno, sono davvero qui. Ti sono mancata così tanto? -
L'Osservatore sospirò.
- Non puoi nemmeno immaginare quanto. Ti prego, non fare mai più una cosa del genere. -
- Mi dispiace, Giles. Non volevo farvi soffrire, ma non potevo uccidere uno di voi due. Non potrei mai. -
- L'importante è che ora tu sia qui. - Giles si interruppe e sorrise. - Stavo per chiederti se stai bene, ma forse l'ho già fatto, vero? -
Eudial lo guardò divertita.
- Si, mi pare di si. Il tuo polso come va, piuttosto? È lo stesso che ti eri fratturato, vero? -
Giles annuì.
- Mi hanno messo dei punti, ora non fa più male. -
Eudial guardò teneramente il vampiro addormentato.
- Grazie per averlo salvato, Giles. Senza il tuo sangue sarebbe morto. -
- Se Spike non avesse combattuto contro gli spettri, saremmo morti tutti. È molto cambiato ultimamente. -
La ragazza si chinò come per baciare il vampiro, ma poi si alzò di scatto in piedi, facendo rotolare Spike per terra.
Giles la guardò, sorpreso da quel gesto improvviso.
- Che schifo! - Disse la ragazza. ? Come si fa a voler baciare una creatura come quella?! Umano, dovresti impedire certe oscenità! -
Spike la fissò esterrefatto: non capiva, un momento prima stava dormendo tranquillo e sentiva la mano di Eudial che lo carezzava e il momento dopo era per terra con lei che gli gridava contro? Guardò Giles cercando una spiegazione e l'Osservatore disse una singola parola.
- Xinuxunil. -
- È ancora dentro al suo corpo? -
- Oh, cielo, oltre a essere uno schifoso vampiro è pure tardo! Finchè il desiderio non sarà esaudito e Birurugatesu sconfitto, sono costretta a questa esistenza limitata, vuoi che te lo spieghi in antico egizio? -
La dea ripetè l'ultima frase nella lingua antica.
Giles la guardò interessato.
- Ah, allora è così che si pronuncia! Che geroglifico si usa per l'ultima parola? -
Spike gli rivolse un'occhiataccia.
- Senti un po', Xinu-cosa, perché non ti sbrighi ad esaudire il desiderio e ti togli di torno? -
- Non pensare che mi diverta a stare in compagnia di un umano e di un essere spregevole come te! Se fosse possibile sconfiggere così facilmente Birurugatesu lo avrei già fatto! Questo corpo è limitato e la presenza di Eudial mi intralcia. Prima di affrontare quel demone devo farci l'abitudine. Nel frattempo potreste divertirvi a far fuori i suoi scagnozzi. -
- Lo sapevo, è una fregatura. Noi dovremmo rischiare la vita mentre lei se ne sta con le mani in mano. -
- Se Birurugatesu scoprisse che sono in questo corpo prima che sia pronta ad affrontarlo, ucciderebbe sicuramente Eudial e prenderebbe precauzioni per difendersi da me.In quel caso sarei costretta a ritirarmi, lasciandolo libero di distruggere il mondo, non credo sia quello che vogliate. Se usassi il mio potere per uccidere uno dei suoi demoni, lui lo verrebbe a sapere subito. -
Spike non le rispose e uscì dalla stanza sbattendo la porta.
- Che villano! - Commentò la dea. - Umano, vieni con me! Conducimi nei luoghi in cui gli esseri inferiori si procurano i vestiti. -
- Cosa? -
Xinuxunil guardò i vestiti che indossava con disgusto.
- Ti sembra questo l'abbigliamento adatto a una dea? Una maglietta di una stoffa rozza come il cotone e una gonna così corta? -
- Perchè, cosa c'è che non va? Mi sembra che ti stiano bene... -
- Potranno andare bene per voi esseri inferiori! Una dea ha bisogno di classe, delle stoffe più pregiate. Ora vieni senza discutere! -
Afferrò Giles per un braccio e lo strinse con forza sovrumana, trascinandolo fuori di casa.
L'Osservatore si lasciò sfuggire un gemito di dolore e la dea allentò leggermente la presa.
- Continuo a dimenticare quanto siate fragili voi mortali. Che ti serva di lezione per la prossima volta che ti verrà voglia di essere irrispettoso con una dea. -
Giles ansimò. Il dolore era quasi insopportabile e sentiva scorrere il sangue lungo il braccio dai punti dove erano affondate le dita di Xinuxunil.
La dea sbuffò, impaziente.
- E va bene, basta che la smetti di lamentarti, sei noioso. -
Alzò un dito e sfiorò il braccio di Giles, risanando le ferite che gli aveva provocato.
- Ecco, ora sei come nuovo, non era mia intenzione danneggiarti. Ora andiamo. -
Giles la guardò negli occhi.
- Di solito ci si scusa. -
- Cosa? -
- Mi hai fatto male. Se davvero non era tua intenzione dovresti almeno scusarti. -
La dea lo guardò esterrefatta: come osava un essere inferiore parlarle a quel modo?
- Sei coraggioso per essere una creatura mortale. Potrei ucciderti per esserti rivolto a me con tanta impudenza lo sai vero? -
- Fai come ti pare, tanto nessuno può impedirtelo, mi sembra. -
Xinuxunil scoppiò a ridere, divertita.
- Mi piaci, umano. La gente che ti adora strisciando ai tuoi piedi è gratificante, ma alla fine annoia, non trovi? -
La dea si avviò verso il cancello del giardino, poi notò che Giles non la stava seguendo e si voltò a guardarlo.
- Allora? Andiamo? -
Giles non si mosse.
- Se speri che mi scusi, scordatelo, gli dei non fanno cose del genere. Dovresti essermi grato perché ti ho guarito e perché non sono in collera con te. -
L'Osservatore sospirò rendendosi conto che era inutile discutere di educazione con una dea immortale che aveva il potere di fare qualunque cosa volesse.
La raggiunse rassegnato.
- Va bene, andiamo se vuoi, ma dovremo prendere il treno, la mia macchina è andata distrutta qualche tempo fa e ci vorrà ancora qualche giorno prima che arrivi il furgone che ho usato in Europa. Non so se prendere la metropolitana sia una cosa che si addice a una dea. -
- Qualunque cosa è meglio di questi orribili vestiti! -

Giles guardò fuori dal finestrino del treno, leggermente a disagio per la folla che premeva alle sue spalle. Xinuxunil si guardava intorno inorridita, cercando di evitare il minimo contatto con gli altri passeggeri.
- È troppo orribile! - Disse. - Come fate a sopportarlo, voi esseri umani? Ci vediamo dopo, quando saremo arrivati al negozio! -
Eudial scosse la testa, guardandosi intorno stupita.
- Giles? Dove siamo? Che ci facciamo qui? -
L'Osservatore sospirò, sollevato.
- Eudial. Meno male. -
- Cosa è successo? -
- Diciamo che Xinuxunil non approva i tuoi gusti in fatto di abbigliamento. -
Le raccontò in fretta quello che era successo ed Eudial avvampò di rabbia.
- Cosa?! Ha osato ferirti? Non me ne importa niente se è una dea, la prossima volta che mi capita fra le mani le cavo gli occhi! -
- Credo che sarebbe un po' doloroso, visto che è nel tuo corpo. -
- Accidenti, è vero! Ma non può permettersi di farti del male! -
Giles si appoggiò con la schiena alla parete del treno.
- È una dea. Credo che possa permettersi di fare quello che vuole, purtoppo. -