3. Dreaming Jenny

Giles vagò più volte per il cimitero, apparentemente senza meta, in cerca di qualunque cosa strana che potesse spiegare quello che era successo ad Eudial.
Passò davanti alla cripta dove avevano dormito la notte precedente e stava per accendere la torcia per guardarla meglio, quando una luce puntata verso i suoi occhi lo abbagliò, facendolo arretrare.
- Fermo lì teppistello oppure ti sparo! - Gridò una voce di vecchio. - Finalmente ho scoperto chi è che scrive sulle tombe di notte! -
Giles si schermò gli occhi con una mano cercando di capire chi avesse parlato.
Un uomo anziano, magro come uno scheletro, ma dal comportamento energico si avvicinò all'Os­servatore, afferrandolo per un braccio con forza e puntandogli nuovamente la torcia in faccia.
- Oh, ma lei non è uno di quei ragazzini! - Disse deluso. - Accidenti, speravo di potergli dare una le­zione, una buona volta! Ma lei cosa ci fa in giro per il cimitero di notte alla sua età? Non farà mica parte di qualche setta?! -
- No, no glielo assicuro, - disse Giles in fretta ? volevo solo vedere com'era il cimitero con la luna piena. -
Il vecchio lo guardò con un misto di sospetto e disprezzo, poi mollò il braccio di Giles.
- Ah, un turista. - Disse freddamente. - Non lo sa che è vietato entrare qui dentro di notte?! Potrei chiamare la polizia e farla arrestare! Non capisco che ci troviate a venire qui non appena va giù il so­le. Come se prima o poi non toccasse a tutti finire sottoterra. Ma no, voi volete venirci prima! Quegli stupidi ragazzini vengono qui quasi tutte le notti, sa? E lasciano uno schifo tutte le mattine: cartacce, cicche di sigarette, scritte sulle tombe e ogni altro genere di schifezze. Poi ci sono i satanisti che la­sciano animali sacrificati sulle lapidi. Ma che senso ha fare sacrifici sulla tomba di un impiegato che non ha mai fatto niente di male in vita sua? E poi come si fa a uccidere un gatto in quel modo solo perché è nero? Lei potrebbe fare una cosa del genere? -
L'Osservatore gli assicurò che non avrebbe mai potuto.
Il vecchio gli sorrise, rabbonito.
- Ah, allora gli animali le piacciono! Venga con me, le faccio vedere una cosa. -
Senza dargli il tempo di protestare lo trascinò verso una vecchia casa vicina all'ingresso del cimitero.
- Questa è la casa del guardiano, che sarei io. Entri pure, le offro qualcosa. -
L'uomo aprì la porta e invitò Giles in casa, dimenticando completamente che aveva minacciato di farlo arrestare solo pochi minuti prima.
L'Osservatore seguì il guardiano con qualche esitazione, ma in fondo l'uomo non sembrava pericolo­so, solo un po' svitato e forse avrebbe potuto dargli qualche informazione utile.
Entrarono in un salotto dai mobili logori, ma accoglienti e Giles sedette su un divanetto imbottito. Un gattino nero spuntò incuriosito da sotto una poltrona e si strusciò sulle sue gambe.
- Gli piace. - Disse il vecchio con un sorriso. - L'ho capito subito che non era un teppista. -
Giles carezzò il gatto e lasciò che il felino gli salisse sulle ginocchia.
- È molto bello. -
Il guardiano sfiorò la testa del gatto e porse un bicchiere a Giles.
- È uno dei più affettuosi. -
- Ne ha anche altri? -
- Si, una cinquantina. Tutti neri. -
- Cinquanta? -
Il vecchio rise.
- Fanno tutti la sua faccia quando scoprono quanti gatti ho. La casa è grande e ha un cortile interno ampio e sicuro, io vivo da solo e sono felice di spendere il mio stipendio per curare i miei gatti. Se avesse visto cosa possono fare quei pazzi a un gattino solo perché ha avuto la sfortuna di nascere nero, capirebbe perché cerco di tenerli tutti qui al sicuro... -
L'Osservatore annuì e pensò che quel vecchietto sarebbe piaciuto a Eudial.
- Ma ancora non mi ha detto perché le è venuta voglia di fare una passeggiata notturna nel cimitero. -
- Ho sentito dire che ci sono molte storie di fantasmi sui cimiteri italiani, volevo vedere se era vero. -
Il guardiano scoppiò di nuovo a ridere.
- Ah, lei è uno di quegli ingenui che sperano di vedere un fantasma. Ne ho incontrati a decine da quando faccio questo lavoro. Di solito basta fargli ?bu? e scappano a gambe levate. Lei è piuttosto coraggioso invece, non è fuggito né svenuto quando le ho puntato la torcia in faccia! -
Giles sorrise leggermente.
- Lei conosce qualche storia di fantasmi su questo cimitero? -
- Qualcuna? Ne conosco a decine. La gente adora quella del cadavere senza testa o degli scheletri che nella notte di Halloween ballano al suono delle ossa. O la triste storia della piccola Lili. -
- E sono tutte vere? -
- Gli sciocchi ci credono e a volte do una piccola mano alla loro fantasia... -
- In che senso? -
Il guardiano gli sorrise con complicità.
- A volte basta un vecchio vestito imbottito di paglia a dare l'impressione di un cadavere senza testa, o due bastoncini sbattuti insieme a rendere l'idea del suono delle ossa. Capisce cosa intendo? -
- Si diverte a spaventare la gente? -
- È divertente si, ma lo faccio anche per il loro bene. Qui la notte viene spesso un sacco di gentaglia, meglio che agli sciocchi indifesi passi la voglia di girare in posti dove possano fare brutti incontri. -
- Quindi le storie le inventa? -
- Di solito hanno un fondo di verità. Più che altro sono storie tristi, come quelle di chiunque sia se­polto qui. Il cadavere senza testa era un ragazzo morto decapitato in un incidente stradale a pochi giorni dalle nozze, quella degli scheletri ballerini è nata quando ci fu un incendio in una discoteca e morirono parecchie persone, e così via. Lei era davanti alla tomba della piccola Lili. Brutta storia quella... -
Giles non era sicuro di voler sapere altro, visto che a quanto pareva quello che era successo a Eudial non dipendeva da fantasmi o demoni, ma il vecchio continuò a raccontare.
- Quella cripta è la tomba di famiglia di gente molto ricca. Hanno case e ville un po' in tutta la regio­ne. I genitori di Lili vivevano in quella casa che è poco distante dal cimitero, quella che ora è semi abbandonata, forse l'avrà vista anche lei. La madre della bambina morì giovane e la piccola rimase a vivere col padre in quella casa enorme. Nessuno sa cosa succedesse esattamente lì dentro, ma si dice che lui la picchiasse, forse dopo aver bevuto. Spesso la gente sentiva le grida e il pianto della piccola, ma nessuno aveva abbastanza coraggio per affrontare apertamente un uomo tanto potente. Poi un giorno si sentirono grida più forti del solito e qualcuno si decise a chiamare la polizia. Quando arriva­rono la bambina era sparita e nella casa era rimasto solo il vestitino insanguinato. Vedendo arrivare gli agenti, il padre si gettò dalla finestra morendo sul colpo. Il corpo della piccola Lili non fu mai tro­vato, ma da allora ogni tanto qualcuno dice di aver sentito il pianto di una bambina provenire dalla terra intorno alla casa. -
- Che storia orribile... -
- E purtroppo è vera, può controllare sui giornali dell'epoca. Se ne parlò parecchio. Ma sa qual è la cosa più triste? Inizialmente il padre di Lili era una persona normale, esattamente come tutte le altre. Fu la morte della moglie a spezzarlo e a far si che la cattiveria attecchisse in lui. È bene ricordarsi che in ognuno di noi c'è il potenziale seme della follia e del male. -
Giles annuì con un brivido. Lui e Eudial lo sapevano benissimo, avevano camminato vicino al limite e per fortuna erano riusciti ad allontanarsene in tempo. Ma il confine tra bene e male era molto sottile e più facile da attraversare di quanto si potesse pensare, purtroppo.
Salutò il guardiano del cimitero e ritornò all'albergo. Non si sentiva benissimo, il liquore che gli ave­va offerto il vecchietto doveva essere più forte di quello che pensava e forse ne aveva bevuto troppo senza accorgersene. Inoltre la storia che gli aveva raccontato il guardiano lo aveva turbato e rattri­stato e poi si sentiva stanco e debole e iniziava a fargli male la testa.
Arrivato in albergo, controllò che Eudial stesse bene. La ragazza dormiva tranquilla e Spike le era rimasto accanto, finendo per addormentarsi anche lui.
Giles tolse le scarpe e si gettò sul letto, troppo esausto per spogliarsi. Improvvisamente si sentì terri­bilmente solo e si addormentò abbracciando un cuscino.
Quella notte, dopo tanto tempo, sognò di nuovo Jenny Calendar.

Eudial si svegliò serena dopo la paura del giorno precedente. Non riusciva ancora a capire cosa le fosse successo, ma ora il terrore strisciante che la aveva invasa le sembrava lontano.
Annusò il crisantemo che aveva trovato sul cuscino e sorrise, solo Spike poteva regalare fiori strappati da una tomba.
Bussò leggermente alla porta di Giles e abbassò la maniglia entrando nella stanza in silenzio; l'Os­servatore dormiva ancora e lei lo svegliò con un bacio sulla guancia.
Giles aprì gli occhi a fatica e salutò la ragazza con un sorriso forzato.
- Stai bene Giles? - Gli chiese Eudial, notando il pallore e le ombre scure sotto gli occhi dell'Os­servatore. - Stamattina sembri uno straccio. -
Giles le raccontò del suo incontro col guardiano del cimitero, ma sorvolò sui dettagli delle storie che gli aveva raccontato.
- Mi ha offerto una specie di liquore fatto in casa. Ripensandoci ora, probabilmente sarebbe stato più saggio non accettare. - Si lamentò massaggiandosi le tempie. - In ogni caso è un vecchietto simpatico anche se non mi ha dato informazioni utili. Come stai oggi? -
- Sto benissimo. Non mi sembra nemmeno possibile che ieri mi sia lasciata prendere dal panico in quel modo. Credo che adesso andrò a fare colazione, sto morendo di fame. Vieni con me? -
- Credo che ti raggiungerò più tardi se non ti dispiace. -
- Ok, prenditi tutto il tempo che ti serve, mi trovi in biblioteca più tardi. -
Eudial uscì e Giles sorrise nel vedere che era tranquilla.
Si alzò dal letto a fatica e si diresse in bagno. La testa gli pulsava dolorosamente e si sentiva un po' confuso, forse una doccia fresca gli avrebbe fatto bene.
Si infilò sotto il getto d'acqua e lasciò che gli scorresse sul viso. Improvvisamente gli tornò in mente il sogno di quella notte, quel sogno che aveva già fatto migliaia di volte e che ogni volta lo faceva svegliare con le ciglia umide di lacrime. Jenny. Il viso di Jenny Calendar.
La sua morte lo aveva ferito profondamente, ma aveva dovuto andare avanti per Buffy. La Cacciatri­ce aveva bisogno di lui e Giles doveva essere forte. Col passare del tempo il dolore si era attenuato, ma non la aveva dimenticata. Poi la morte di Buffy aveva cancellato tutto.
Invece quella notte dopo tanto tempo era stato il viso di Jenny quello che aveva visto in sogno... Jenny che gli sorrideva, Jenny che lo baciava, Jenny fredda e immobile, morta nel suo letto.
Il dolore che credeva di aver superato da tempo esplose nuovamente nel suo cuore e si trovò a piangere senza nemmeno rendersene conto, le lacrime sul suo viso che si mescolavano con l'acqua della doccia.

Eudial sfogliò uno dei volumi che stavano leggendo il giorno prima e, non potendo tradurre il testo in latino, esaminò attentamente le illustrazioni.
Improvvisamente una mano la afferrò da dietro facendola gridare di paura. Si girò e si trovò a fissare il volto di Spike.
- Ma che ci fai qui? Non eri tornato alla tua cripta? Ti sei dimenticato che è giorno? -
Spike sorrise.
- Vieni. Ti faccio vedere una cosa. -
La portò in una delle sale più vecchie e meno frequentate della biblioteca e spinse uno degli scaffali di lato, rivelando un'apertura.
Eudial si affacciò sul tunnel.
- È collegato col cimitero? -
- E non solo. C'è una rete di cunicoli del genere sotto tutta la città. Vuoi esplorarli? -
- Si, ma prima aspettiamo che arrivi Giles. Si preoccuperebbe se non mi trovasse. -
Spike sbuffò.
- Sei noiosa, ti comporti come una bambina di cinque anni. -
Eudial si avvicinò al vampiro e gli morse leggermente il collo, poi lo guardò maliziosa.
- Scommettiamo che ti dimostro il contrario? -