17. Fly High and Live

Giles appoggiò le braccia al tavolo della cucina e vi seppellì il viso. Si sentiva infelice e il dolore provocatogli dal pugno di Spike non aiutava a migliorare il suo umore. Erano quasi pronti a partire, mancava solo una cosa da fare e non riusciva a trovare il coraggio per iniziare. Cosa avrebbe dovuto fare delle cose di Eudial? Dei suoi vestiti, del suo portatile, degli oggettini comprati al mercatino e ancora chiusi nelle loro buste? Avrebbe dovuto gettare via tutto? No, non poteva.
La casa era immersa nel silenzio: Spike era uscito poco dopo la loro discussione e ancora non era tornato e le cicale avevano smesso di cantare quando il sole era tramontato.
Giles guardò la confezione di surgelati abbandonata sul tavolo di cucina, forse avrebbe dovuto mangiare qualcosa, ma in quel momento non ci sarebbe riuscito. Forse più tardi, al ritorno di Spike, avrebbe potuto cucinare qualcosa anche per il vampiro.
Uscì dalla cucina e salì le scale, fermandosi a lungo davanti alla camera di Eudial prima di trovare la forza di aprire la porta.
Prese le valigie della ragazza dall'armadio: per il momento avrebbe portato con sè le cose di Eudial, poi avrebbe deciso cosa farne in futuro, ma di sicuro doveva andare via di lì, allontanarsi da quella casa troppo vuota il prima possibile.
Aprendo uno dei borsoni, vide cadere a terra qualcosa: un oggetto che già conosceva, il quaderno dove Eudial scriveva i suoi pensieri, il suo diario.
Giles lo raccolse delicatamente: in quel piccolo quaderno c'era una parte di lei, dei suoi pensieri, delle sue emozioni. Lo mise da parte insieme al computer portatile, quelle erano le cose a cui Eudial teneva di più e quelle che lui avrebbe affrontato per ultime.
Iniziò a piegare i vestiti e a disporli ordinatamente in valigia, quando una musichetta insistente lo fece trasalire. Era il cellulare di Eudial che stava suonando? Chi poteva essere a chiamarla? A quell'ora di notte poi?
Trovò il telefono e guardò il numero sul display: non lo conosceva.
Doveva rispondere?
Dopo una breve esitazione premette il tasto per accettare la chiamata.
- Pronto? -
- Oh! Mi dispiace... forse ho sbagliato... -
Giles aveva già sentito la voce della ragazza che aveva telefonato, ma non riusciva a ricordare chi fosse.
- No, aspetta, cercavi Eudial? -
- Ah, ma lei è il signor Giles! Sono Usagi Tsukino, si ricorda di me? -
- Certo. Senti devo dirti... -
Usagi lo interruppe.
- Signor Giles, devo parlare assolutamente con Eudial! Da quando siete partiti, qui le cose stanno andando sempre peggio! Le Outer Senshi non lo ammetteranno mai, ma io so che Eudial aveva ragione quando le aveva avvisate sul pericolo dei demoni. Se solo l'avessero ascoltata non sareste dovuti andare via. Abbiamo bisogno di Eudial, signor Giles, e di lei, della sua conoscenza! Le altre non sanno che ho chiamato, non approverebbero, ma credo che senza di voi non riusciremo a vincere, i mostri diventano ogni giorno più forti! La prego, mi lasci parlare con Eudial, sarà sicuramente arrabbiata con noi, la capisco se non ci vuole aiutare, ma devo almeno chiederle scusa...-
- Usagi... - Giles dovette fermarsi prima di riprendere a parlare, le parole di Usagi erano riuscite ad aprire la porta al dolore che stava cercando di raggiungere il suo animo da quando Eudial era morta e l'Osservatore si sentiva sul punto di scoppiare in lacrime. - Usagi... Non so come dirtelo, ancora non riesco a rendermente conto nemmeno io... Eudial è morta. Due notti fa. -
Usagi fissò il telefono, credendo di non aver capito bene, ma il tono della voce di Giles le fece capire di aver sentito benissimo.
Giles sentì che la senshi stava piangendo e le fu grato per quelle lacrime, come se fossero state un ultimo dono per Eudial.
Il dolore minacciò di soffocarlo e Giles rispose quasi meccanicamente alle domande della ragazza. Usagi gli chiese come si sentisse e se avrebbe potuto fare qualcosa per lui in qualche modo.
Ne fu commosso, ma in quel momento nessuno avrebbe potuto aiutarlo. Spense il cellulare e cercò di riconquistare quel distacco che gli aveva permesso di allontanare da sè il dolore fino a quel momento, ma ormai era troppo tardi, quel fragile muro di ghiaccio si era spezzato definitivamente e lui si sentiva straziare il cuore. Affondò il viso nel cuscino di Eudial cercando di resistere alle lacrime, ma un singhiozzo scosse il suo corpo, la sofferenza era troppo travolgente per poterla rinchiudere di nuovo dentro di sè, e Giles si arrese a quel pianto che fino ad allora aveva tentato di respingere con tutte le sue forze.

Spike tornò a casa esausto: aveva corso tutta la notte per i boschi dell'Argentario in cerca di vampiri da combattere, sentiva il bisogno di sfogare tutta la rabbia e il dolore muovendosi, ma non ne aveva trovati. Si era nutrito del sangue degli animali selvatici e aveva cercato di nuovo la grotta dei Lug, ma senza successo. Se solo li avesse ritrovati gliela avrebbe fatta pagare per aver lasciato che Eudial morisse.
Spinse la porta di casa, augurandosi che l'Osservatore non avesse fatto qualche pazzia in sua assenza. Il suo comportamento di prima non era certo stato equilibrato, ma Spike poteva capire come si sentiva, anche lui aveva l'impressione di stare per impazzire. Quello che lo preoccupava di più era il gelo che aveva letto negli occhi di Giles, quella strana assenza di emozioni che dava l'impressione che avesse perduto l'anima quando Eudial era svanita.
Spike si sentiva in colpa per averlo colpito, ma sentendolo parlare in quel modo assurdo non aveva potuto farne a meno, il suo corpo si era mosso da solo.
Sospirò. Avere un anima era scomodo e faceva male e nuovamente si chiese perché Eudial avesse voluto restituirgliela.
Si sentì sollevato nel vedere Giles seduto in fondo alle scale. Perlomeno non si era ammazzato mentre lui era via, era già qualcosa considerando le condizioni in cui lo aveva lasciato.
Notò che qualcosa era cambiato in Giles: il gelo che lo aveva avvolto sembrava essere sparito lasciandolo ferito e vulnerabile. Spike vide che aveva gli occhi arrossati come se avesse pianto a lungo e il suo sguardo lasciava trasparire il dolore.
Almeno si era sbloccato, pensò il vampiro, e quella freddezza che lo aveva terrorizzato non c'era più. Soffrire li avrebbe aiutati entrambi a guarire, ogni ferita prima o poi si sana col tempo, ma reprimere il dolore, rifiutare di accettarlo, era rischioso, si rischiava di morire dentro, di perdere l'anima.
Sedette sui gradini accanto all'Osservatore.
- Fa molto male? - Chiese accennando al livido sul viso di Giles. - Non volevo colpirti tanto forte... -
- Abbastanza. Ma non scusarti, me lo sono meritato. Hai fatto bene, stavo comportandomi come un folle. Anzi, se dovesse succedere di nuovo non esitare a rifarlo. -
- Quando vuoi, Osservatore. Ho sempre sognato di prenderti a pugni, ricordi?-
Giles sorrise leggermente alle parole del vampiro.
- Ho deciso di tornare a Tokyo. Birurugatesu sta diventando sempre più potente. Credo che sia arrivato il momento di mettere alla prova il potere di Xinuxunil. -
- Ha detto che ti avrebbe concesso la sua forza. Ti senti diverso? Hai poteri nuovi? -
Giles riflettè per qualche istante.
- A dire il vero, no. -
- In effetti ti ho steso piuttosto facilmente... -
Rimasero in silenzio per qualche minuto.
- Senti un po', Osservatore, non è che è tutta una fregatura? -
- Non può esserlo, Spike. Non deve esserlo. Altrimenti la morte di Eudial sarebbe stata inutile. Xinuxunil ci farà sconfiggere Birurugatesu, ne sono certo. Devo esserne certo! Se lei... se lei fosse morta inutilmente... credo che impazzirei. E poi Xinuxunil ha esaudito il desiderio di Eudial, ti ha restituito l'anima. -
Spike colpì il muro con un pugno, mentre lacrime di disperazione gli salirono agli occhi.
- Perchè non ha voluto esaudire il mio desiderio? Volevo soltanto che lei tornasse. Non desideravo nientaltro. Mi sarei tenuto quel chip a vita senza lamentarmi se fosse bastato a riaverla. Perchè ha accolto i vostri desideri, ma non il mio? Tu lo sai il motivo, Rupert? -
Giles scosse la testa tristemente.
- Mi dispiace, Spike. -

Giles guardò fuori dal finestrino le luci di Roma che si allontanavano. Quella era un'altra cosa che avrebbe voluto fare con Eudial prima di ripartire: visitare insieme le meraviglie di quella città antica ed esplorarne i misteri. Lui era già stato a Roma in passato, ma era certo che alla ragazza sarebbe piaciuta.
Spike era seduto nel posto accanto al suo e dormiva seminascosto da una coperta, i capelli biondi leggermente in disordine e il viso rilassato nel sonno.
Giles era contento che il vampiro avesse deciso di tornare in Giappone con lui: non erano mai stati davvero amici, ma entrambi avevano amato Eudial e Giles sentiva che la compagnia di Spike lo aiutava ad andare avanti e ad alleviare un po' il dolore che minacciava di distruggerlo.
Si appoggiò allo schienale del sedile e chiuse gli occhi cercando di riposare. Il viaggio sarebbe stato lungo e avrebbe avuto fin troppo tempo per pensare e tormentarsi con i ricordi, ogni ora passata dormendo sarebbe stata un'ora di sofferenza in meno.
Aveva l'impressione di aver appena chiuso gli occhi quando Spike lo svegliò scuotendolo.
- Che succede? -
Il vampiro sembrava preoccupato.
- Siamo quasi arrivati, ma c'è qualcosa che non va, guarda! -
Indicò il finestrino e Giles scorse una massa nera e nebulosa che si stava formando intorno all'ala dell'aereo. Alcuni passeggeri avevano notato lo strano fenomeno e facevano domande nervose alle hostess, la voce del pilota dagli altoparlanti avvisò di allacciare le cinture di sicurezza.
- Rupert, cos'è quella roba? Non è normale. -
- Incredibile. Avevo sentito parlare di casi del genere, ma non credevo che potessero avvenire su un aereo in volo... -
- Sai di cosa si tratta?! -
- Sembrerebbe essere una manifestazione di fluido ectoplasmatico... - Si interruppe vedendo che Spike appariva confuso. - In pratica, spettri. Si stanno manifestando fisicamente e si stanno ammassando sulle ali dell'aereo. Deve esserci qualcosa che li attira... -
- Stai giu! -
Spike lo interruppe spingendolo in avanti e costringendolo ad abbassarsi, mentre uno spettro passava attraverso le pareti dell'aereo proprio sopra la loro testa.
I passeggeri gridarono terrorizzati nel vedere quegli esseri mostruosi che avevano invaso l'aereo, attaccandoli.
Giles e Spike sganciarono le cinture di sicurezza e raggiunsero il corridoio, cercando di non farsi notare dagli spettri.
- Spike, dobbiamo a tutti i costi proteggere la cabina di pilotaggio oppure l'aereo si schianterà! -
Il vampiro cercò di colpire un fantasma di passaggio, ma gli passò attraverso senza causare alcun danno.
- Hai qualche idea, Osservatore? Sembrano leggermente incorporei... -
Giles recitò un incantesimo di protezione e i fantasmi sembrarono ignorarli, attaccando gli altri passeggeri e prosciugandoli dalle energie.
- Non funzionerà a lungo, ma per il momento non possono vederci. Vieni. -
Raggiunsero in fretta la cabina di pilotaggio e Giles ordinò a Spike di disegnare un pentacolo in terra mentre lui avrebbe posto l'incantesimo di protezione anche sui piloti.
- Dobbiamo proteggere questo posto a tutti i costi. -
- E gli altri passeggeri? -
- Per il momento possono aspettare. Prima che i fantasmi li uccidano divorando la loro forza vitale ci vorrà del tempo, ma se i piloti dovessero perdere conoscenza, saremmo tutti perduti. -
Spike guardò nervosamente verso il corridoio.
- Rupert! Stanno venendo da questa parte! -
- L'incantesimo sta esaurendo il suo effetto, dobbiamo fare in fretta. C'è un rituale che può allontanarli dall'aereo, ma devo avere la massima concentrazione. Dovrai tenerli a bada mentre lo completo. Pensi di farcela? -
- Ma come posso fermarli? Sono incorporei! -
Giles strappò la benda dal dito che si era ferito con il vaso rotto e riaprì la ferita, facendo scorrere il sangue. Spike lo fissò, allibito.
- Ma che diavolo fai, Rupert?! -
- Avvicinati, presto! -
L'Osservatore si bagnò un dito nel suo stesso sangue e lo usò per tracciare dei simboli sulla fronte e sulle mani del vampiro, mentre pronunciava alcune parole in latino.
- Ora puoi colpirli. Non preoccuparti dei passeggeri o di quello che succede nelle altre parti dell'aereo, tieni lontani quegli spettri da qui. -
Giles sedette in terra all'interno del pentacolo e chiuse gli occhi, iniziando il rituale.

Spike corse incontro agli spettri e colpì il primo con un pugno. Il fantasma si ritrasse con un ululato agghiacciante che attirò l'attenzione di tutti gli altri spettri su Spike.
Iniziarono a muoversi in massa verso di lui e il vampiro sperò che il rituale di Giles fosse uno di quelli brevi. Si preparò a combattere.

Giles pronunciò le parole rituali, facendo attenzione a non commettere il minimo errore, le vite di tutte quelle persone erano nelle loro mani e non potevano permettersi di sbagliare. Era solo vagamente consapevole di quello che stava succedendo sull'aereo, ma non aveva importanza, doveva concentrarsi sull'incantesimo che avrebbe scacciato quei fantasmi.
Vide la sfera di luce pulsante davanti a lui e pronunciò le ultime parole del rituale, quelle che l'avrebbero liberata.
Come ebbe pronunciato l'ultima sillaba, tornò in sè, appena in tempo per vedere la luce che si espandeva in ogni minimo spazio dell'aereo.
Quando svanì, gli spettri non c'erano più.
Giles si sentiva stanco, quell'incantesimo era molto potente e richiedeva molte energie, ma per riposarsi avrebbe dovuto aspettare. Prima doveva accertarsi che stessero tutti bene.
Aprì la porta della cabina: i piloti erano un po' scossi, ma non erano feriti ed erano coscienti. Appena possibile, l'aereo sarebbe atterrato a Tokyo.
Giles si affrettò a cercare Spike e a controllare le condizioni dei passeggeri. Questi ultimi erano solo svenuti, ma il vampiro era ridotto piuttosto male: era a terra, privo di sensi e pieno di ferite, doveva aver subito colpi molto violenti e la sua pelle era piena di scottature.
L'Osservatore lo scosse per svegliarlo e Spike aprì a fatica gli occhi.
- Ci sei riuscito... Quella luce... li ha dissolti... Ardeva come il sole... -
- Ha ferito anche te. Accidenti, ero sicuro che l'incantesimo ti avrebbe protetto dagli effetti del rituale! Mi dispiace Spike, è molto doloroso? Che domanda sciocca, certo che è doloroso! -
- Rupert... hai fatto la cosa giusta... -
Giles guardò il vampiro, preoccupato: era troppo debole e la luce lo aveva colpito profondamente, senza contare gli attacchi degli spettri, rischiava di non sopravvivere se non avesse recuperato un po' di forze in fretta.
Notò un sedile dell'aereo che era stato divelto nella lotta e una parte in plastica si era spezzata, formando uno spuntone acuminato. Chiuse gli occhi e lo colpì con forza con il polso, provocandosi un taglio profondo, poi premette la ferita sulle labbra di Spike.