16. Vampire and Slayer

-Cosa?! - Giles si sfilò gli occhiali con un gesto esasperato. - Hai lasciato che un vampiro ti mordesse? -
Eudial annuì, tranquilla, continuando a disporre nell'armadio i vestiti che aveva acquistato al centro commerciale.
- Ma non ti è bastato rischiare di morire la prima volta? Sei impazzita del tutto?! -
- Ti sembro morta? -
- Eudial! -
- Sai una cosa, Giles? Ho bevuto il suo sangue. -
- Stai scherzando vero? -
- Dovevo farlo. Dovevo sapere se il morso di Mikorsot mi aveva resa simile a lui. -
Giles la guardò preoccupato, come temendo la risposta.
- E? -
- Mi è piaciuto, questo devo ammetterlo. È una sensazione che non avevo mai provato prima e che mi ha dato una forte emozione... - Arrossì leggermente e sorrise all'Osservatore. - ...ma non sono un vampiro. È stato bello. Ma non è necessario. Ora lo so. -
- Ne sei certa? -
Eudial si sentì in colpa nel vedere l'espressione dell'Osservatore: era angosciato all'idea che lei potesse diventare un vampiro, un nemico da eliminare.
D'impulso corse verso di lui e lo abbracciò.
- Mi dispiace, ti faccio sempre preoccupare! Ma non sono un vampiro, te lo assicuro. È come mi avevi detto: quello che mi ha fatto Mikorsot mi ha cambiata, ma sono sempre io. E non voglio farti soffrire ancora. Bere il sangue non conta nulla. Dovevo farlo per esserne certa. -
- Era questo che ti tormentava da quel giorno, vero? -
Eudial annuì.
- La prima volta che ho bevuto il sangue di Mikorsot ero svenuta, non lo ricordo, ma quando lo abbiamo affrontato l'ultima volta, ero come incantata. Mi attraeva irresistibilmente e quella sensazione mi ha angosciata da allora. Continuavo a chiedermi se sarebbe stato così col sangue di chiunque, avevo paura che prima o poi avrei fatto male a qualcuno...-
- E hai provato sul primo vampiro che hai incontrato. Poteva essere pericoloso. Cosa avresti fatto se fosse stato come temevi? -
- Avresti dovuto uccidermi. Ma se fosse stato così prima o poi sarebbe successo in ogni caso. Non potevo restare col dubbio. -
- Invece col vampiro di ieri è stato diverso. - Continuò Eudial ? Era eccitante, ma non ha minacciato di annullare la mia volontà come è successo con Mikorsot. Forse con lui avevo un legame più forte perché era stato lui a cambiarmi. Ti ricordi? Riuscivo a percepire la sua presenza. Coi vampiri normali non ci riesco. -
Giles la tenne stretta, la sentiva tremare fra le sue braccia.
- Sono contento di non essere costretto a ucciderti. -
Eudial sorrise.
-Anche io. -

L?essere si agitò, facendo risuonare l?antro oscuro degli echi della sua rabbia. Il primo dei generali che aveva accuratamente scelto tra i suoi seguaci, il vampiro che aveva ammirato per la perfidia con cui perseguitava gli umani, era morto nel modo più stupido che si potesse immaginare.
Si era lasciato ingannare dalla sua stessa vittima.
Con un ringhio annientò il demone minore che gli aveva riferito la notizia e, per un breve istante go­dette del suo terrore e della sua morte.
Poi scrutò le ombre che lo avvolgevano e riconobbe la sagoma del suo secondo generale: il demone Offis.

Eudial depose il paletto e la croce sulla sabbia, accanto alla borsa con le armi e slacciò i bottoni del vestito, lasciandoselo scivolare addosso. Fece un passo verso il mare e saggiò la temperatura dell'acqua con un piede prima di tuffarsi. Ultimamente aveva preso l'abitudine di indossare il costume sotto gli abiti e di fermarsi nel piccolo tratto di spiaggia dietro casa dopo aver cacciato i vampiri. L'acqua fresca del mare la rilassava dopo una battaglia, la aiutava a distogliere la mente da mostri e vampiri.
A volte Giles la accompagnava e restava seduto su uno scoglio a guardarla nuotare. Quelle volte, dopo aver nuotato per un po', lei si avvolgeva in un asciugamano, si sedeva accanto all'Osservatore e parlavano a lungo osservando il cielo stellato e i riflessi della luna sulle onde.
Quella sera Giles non era venuto, doveva mostrare un antico trattato di demonologia a Sailor Pluto.
Eudial si rilassò stendendosi nell'acqua bassa e ascoltando il fruscio delle chiome degli alberi che si agitavano lentamente nella calda brezza notturna. Si sentiva bene: i muscoli del suo corpo erano leggermente indolenziti per la lotta di quella sera, ma Eudial sapeva di essere in grado di controllarli con precisione e potenza. E poi era serena. Dopo un periodo di forte stress, era riuscita a trovare un equilibrio, accettando i cambiamenti avvenuti in lei dopo il morso di Mikorsot. Il vampiro biondo che l'aveva aggredita nel vicolo l'aveva aiutata a rendersi conto che in lei erano presenti alcune caratteri­stiche dei vampiri, ma che fondamentalmente erano diversi come il giorno e la notte.
Arrossì leggermente ripensando alle sensazioni che aveva provato in quell'occasione.
Improvvisamente si rese conto di non essere più sola e con uno scatto si alzò in piedi nell'acqua bas­sa, voltandosi verso la riva. Scrutò le ombre che la circondavano, ma non vide nessuno. E poi c'era un silenzio assoluto, spezzato solo dal rumore delle onde. Troppo silenzio. Era innaturale.
Lentamente si mosse verso la riva, avvicinandosi al paletto e alla croce. Sentiva le gocce di acqua sa­lata che le si asciugavano addosso, facendola rabbrividire leggermente e il tempo sembrava essersi fermato.
Un fruscio alla sua sinistra la fece scattare verso la croce, ma il vampiro la precedette, spingendola via e facendola ricadere in acqua.
Eudial tossì tirando la testa fuori dall'acqua e si mise carponi cercando di rialzarsi prima che arrivasse il secondo colpo. Le pietre del fondo la fecero scivolare graffiandole le mani e le gambe. Alzò il viso e guardò verso la riva per cercare di individuare il nemico e sobbalzò per la sorpresa nel trovarsi a fissare il viso del vampiro biondo che l'aveva morsa qualche tempo prima.

Spike osservò la Cacciatrice affascinato: i capelli della ragazza, rossi come il sangue, le ricadevano sulla schiena in ciocche bagnate e il corpo agile e pronto al combattimento era costellato di goccioli­ne che brillavano alla luce della luna. Ma la cosa che lo attraeva di più erano gli occhi: di un rosso più scuro dei capelli, erano illuminati da una forza e da uno spirito combattivo che non gli capitava di vedere da molto tempo. Eudial si trovava in una posizione di svantaggio, ma Spike sapeva che era pronta a combattere e ben lungi dall'arrendersi.
Con una mano le afferrò i capelli, tirandola verso di sè e la colpì al viso col dorso dell'altra mano, gettandola sulla sabbia della riva.
Eudial rotolò sulla schiena e si rialzò fulmineamente, reagendo all'attacco: colpì Spike con un calcio al viso, costringendolo ad arretrare.
Il vampiro sentì il sapore del proprio sangue in bocca e vide che anche la Cacciatrice sanguinava da un taglio sul labbro inferiore.
Si avventò su di lei per attaccarla, ma si stupì lui stesso della sua mossa successiva: la afferrò per le braccia, ma invece di addentarla a morte, la attirò a sè posando le proprie labbra su quelle della ra­gazza.
La baciò con passione, assaporando il gusto del sangue di Eudial per la seconda volta e si rese conto che lei stava facendo lo stesso.
Spike si tirò indietro con uno scatto, allontanandola da sè.
Ma cosa stava facendo? Baciare una Cacciatrice? Doveva essere impazzito, si disse. Avrebbe dovuto ucciderla subito, ma qualcosa glielo aveva impedito. Quella ragazza lo confondeva: era pronta ad annientarlo, ma sembrava anche essere attratta da lui.
E aveva bevuto il suo sangue. Due volte.

Eudial approfittò dell'esitazione del vampiro per afferrare il paletto e la croce, tendendo quest'ultima verso Spike.
Il vampiro arretrò verso la vegetazione del pendio, poi si voltò e fuggì, scomparendo fra i cespugli. Eudial lo lasciò andare senza inseguirlo e si chinò a raccogliere il vestito da terra, indossandolo sulla pelle bagnata, poi si avviò verso casa senza fretta.